Roald Dahl e Steven Spielberg insieme per farci sognare ancora
Come reagireste se un giorno vi trovaste a leggere la frase “C’erano giganti sulla Terra in quei giorni”? Scettici, pensereste che è uno scherzo, anzi una bufala. E infatti è molto difficile crederci. Eppure, così recita un passo della Bibbia, più precisamente nel libro della Genesi, capitolo 6, versetto 4. «C’erano giganti sulla Terra in quei giorni». Come interpretare questo versetto? Di certo ci appare misterioso il suo significato, ma l’immediata curiosità che esso ci suscita ci dimostra che le storie sui giganti hanno da sempre affascinato l’uomo. Nella selva di miti, leggende e bufale che vedono protagoniste queste creature, però, spesso le storie più interessanti sono le favole che, pur non avendo alcuna pretesa di verità, hanno sempre qualcosa da insegnarci.
È proprio questo il caso del Grande Gigante Gentile, il romanzo scritto nel 1982 da Roald Dahl, maestro assoluto del racconto e gigante della letteratura per ragazzi. A 100 anni dalla sua nascita l’intera opera dello scrittore gallese continua a ispirare generazioni di lettori e di grandi registi e da più di trent'anni il cinema attinge a piene mani alla fantasia dei suoi racconti. Come non ricordare Gremlins, diretto da Joe Dante, Matilda 6 mitica di Danny DeVito e La fabbrica di cioccolato, diretto prima da Mel Stuart e poi da Tim Burton. L’ultimo capitolo della storia d’amore tra Roald Dahl e il cinema si apre proprio nel centenario della sua nascita. Questa volta sarà Steven Spielberg a portare sul grande schermo un altro capolavoro di Roald Dahl: si tratta appunto di GGG – Il Grande Gigante Gentile.
La pellicola, proiettata fuori concorso al Festival di Cannes 2016 lo scorso maggio, è uscita nelle sale americane il 1 luglio, ottenendo ottimi giudizi dalla critica. L’uscita nelle sale italiane è prevista per il 1 gennaio 2017 e già si preannuncia uno dei film più attesi della prossima stagione. Intanto, però, per i più curiosi sono stati rilasciati diversi trailer che danno un assaggio degli effetti speciali e delle scene più emozionanti del film. Qui trovate quello ufficiale in italiano.
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La storia che Roald Dahl ci racconta e che Spielberg porta nelle sale è molto semplice. Sofia, interpretata nel film da Ruby Barnhill (al debutto sul grande schermo), è un’orfanella di otto anni molto intelligente. Una notte, nel suo letto d’orfanotrofio, la bambina non riesce a prendere sonno. Sofia è molto curiosa e al contempo intimorita perché quella è proprio l’Ora delle Ombre. Quell’ora, cioè, in cui grandi e piccoli sono profondamente addormentati e tutti gli esseri oscuri e fantastici approfittano del buio per impadronirsi del mondo. La piccola crede nell’esistenza di queste creature e affacciandosi alla finestra della sua stanza vede una cosa enorme, magrissima e oscura che a grandi passi si avvicina verso di lei. Si tratta proprio di un gigante...
La creatura, alta 7 metri, si aggira per le strade buie di Londra per portare sogni ai bambini addormentati. Accortosi di essere stato notato, il gigante (Mark Rylance, premio Oscar nel recente Il ponte delle spie) decide di rapire la bambina e portarla nel Paese dei Giganti, poiché se Sofia svelasse agli altri il segreto dell’esistenza di queste creature, tutti gli esseri umani si metterebbero alla loro caccia. Giunti nel suo antro, però, Sofia scopre che il gigante è del tutto innocuo e amichevole. Sono gli altri giganti la vera minaccia, poiché ogni notte essi vanno in cerca di esseri umani da divorare. Il GGG vorrebbe fermarli ma non è forte abbastanza per fronteggiarli e così la sveglia e ingegnosa Sofia decide di aiutarlo.
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Sfruttando il potere del Grande Gigante Gentile di indurre sogni nelle persone, la bambina vuole svelare questo segreto in sogno niente di meno che alla Regina di Inghilterra (interpretata da Penelope Wilton), sperando nel suo aiuto per trovare un rimedio contro i giganti mangia-uomini. E se la storia ha già da sola i contorni del sogno, l’ambientazione del film non è di certo da meno. Tra le location ci sono, infatti, alcuni dei luoghi più affascinanti di Londra: Trafalgar Square, la cattedrale di St Paul, la Torre di Londra, l’Emirates Stadium e ovviamente la casa natale di Roald Dahl, che oggi ospita il Roald Dahl Museum and Story Centre.
L’acuta intelligenza di Roald Dahl rende le sue storie molto più che semplici racconti per bambini e il film di Spielberg si dimostra all’altezza poiché ideale per i più giovani e per gli adulti. I messaggi dell’opera, infatti, raggiungono il cuore di tutti. Con l’aiuto del Gigante buono Sofia scopre il significato dell’amicizia e il valore positivo della paura, che non è intesa come una gabbia, ma come uno stimolo ad affrontare le sfide della vita con consapevolezza e fiducia in sé stessi. Questa storia, poi, come tante altre di Dahl, insegna con un linguaggio originale e divertente che non è necessario essere dei giganti per riuscire a cambiare le cose che non ci piacciono nel mondo. L’importante è predisporsi alla conoscenza delle cose. Un messaggio ricorrente nelle storie di Dahl e che ritroviamo anche in questo romanzo è infatti l’invito ai giovani a leggere: leggete, leggete sempre, perché la lettura è linfa per l’immaginazione. Leggere ci aiuta a porci delle domande e ci indirizza verso tante possibili risposte. Ci aiuta a mantenerci curiosi verso il mondo, proprio come Sopfia, avida lettrice e mai sprovvista di domande, che è sempre desiderosa di leggere le etichette dei sogni che il GGG tiene imbottigliati nei suoi barattoli. Ogni barattolo un sogno, ogni sogno un mondo fantasioso e incredibile da esplorare. È chiaro quindi che leggere è la chiave per restare sempre curiosi e ricettivi verso il mondo, per quanto strano o incomprensibile esso possa sembrarci.
Raccontare storie dunque è una cosa molto seria. Era questo il pensiero di Roald Dahl, che ben sapeva che i giovani lettori di oggi saranno gli uomini e le donne di domani. «Non ho niente da insegnare» diceva. «Voglio soltanto divertire. Ma divertendosi con le mie storie i bambini imparano la cosa più importante: il gusto della lettura». Così Roald Dahl descriveva il senso del suo lavoro e della sua passione: trasmettere ai giovani l’amore per i libri e la capacità di decifrare la realtà. Il suo obiettivo era strappare i più piccoli alle grinfie della televisione e instillare in loro la curiosità di conoscere il mondo.
A questo punto è interessante notare che diversamente da quanto si pensi, il cinema, pur essendo un’arte visuale, è molto più affine alla letteratura che non alla televisione. Non a caso, Il celebre regista francese Jean-Luc Godard una volta ha detto: «la televisione crea l’oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi». E così anche la letteratura, soprattutto quella di Roald Dahl, che con le sue storie cercava di far germogliare nella memoria dei ragazzi il seme della curiosità. Entrare in empatia, stringere un legame vero coi propri lettori. Forse questo è il segreto dell’arte di narrare e sia Steven Spielberg che Roald Dahl hanno saputo creare questo connessione con il proprio pubblico. Entrambi, infatti, hanno creato opere indimenticabili, entrate fin da subito nell’immaginario collettivo. Con la forza delle immagini e delle parole, il regista e il cantastorie hanno materializzato davanti ai nostri occhi ciò che solo la nostra più fervida immaginazione avrebbe potuto inventare. E questo è solo uno dei tanti motivi che fanno di questo film un evento speciale, insomma un’occasione imperdibile per vedere a confronto due visionari, forse gli ultimi giganti a solcare la Terra, in un tempo senza più favole.
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