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Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco SalvadorPuò una vicenda realmente accaduta nella Venezia del 1300 aiutarci a capire e superare alcuni preconcetti e pregiudizi riguardo omosessualità ed evoluzioni transgender? La storia di Rolandina Roncaglia, raccontata nel libro Processo a Rolandina. La storia vera di una transgender condannata al rogo nella Venezia del XIV secolo (edito da Fernandel), ha aiutato l’autore Marco Salvador a liberarsi di vecchie “incrostrazioni” perché conoscere le storie equivale a meglio comprendere le persone, qualunque sia il loro orientamento sessuale, e imparare a rispettarle come tali, per quello che semplicemente sono. Esseri umani.

Omosessualità, transgender, intersessualità sono termini che ancora oggi mettono paura, spaventano perché costantemente sovraccaricati di valenze negative che alla fine non hanno, al punto che quando vengono usati spesso sembra si stia parlando di “fenomeni” negativi e degenerativi e non semplicemente di persone, di sentimenti, di scelte d'amore e preferenze sessuali.

Ne abbiamo parlato con Marco Salvador nell'intervista che gentilmente ci ha concesso.

 

La vicenda narrata nel libro si basa su un fatto realmente accaduto nella Venezia del secolo decimo quarto. Quanto è stato difficile reperire tutto il materiale necessario? E quanto invece è stato interessante spulciare tra i documenti di un'epoca passata da tempo?

I documenti riguardanti Rolandina Roncaglia sono riemersi casualmente mentre cercavo informazioni per un romanzo che sto scrivendo. Della vicenda di Rolandina mi sono innamorato subito, era una storia che bisognava raccontare a tutti i costi.

Reperire i documenti, soprattutto per il Medioevo e il primo Rinascimento, è comunque una faccenda sempre complicata, che necessita di esperienza e anche di un po' di fortuna. Inoltre bisogna avere un'ottima conoscenza di un latino che non è quello classico, e della brachigrafia, cioè della scrittura abbreviata. Comunque la ricerca d'archivio è sempre una splendida avventura, nella quale si scopre che il passato, anche lontanissimo, non è altro che il presente in abiti e ambienti diversi. I sentimenti, le angosce, le ambizioni e i sogni sono sempre gli stessi.

 

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Il tema principale di Processo a Rolandina comprende l'amore omosessuale, la prostituzione e l'evoluzione transgender di un giovane. Una vicenda che all'epoca venne affrontata con il carico di pregiudizi e ipocrisie tipiche di una società chiusa e bigotta. Stupisce ritrovare tutto ciò anche nella società odierna e assistere alle vere e proprie “inquisizioni” anche mediatiche cui vengono sottoposte queste persone. Perché secondo lei ci siamo trascinati per secoli tali zavorre fatte di pregiudizi e ipocrisie?

La particolarità del caso di Rolandina Roncaglia, lo si vede bene dal testo della sentenza pubblicato in appendice al libro, mette in crisi dei giudici pur usi alla durezza in ogni senso. In copertina si usa il termine "transgender" per favorire una maggior comprensione da parte del lettore medio, ma in realtà sarebbe più esatto definire Rolandina con il termine "intersessuale". Gli stessi giudici sono costretti ad ammettere che, non fosse per gli organi genitali maschili, Rolandina sarebbe una donna a tutti gli effetti. Tutto ciò per dire che anche allora, come del resto oggi, la diversità, l'esistente non inquadrabile in uno schema fisso e semplificato, metteva paura.

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

La storia di Rolandina ci mostra come l'odio e il rancore vengano dirottati verso i deboli e gli indifesi, mentre si cerca con ogni mezzo di difendere e preservare i potenti anche se principali rei della situazione. Spiace dover constatare che purtroppo anche questo principio oggi è ancora valido. Studiando il passato ha avuto modo di formulare qualche ipotesi sui comportamenti umani dell'epoca e di confrontarli con quelli di oggi?

Una delle principali pulsioni di ogni essere vivente è la riproduzione. In senso biologico, di conservazione della specie. Nell'essere umano a questa pulsione si sono associate infrastrutture culturali, religiose, sociali ed economiche che a seconda delle epoche l'hanno incrudelita o mitigata. Restando pur sempre, oggi come ieri, una pulsione che prevede la possibilità di una lotta per trasmettere il proprio DNA. Ovviamente le prime vittime di questa lotta per la supremazia sono i più deboli.

 

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Restando ancora sull'attualità, con le linee ancora fresche e da rifinire della legge sui diritti delle coppie di fatto è ritornata in auge l'accusa di omofobia della politica con il lancio, poi subito revocato, del Fertility Day. Campagna che l'associazione LGBT Italia ha definito «leggerezza affatto trascurabile perché promuove e veicola l'omofobia». Perché secondo lei da un lato si accusano società, come quella musulmana, di applicare pene ingiuste verso gli omosessuali e dall'altro si pongono in essere certe politiche?

Gran bella domanda. Complicata e profonda, al punto che non so se riuscirò a dare una risposta abbastanza articolata. Semplifichiamo, e diciamo che un certo mondo musulmano è rimasto al tempo di Rolandina e, cosa peggiore, giustificandosi e nascondendosi dietro un libro sacro. Con poca disponibilità a un'analisi critica dello stesso. Ciò vale anche per alcuni ebrei fondamentalisti o cristiani, che fanno riferimento più all'antico testamento che ai Vangeli. Inevitabilmente si ritorna all'istinto di riproduzione a ogni costo, usando la religione come arma. 

Per quanto riguarda la politica italiana con i suoi interminabili dibattiti sulle coppie gay e i family day, stenderei un velo pietoso che mi evita l'insulto. Le coppie di fatto, non importa di che sesso, devono avere tutte gli stessi diritti e doveri; è persino banale asserirlo. Per l'omofobia temo che il problema sia un po' più complicato, perché il suo superamento sottintende il superamento di un'ignoranza che si nutre di incrostazioni culturali-religiose molto stratificate e resistenti.

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

Ritornando invece al romanzo, colpisce e coinvolge molto la storia di Rolandina, ma anche il contesto in cui si svolge. Da un lato una Venezia provata dalla peste, con i suoi abitanti particolarmente incattiviti dalle avversità affrontate, e dall'altra i capricci e lo sfarzo. Che impressioni le ha lasciato lo studio della trecentesca Serenissima?

Per lungo tempo Venezia era stata tollerante con l'omosessualità. O quanto meno aveva girato lo sguardo da un'altra parte. Era lo Stato più laico d'Europa, non per nulla era sempre in conflitto con il papato.  Ma aveva pur sempre al comando un'aristocrazia chiusa e di tipo ereditario. Così torniamo al tema della riproduzione. La peste del 1348, così come quelle successive e ricorrenti, mette in pericolo l'ordine politico, la conservazione di privilegi e poteri nell'ambito delle famiglie che sedevano in Maggior Consiglio. Da qui la reazione violenta contro lo “spreco di sperma”. Che non colpisce la prostituzione femminile solo perché giustificata dalla convinzione che distogliesse i malintenzionati dalle femmine delle stesse famiglie.

Comunque Venezia non era una realtà peggiore di altre, perché il comportamento diviene regola comune. Firenze, per esempio, pur non bruciando gli omosessuali, li priva comunque dei beni e li rinchiude nel carcere dei pazzi.

 

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Cosa l'ha più colpita del Processo a Rolandina e cosa vorrebbe impressionasse maggiormente i suoi lettori?

Anch'io, ahimè, avevo e ho qualche "incrostazione". Il processo a Rolandina una l'ha sciolta. Rolandina, con il suo comportamento processuale, non si può che amare e ammirare. E come si ama Rolandina inevitabilmente si ama qualsiasi essere abiti un corpo sbagliato, e lo si rispetta e supporta nella sua ricerca di equilibrio. Spero che Rolandina aiuti molti lettori a liberarsi al pari di me almeno di un pregiudizio.


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