Ritratto di gruppo nella provincia padana. “Willy Blum ha un freddo dannato” di Robin Wire
Willy Blum ha un freddo dannato è un romanzo di Robin Wire, pubblicato dalla casa editrice milanese Centauria. Nonostante il titolo del romanzo e il nome dell’autore evochino ambienti anglosassoni, non ci si stupisce, quando si comincia a leggere, di imbattersi in una folta schiera di personaggi squisitamente italiani, indicati per nome e cognome nell’indice del libro, come in un registro scolastico. A ciascuno è intitolato un capitolo. La storia si svolge in un paesino in provincia di Parma, battezzato Borgocagnaccio, e il nome (d’arte) Willy Blum in effetti suona esotico quanto quello di un presentatore di televendite padane, o di un personaggio dei fumetti di Dylan Dog.
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I ventiquattro capitoletti del romanzo fotografano momenti di vita di altrettanti personaggi, che lì per lì sembrano aver poco da spartire tra loro. Una bambina dal nome straniero, una donna di servizio asiatica, un paio di anziani molto in gamba, una coppia di pesci rossi, ma soprattutto un gruppo di quarantenni: soli o accoppiati, in crisi o al culmine del successo professionale. Pian piano s’intuisce che ogni personaggio ha un qualche legame con il Willy Blum del titolo, l’uomo che per chissà quale motivo sente un freddo dannato. Ben presto si comincia a temere che il freddo patito da Willy abbia a che fare con la morte, e circa a metà romanzo diventa chiaro che Willy Blum, presentatore di quiz televisivi, prossimo a ottenere il ruolo di protagonista in una fiction di sicuro successo, si trova in serie difficoltà. Allora tutto torna, la struttura del romanzo diventa chiara: ciascuno dei ventiquattro personaggi è descritto mentre aspetta Willy a casa, o lo cerca al telefono, o lavora per lui, o tenta di salvarlo, oppure semplicemente vive. Che Willy sia un bel tipo – simpatico e alla mano nonostante il successo, affezionato alla famiglia e agli amici d’infanzia, fortunato in amore – lo si apprende leggendo i brevi scampoli di vita dei vari personaggi, tutti riuniti nelle ultime pagine del romanzo.
È senz’altro affascinante l’idea che una persona possa essere in qualche modo raccontata dalla vita e dai pensieri di chi le è stato accanto via via, negli anni, anche quando questa persona è lontana, ormai un ricordo, o non sussiste con lei più alcun tipo di legame. Di Willy Blum vien fuori tuttavia un ritratto evanescente, inafferrabile, mentre i suoi coetanei sembrano comporre una foto di gruppo variegata di quarantenni. Il ritratto è in parte deprimente: professionisti di varie categorie che ricoprono di insulti e parolacce i loro sottoposti o presunti tali, senza neanche riuscire a ottenere quello che vogliono, personaggi televisivi impegnati solo a emergere, con la testa vuota di qualsiasi altra considerazione; quarantenni che si considerano falliti, invidiosi di fama, successo e donne o uomini altrui. Pazienti che annoiano a morte Arianna Bertani, ex moglie di Willy Blum e psicanalista stufa di rapportarsi a clienti ormai uniformati in futili manie e fobie, avvinghiati alle loro pillole.
«Pillole per dormire, pillole per svegliarsi, pillole per non piangere, pillole per riuscire a piangere, pillole per pensare positivo, pillole per non pensare. Pillole per anestetizzarsi. Un costante aspirare all’indifferenza, la condizione esistenziale più statica, quella che non fa stare né bene né male. Un esserci senza esserci.»
Parte della foto di gruppo invece è occupata da personaggi cui ancora in qualche modo batte il cuore, per dirla con le parole della psicanalista Arianna Bertani. C’è un gruppo di probabili ex Erasmus, un surfista e un fotografo sempre in viaggio, uno scrittore intento a creare situazioni da romanzo nella propria vita; c’è il fratello di Willy, un tipo strano, rimasto a Borgocagnaccio e a rigore un fallito anche lui, ma impegnato a esercitare la fantasia immaginando la vita degli altri. C’è l’impresario funebre sempre attento ai sentimenti delle persone con cui lavora, e l’esperto dei funerali del paese, in grado di classificare pensieri e motivazioni.
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In una lingua piana e meticolosa, intrecciando vite e pensieri, passato e presente dei suoi personaggi, Robin Wine schizza il ritratto di un gruppo di abitanti della ricca provincia padana, mostrandoli alle prese con un evento che, se sconvolge la vita di alcuni, è il più delle volte insignificante, un momento presto dimenticato per altri.
Per la prima foto, copyright: Matthew T Rader su Unsplash.
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