Renzi batte Barroso
Ha fatto bene Matteo Renzi a rispondere nei denti a Barroso, a limitare l’arroganza di un’Europa poco politica, a stringere un’alleanza concreta con Schultz, perché da Berlusconi a Letta, passando per Monti, l’Italia è stata considerata un pericolo e non una risorsa. Da più parti è espressa la necessità di costruire un’Europa politica, meno vincolata ai pareggi di bilancio e alla bilancia delle banche, ma la ricetta non c’è ancora. Il tentativo dei socialisti europei, di cui ormai fa parte anche il Pd, è quello di restituire autorevolezza all’Unione attraverso la centralità della politica. Non sarà facile, perché i populismi ed i separatismi neonazionalisti rischiano ancora di prendere il sopravvento, ma quel che è certo è che le forze d’ispirazione confessionale cattolica e protestante sono messe all’angolo. Evidentemente Renzi sa che questa campagna per le europee è decisiva per il futuro del continente e degli stati membri, ma anche per i destini di quei Paesi che guardano a noi come alla fonte internazionale della democrazia.
Non è infatti un caso che il neostalinista Putin invada miseramente la Crimea con un’anschluss motivata da sentimenti antieuropesisti, e non è un caso che a trattare con Putin debba essere l’Europa. Nella riproposizione della centralità della politica ecco che si profila all’orizzonte una svalutazione della finanza a vantaggio, ci auguriamo, dell’economia reale e di una nuova idea di welfare di democrazia sociale. Ed è altrettanto giusto che Schultz e Tsipras abbiano un risultato forte, affinché tutta l’Unione graviti intorno a un asse nord-sud, euro-mediterraneo, con l’Italia a fungere da cerniera. Barroso ha imparato la lezione, l’austerità bocconiana esce politicamente sconfitta dal revanscismo italiano, dalle sortite di Renzi, dalla necessità di traguardare l’obiettivo dello sviluppo industriale e commerciale in tutta l’Unione.
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Adesso va chiarito al mondo il ruolo di ciascuna forza in campo, limitando le acredini e le furbizie e sottraendo risorse alle rendite parassitarie per immettere nella produzione di lavoro quella giusta dose d’intelligenza e di denaro. Forse siamo di fronte a una svolta storica ed epocale, forse siamo davvero giunti alla fine della tecnocrazia e della retorica del debito. Culturalmente i cittadini europei sono pronti a questo passo, a differenza delle élite di Bruxelles ancora legate agl’interessi di chi ha smantellato lo stato sociale nel continente che lo ha inventato. Per questo, nella contesa Renzi Barroso, io sto con il primo.
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