Riccardo Iacona ci spiega chi sono gli “Utilizzatori finali” nella filiera del sesso a pagamento
Utilizzatori finali. Sesso, potere, sentimenti – Il lato nascosto degli italiani è il titolo del nuovo libro, edito da Chiarelettere, del giornalista di Rai3 e Presa Diretta Riccardo Iacona.
Dopo Se questi sono gli uomini in cui ha documentato la violenza perpetrata da mariti, compagni e fidanzati ed ex alle loro donne nel nostro Paese che aggiorna quotidianamente la contabilità del “femminicidio”, Iacona torna in libreria con un’inchiesta altrettanto scabrosa e dolorosa, condotta insieme a Liza Boschin, Federico Ruffo e Elena Stramentinoli, sull’universo del sesso a pagamento in Italia. Una realtà che spesso va al di là della più fervida immaginazione. E non bastano i drammatici episodi delle baby squillo a Roma per scuotere le coscienze intorpidite di un Paese e di una società che ritiene normale consumare sesso a pagamento, anche con le minorenni adescate sui social network, che considera legittimo organizzare viaggi che hanno come obiettivo praticare turismo sessuale.
Iacona e i suoi collaboratori sono entrati nella “pancia” degli italiani, come scrive lui stesso nella prefazione, per vedere e raccontare direttamente «borbottii e miasmi dei maschi italiani». Le cifre sono esorbitanti e descrivono quell’universo composto almeno da 9 milioni di prestazioni sessuali all’anno a pagamento e di una platea di 2 milioni e mezzo di clienti pronti a scucire denaro per “tenere sotto” una donna. Una tratta che si consuma con sconvolgente disinvoltura sotto i nostri occhi ogni giorno e che viene descritta con grande puntualità in Utilizzatori finali. Sesso, potere, sentimenti – Il lato nascosto degli italiani, tra denuncia e sensibilizzazione.
Come è stato “entrare” in questa inchiesta sia dal punto di vista giornalistico che personale?
Ho scelto una scrittura in “presa diretta”, cerco di riprodurre fedelmente l’attraversamento degli ambienti, l’incontro con le persone. Ho avuto all’inizio l’impressione di entrare in un mondo sconosciuto, anche se tutti sappiamo che la prostituzione c’è, esiste per le strade e nelle case per appuntamenti. Io e miei collaboratori abbiamo toccato con mano che esiste questa platea così vasta di uomini, consumatori abituali di sesso a pagamento, con una forte tendenza all’abuso, quasi come una droga, spendendo risorse ed esponendosi a rischi personali – perché sposati o fidanzati – e professionali, li abbiamo sentiti parlare, leggendo e rileggendo i virgolettati rilasciati a noi oppure sui siti dove raccontano le loro “battute di caccia” dalle quali sono così fortemente attratti.
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Qual è, secondo lei, l’anello debole di questa “filiera” e dove si può intervenire per spezzarla?
Ha fatto bene a parlare di filiera perché è un vero e proprio sistema industriale fortissimo quello del sesso a pagamento. Con questa domanda così forte, l’offerta si è anche organizzata in mille modi, è il più grande supermercato del mondo basato sullo sfruttamento, con miliardi di fatturato all’anno. Poi c’è un forte consenso intorno alla pratica di mercificazione del corpo: oggi la principale agenzia educativa per i nostri ragazzi è l’industria del sesso e quella del porno, sono loro che hanno vinto, anche a causa dell’assenza di interventi di altri. L’educazione sessuale e sentimentale sono gli unici strumenti in grado di contrastare questo mondo e lo testimonia il viaggio di Liza Boschin in Olanda. Non deve stupire che in un Paese sessualmente libero si parli di educazione sentimentale per i più giovani. Non è una proposta da bacchettoni in bianco e nero, è stata avvertita come un’urgenza, come un problema di salute pubblica: in Olanda ci sono dei posti dove i ragazzi possono fare delle domande, confrontarsi e ricevere delle risposte. Da noi, in Italia che cosa è successo? Il sesso è stato espulso come argomento dalle scuole, persino quando ci sono i fatti di cronaca: basti pensare che le due scuole di provenienza delle ragazzine protagoniste dell’inchiesta sul giro di baby squillo non hanno minimamente sentito il bisogno di avviare un dibattito sul tema del rispetto del proprio corpo e del corpo degli altri. Bisogna lavorare solo sulla prevenzione, come nel caso di un’altra questione a me molto caro, quella della violenza sulle donne. Purtroppo oggi va alla grande tra i ragazzi solo una visione pornografica del sesso, con tanto di classificazione delle ragazzine che realizzano un certo tipo di prestazione. Non dimentichiamo che tutto ciò è anche sottolineato e amplificato dalla mercificazione del corpo della donna in ogni campo, in ogni situazione, con una pubblicità sessista.
Lo abbiamo appreso anche dai messaggi di skuola.net…
È un modello culturale vincente, purtroppo.
Che impressioni ha raccolto nell’opinione pubblica, durante le presentazioni di Utilizzatori finali?
Andando in giro ho percepito che abbiamo colto nel segno e ogni volta che faccio un’intervista televisiva o radiofonica arrivano puntuali gli sms degli “utilizzatori finali” che provano a giustificarsi dicendo che sono delle vittime, che non c’è violenza, e si aggrappano a mille alibi. Questo è lo stato dell’arte che ci sta consegnando un Paese in cui le donne saranno sempre vittime. Per quanto ci sia la “libertà di scelta” di alcune di loro – bisogna escludere le vittime di tratta che sono sulle strade – i costi umani in termini di scissione del proprio “io” sono elevatissimi, come nel caso delle baby squillo ai Parioli, un piccolo laboratorio in questo senso assolutamente emblematico e significativo, non solo per la salute mentale della donna, ma anche per l’immagine degli uomini.
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