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Sarà così difficile per un uomo legarsi a una donna? “Diario del seduttore” di Søren Kierkegaard

Sarà così difficile per un uomo legarsi a una donna? “Diario del seduttore” di Søren KierkegaardChe il Diario del seduttore di Kierkegaard (1813-1855) rappresenti un breviario di regole per avvinghiare i cuori di fanciulle innocenti? Se nel 2019 esistono ancora uomini incuriositi dall’estetismo e affascinati dalla poeticità del reale più che dalla realtà stessa, la risposta è sì; ma per lettori più ortodossi, intenti al semplice godimento di un buon libro, l’opera potrebbe sortire effetti diversi: dalla noia al compiacimento per alcune situazioni ironiche, fino al coinvolgimento totale nella vicenda amorosa tra i fittizi Johannes e Cordelia.

Il romanzo, a metà tra l’epistolare e il monologo interiore, fa parte di un più ampio volume, Enten-Eller, che Kierkegaard compose tra il 1841 e il 1842 subito dopo la brusca interruzione della sua storia d’amore con Regine. L’opera, infatti, si presenta come rielaborazione dell’abbandono dell’amata, come viatico necessario alla sua investitura religiosa che seguì di lì a poco. Enten-Eller trova la sua principale traduzione italiana nella forma latina Aut-aut: o… o…; tuttavia, i vari episodi narrati nel volume, che si declinano nei momenti estetico, etico e religioso, non rappresentano tronconi di opposizioni nette, né tantomeno si presentano come stadi di un’evoluzione continua; anzi, si configurano come singole realizzazioni di varie possibilità di vita non inserite all’interno di un iter continuativo. Nell’apparente percorso di redenzione, infatti, che conduce l’uomo dal godimento del piacere immediato verso la piena unione con Dio, si susseguono insondabili abissi che determinano da una parte la finitezza del momento di vita scelto dall’uomo, che lo indirizza verso conseguenze e fini particolari, affatto affidati al caso; e determinano d’altro canto l’incomunicabilità tra gli stessi stadi, presso cui si giunge solo attraverso la disperazione, secondo la filosofia dell’autore. Infatti, la disperazione che consegue allo stadio di vita scelto – quell’abisso di prima, appunto – funge da catalizzatore di un nuovo stile di vita; e non a caso l’autore danese annota sul suo diario che il principale motivo che fa avvicinare un uomo alla religione, stadio di vita a contatto con l’Infinito, è proprio la disperazione.

 

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Diario del seduttore rappresenta il primo momento dell’esistenza umana: lo stadio estetico. L’opera si compone delle pagine di diario appartenenti al colto Johannes raccolte dall’editore Victor dopo averle trovate per caso nella scrivania di lui: come prologo della vicenda, infatti, Kierkegaard riporta i pensieri del curioso editore che testimoniano dello stupore inquietante della sua scoperta e insieme danno indicazioni sulla composizione della stessa raccolta diaristica. Afferma, infatti, che la vicenda sentimentale narrata farebbe riferimento a una storia d’amore realmente vissuta e stroncata dall’autore del diario e lo stesso nome di lei, Cordelia, corrisponderebbe a quello dell’amata reale, a differenza del cognome, Wahl, fittizio.

Sarà così difficile per un uomo legarsi a una donna? “Diario del seduttore” di Søren Kierkegaard

L’opera si concentra sul corteggiamento di Johannes, frequentatore abituale degli ambienti nobiliari danesi, nonché filologo ed erudito, affascinato dalla giovane Cordelia, e si compone dei suoi monologhi interiori in cui discute su tematiche principalmente erotiche e sentimentali: dalle modalità più convenienti per legarsi a lei in un fidanzamento alle strategie da adottare affinché lei si senta unita a lui in senso spirituale; dai giudizi sulle unioni sentimentali – ad esempio afferma «Tra tutte le cose ridicole, il fidanzamento è la più ridicola. Il matrimonio, perlomeno, ha un senso, anche se questo senso non mi piace.» – alle riflessioni sulle effusioni d’amore, che generano teorie come quella del bacio, secondo cui a ogni tipologia d’amore corrisponda un bacio particolare, «schioccanti, sibilanti, tambureggianti, scoppiettanti, risonanti, pieni, vuoti, fruscianti come tela di cotone, ecc. ecc.».

Man mano che il protagonista procede nel suo piano di conquista, il suo animo, votato all’inizio del flirt solo all’amata idealizzata, vira verso altri porti, verso altre donne, come Charlotte o una domestica o una ragazza affacciata alla finestra, che potrebbero donargli soltanto il piacere effimero dell’avventura erotica.

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Nonostante egli dimostri di conoscerla fino alla noia nei contatti con le persone del suo rango, il suo è un rifiuto iterato e persistente della realtà che si risolve nell’idealizzazione del reale, la quale regge sino all’abbandono a sé dell’oggetto del desiderio – in questo caso Cordelia. Infatti, mentre le fasi iniziali del corteggiamento vedono Johannes impegnarsi con forza nella conquista del cuore della donna, con numerosi vagheggiamenti sulla reazione di lei a questo suo proposito, si nota subito un abbassamento di tono non appena si conclude il fidanzamento con il beneplacito della zia della donna, evidente anche nella distonia tra i contenuti delle lettere che Johannes indirizza a Cordelia per alimentare la fiamma dell’Ideale, in cui si giura suo e votato a lei, e quelli dei monologhi immediatamente seguenti, nei quali Johannes recupera il raziocinio calcolatore del seduttore pronto a catturare altre giovinette prede. La conclusione vede una brusca interruzione del rapporto, avvenuta in seguito al prefigurato e bramato abbandono erotico della donna all’uomo una volta che questi è giunto a manipolarla tanto da far credere lei responsabile della rottura. In particolare, quest’ultimo processo sarebbe avvenuto, secondo le testimonianze diaristiche, grazie alle elucubrazioni del donnaiolo, il quale tratteggia la donna come “essere-per-altro”, entità che si rivela e si libera dai limiti grazie all’unione con l’uomo «e tuttavia il vincitore s’inchina dinanzi alla vinta, e tuttavia è del tutto naturale che sia così.». Dunque, Johannes ha prosciugato lo spirito di Cordelia con l’inganno, dimostrando, in questo modo, la validità della sua tesi misogina: la sottomissione della donna al piacere dell’esteta.

 

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L’opera è pura poesia, o meglio un filosofare poetico: il dato che sottende all’intero romanzo è il principio di piacere alimentato dalla sublimazione dei dati reali, trasposti nell’universo immaginativo del protagonista. La scarsità di elementi concepiti sul piano reale è evidente anche nella sintassi, ipotetica, e nell’impronta vaga che contraddistingue il lessico, i riferimenti cronologici e gli stessi referenti del testo. Sarà stato un intento mimetico e puramente letterario, quindi finto, quello di Kierkegaard, considerato il precursore dell’esistenzialismo, nonostante la religiosità che, a suo dire, permea la sua produzione letteraria e la sua vita cosciente, oppure il suo è davvero il risultato di fitti avvicendamenti di pensieri propri di una personalità malinconica e infelice come la sua? Un’opera filosofica pare contenere sempre elementi più vicini al reale rispetto ai prodotti più tipicamente letterari, ma la risposta a un simile quesito, se riferito a una personalità così interessante come quella di Kierkegaard, potrebbe provenire proprio dal suo Diario.


Per la prima foto, copyright: Quinten de Graaf su Unsplash.

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