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Sbocchi professionali per laureati in Geografia

GeografiaGli sbocchi professionali per laureati in Geografia teoricamente sarebbero davvero numerosi. Quello che non si riesce a comprendere fino in fondo è il perché in Italia questi si riducano ai soliti:

  • Impieghi presso Enti pubblici e privati.
  • Incarichi presso editoria specializzata.
  • Impieghi nel Turismo.

Nel settore turistico… ancora? Possibile che nel nostro Paese anche ai laureati in Geografia venga proposta come alternativa professionale l’impiego a vario titolo nel Turismo oppure presso Enti pubblici e privati operanti nel settore culturale (musei, fondazioni e via discorrendo) quando ci sono lauree specifiche in tal senso che sfornano continuamente disoccupati?

Un’altra cosa che non si riesce a comprendere è il motivo per cui viene sempre passato nel dimenticatoio il fatto che la Laurea in Geografia sia o dovrebbe essere una laurea tecnica e non umanistica. I geografi sono coloro che hanno il compito di studiare, descrivere e rappresentare la Terra sia dal punto di vista della configurazione della sua superficie sia per quanto riguarda i fenomeni fisici, biologici e umani che la interessano. La Geografia si divide in:

  • Geografia Fisica.
  • Geografia Matematica.
  • Geografia Umana.
  • Geografia Politica.
  • Geografia Economica.
  • Geografia di genere.

Coloro i quali concludono positivamente il percorso di Laurea in Geografia o similare dovrebbero quindi poter scegliere di svolgere la professione di:

 

  • Idrografo.
  • Glaciologo.
  • Biogeografo.
  • Climatologo.
  • Pedologo.
  • Paleogeografo.
  • Geomorfologo.
  • Geografo dei litorali costieri.
  • Geografo ambientale.
  • Oceanografo.
  • Cartografo.
  • Geografo astronomico.
  • Geomatico.
  • Geodeta.
  • Geografo antropico.
  • Geografo politico.
  • Geografo economico.
  • Geografo di genere.

In Italia i laureati in Geografia non riescono neanche a insegnare.

La classe di concorso definita dal Miur per l’insegnamento della Geografia è la 39/A che dà però il diritto o meglio la possibile eventualità a insegnare negli Istituti Tecnici Commerciali, in quelli per la formazione dei Periti aziendali, negli Istituti Tecnici Nautici, in quelli per il Turismo e negli Istituti Professionali. In tutte le altre tipologie di istituto scolastico, comprese la scuola media e quella primaria, la Geografia viene accorpata all’insegnamento della Lingua e Letteratura italiana e alla Storia. Addirittura dopo l’abilitazione conseguita con i TFA del 2013 molti laureati in Geografia che insegnavano come supplenti non abilitati si sono ritrovati senza lavoro mentre altri hanno subito una ricollocazione come insegnanti di sostegno o di italiano e storia, come si legge nel contributo di Silvi Fuschiotto sul sito dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia.

Spirito di adattamento sembra essere la linea guida suggerita dal Governo Italiano. Sul portale governativo di supporto alla ricerca di un impiego cliclavoro.gov si trovano anche delle offerte per l’estero, nella fattispecie la Germania, per laureati in Scienze, Geografia e Architettura. Viene specificato inoltre che «la forza lavoro è disponibile nei seguenti settori: organizzazione di eventi, servizi di pulizie, medicina omeopatica, docenza di lingue e letteratura». Ora, fermo restando che tutte le tipologie di lavoro sono dignitose e altrettanto dicasi per i corsi di laurea, vogliamo almeno sottolineare che quanto si legge è ambiguo o quantomeno un po’ confusionario.

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C’è poi chi cerca in completa autonomia di adattare le proprie passioni e le proprie conoscenze a quelle che potrebbero essere le richieste e le necessità della società attuale, nella speranza di riuscire a svolgere delle mansioni gratificanti non tanto e non solo dal punto di vista economico quanto da quello spirituale, ovvero veder realizzato il sogno di ogni studente: la concretizzazione, la materializzazione nella realtà in cui si vive delle conoscenze acquisite sui libri, nelle aule, durante le lezioni… Nella testimonianza raccolta da Monica di Maio per UrbanoCreativoNews, Andrea d’Anna, geografo, laureato in Scienze e Culture dell’Ambiente e del Paesaggio con un Master in Progettazione del Paesaggio, racconta il suo sogno di fare “il giardiniere del mondo” «nonostante la diffidenza verso la professione (di geografo, ndr.), le sfide che attendono gli esseri umani sono complicate ed è necessario ripensare il proprio posto nel pianeta, il proprio modo di vivere. Io ho studiato per migliorarmi e allargare le mie vedute, il mio sapere e ora voglio continuare a studiare l’ambiente per abbracciare nuovi modi di vivere e progettare il futuro».

Altri invece devono piegarsi a una differente tipologia di adattamento che li porta in luoghi lontani, generando quella che tanto coreograficamente viene definita “La fuga dei cervelli all’estero”. Geograficamente ha pubblicato per intero la lettera di Laura Edgarda Lombardi: laureata in Geografia e Processi territoriali, inoccupata per evidenti carenze di possibilità ha partecipato al Programma Comunitario Leonardo da Vinci che le ha offerto la possibilità almeno di un tirocinio che lei ha svolto a Rethymno, nell’isola di Creta. Non è stata un’esperienza di lunga durata e non si è trattato neanche di un vero e proprio lavoro ma Laura si mostra entusiasta dell’esperienza vissuta anche perché «è veramente stimolante essere riconosciuti come geografi!». Su «Il Fatto Quotidiano» invece lo scorso settembre Chiara Carbone ha raccontato la storia di Giacomo Giorli il quale dopo una Laurea in Scienze Naturali si è trasferito a Honolulu per un Dottorato di Ricerca in Oceanografia. «Avevo delle possibilità di dottorato anche in Italia, ma senza essere stipendiato non me lo potevo permettere. Qui è diverso. In tutti gli Stati Uniti non si fa un dottorato senza un’adeguata copertura economica. Nelle Università di questo Paese sei assunto dal dipartimento in cui ti trovi e fai parte dello staff accademico». Un approccio al mondo del lavoro ma soprattutto a quello della ricerca, al primo strettamente interconnesso, diametralmente opposto a quello italiano. «Negli Stati Uniti credono molto nel lavoro svolto, vige la politica “quello che facciamo, poi ce lo ritroviamo”. E per farlo si investe molto sui giovani, anche stranieri. Io a 32 anni sono considerato praticamente vecchio».

“Investire sui giovani” e “Fermare la fuga di cervelli all’estero” sono slogan che sentiamo ormai ripetutamente non solo in campagna elettorale. Il punto è che con le sole parole, senza che queste si traducano in fatti concreti, in leggi, in decreti, la situazione non cambia. Non cambia. Inoltre con i provvedimenti recenti, come quello relativo all’insegnamento, addirittura peggiora. È vero che i laureati in Geografia devono abituarsi a tenere le spalle belle larghe, in nome di Atlante che regge da solo sulle sue il peso del Mondo, ma è vero anche che se questo mondo diventa sempre più pesante per l’ingordigia di pochi i tanti poi non ce la fanno più e lasciano la presa.

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