Riconquistare la vita partendo dalla morte. “Non sprecare il tempo, non sprecare l’amore” di Ann Napolitano
Cosa rimarrebbe della nostra vita se le persone a noi più care sparissero d’improvviso? Come verrebbe scandito il nostro tempo da quell’istante in poi, quali priorità avremmo? Come riusciremmo a riappropriarci di un senso, circondati dalla morte? Con Non sprecare il tempo, non sprecare l’amore (traduzione di Teresa Albanese, Mondadori, in libreria dal 19 maggio) Ann Napolitano scandaglia i meandri più intimi del cuore di Edward Adler, un ragazzino di dodici anni che ha perso tutto, ma che impara a non sprecare niente, riuscendo a fatica a riconquistare la sua stessa vita, reimpostandola su binari differenti.
Sembrava un viaggio qualunque, volto sì a cambiare le loro esistenze, ma non così drasticamente. Un volo qualunque da New York a Los Angeles, che avrebbe portato gli Adler a vivere una vita nuova in una città nuova, lasciandosi alle spalle il mondo finora conosciuto. Assieme a loro, tutti gli altri passeggeri su quell’aereo, ognuno con le sue storie da raccontare. Persone qualunque, accomunate però da un triste destino. Tra tutti loro sarà infatti solo Edward a continuare la sua esistenza terrena. Tutte le altre vite verranno stroncate così, nel bel mezzo delle loro preoccupazioni, delle loro speranze e dei loro pensieri.
Spetterà dunque al giovane ragazzino l’arduo compito di riorientarsi in una vita che, pur essendo sempre la sua, non lo sembra più: al posto dei genitori ci sono i suoi zii e al posto dell’amato fratello Jordan c’è Shay, sua coetanea e nuova vicina di casa. Pagina dopo pagina, assistiamo al processo di cambiamento interiore di Edward, dall’iniziale incapacità ad accettare di vivere una vita senza la sua famiglia al suo fianco a una graduale riscoperta di un senso nuovo, trasfigurato.
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Diventato improvvisamente il piccolo “fenomeno”, il “miracolato” di cui tutti parlano e a cui tutti vogliono fare domande, Edward si ritrova a dover gestire un vuoto fisico ed emozionale non indifferente. D’un tratto non è più un ragazzino come gli altri, non solo perché tutti lo trattano come “diverso”, ma perché lui stesso si sente tale. Non ha la voglia di vivere e la spensieratezza che aveva prima. Nonostante gli sforzi degli zii di proteggerlo e cercare di fargli vivere una vita normale, questo risulta impossibile. Edward non può non paragonare sua zia a sua madre, e sentire la mancanza radicale di quest’ultima. Non può non notare le tensioni fra gli zii nell’incapacità di gestire una situazione che è, di per sé, ingestibile. E così si rifugia da Shay, l’unica che non ha riguardi, l’unica che non lo tratta in modo speciale, l’unica che non cerca di proteggerlo. Al contrario, è proprio perché anche lei si è sempre sentita “strana” e diversa dagli altri che perciò può comprenderlo, o meglio, essere una sua pari. Tra loro non ci sono freni convenzionali di nessun tipo, e proprio questa genuinità li lega sempre più, tanto che crescono fianco a fianco e si accompagnano in un mondo che non li può capire.
In una delle sue esplorazioni nella casa degli zii, Edward scopre delle borse piene di lettere che gli zii avevano voluto tenergli nascoste. Lettere che lo avrebbero esposto direttamente al dolore dei parenti degli altri passeggeri presenti su quel volo, richiamando il suo dolore. Edward e Shay si ritrovano dunque a leggere una miriade di lettere tutte indirizzate al ragazzino da parte di parenti, amici, conoscenti delle vittime dell’incidente aereo. Sarà attraverso le loro parole e le loro richieste che Edward riuscirà a decodificare e sciogliere la sua sofferenza, a parlarne, ad affrontarla e accettarla. Sarà grazie agli incontri che queste lettere gli permetteranno di fare che il nostro protagonista si sentirà pronto a ricordare la sua famiglia, suo fratello, a sentirli accanto, ancora vivi in un universo parallelo, ancora presenti, da qualche parte, su quel volo. Allo stesso tempo, però, sarà in grado di lasciarli andare.
Intervallando la storia di Edward con il racconto di ciò che accade su quell’aereo prima dello schianto, Ann Napolitano ci fa intravedere uno scorcio di dialoghi, pensieri e azioni di alcuni dei passeggeri. In questo modo possiamo immaginarceli e iniziare a conoscerli, prima che diventino per sempre solo un ricordo. Se da un lato, almeno inizialmente, questa scelta strutturale rende la lettura leggermente ardua per il lettore (che deve cercare di capire di chi si sta parlando e cosa succede con i personaggi che cambiano continuamente), dall’altro lato questa risulta essere infine una scelta vincente. Infatti, l’espediente permette di dare respiro e importanza alle varie vittime di modo che, quando li sentiamo menzionare nelle lettere dei loro cari, ci sembra di conoscerli già.
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Non sprecare il tempo, non sprecare l’amore è un romanzo che parla di dolore e di speranza, di crescita e di memoria. Un racconto che tocca intimamente il cuore del lettore e lo fa sussultare di emozioni. Ann Napolitano riesce a esplorare e catturare i tratti della lotta per la vita che Edward deve affrontare se vuole veramente “sopravvivere” all’accaduto. Ecco dunque che la morte non è un punto di chiusura, ma un punto di partenza che il giovane protagonista, grazie all’amore, potrà trasformare in punto di forza e di rinascita.
Per la prima foto, copyright: Jonathan Borba su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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