Renato Guttuso e il suo animo inquieto al Palazzo del Quirinale
Il Palazzo del Quirinale ricorda l’animo inquieto di Renato Guttuso, ospitando per qualche settimana e fino al 9 ottobre alcuni dei suoi capolavori.
Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987) è stato uno dei massimi esponenti della pittura neorealista del Novecento e, allo stesso tempo, figura di spicco del Partito Comunista Italiano. Iscritto dal 1940 al partito come clandestino, disegnò il simbolo del rinato PCI, utilizzato fino al suo scioglimento nel 1991. Per due legislature fu eletto senatore durante la segreteria di Enrico Berlinguer.
Nonostante si dichiarasse ateo, in punto di morte avrebbe palesato la sua intima religiosità con una richiesta di conversione, oggetto di numerose critiche. In suo onore, due funerali: uno laico e di partito con un seguito di bandiere rosse e uno religioso.
La mostra, intitolata Guttuso. Inquietudine di un realismo, è curata dal figlio adottivo del pittore, Fabio Carapezza, nonché Presidente degli Archivi Guttuso, e da monsignor Crispino Valenziano, Presidente dell’Accademia Teologica «via pulchritudinis».
Molti sono gli aspetti che caratterizzano la personalità dell’artista, tuttavia, le circa trenta opere, esposte nella Galleria Alessandro VII, racchiudono la forte ispirazione religiosa del pittore, la cui ricerca fideistica è evidenziabile nei suoi quadri attraverso i continui riferimenti alle Scritture e alla Liturgia, così come ha rilevato nel suo saggio, Guttuso credeva di non credere, monsignor Valenziano. Lo stesso curatore ha affermato che, nonostante la forte fede comunista, il pittore fosse costantemente alla ricerca di risposte.
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Protagonista dell’esposizione è Crocifissione (1940-41), l’opera più famosa del pittore siciliano e uno dei quadri più significativi del Novecento italiano. In occasione della presentazione al Premio Bergamo del 1942 fu giudicata blasfema dalle autorità ecclesiastiche, che proibirono ai chierici di guardarla. Lo scalpore era dettato dalla posizione delle tre croci, assemblate e non sistemate frontalmente, e soprattutto dalla nudità delle donne raffigurate.
Del resto, Guttuso non era solito dipingere personaggi in costume per non legarli a un’epoca definita. Scopo dell’opera era rappresentare il dramma della guerra e della violenza. Il cavallo rappresentato al centro della tela rimanda a Guernica dell’amico Picasso. Nel 1969 il quadro verrà sdoganato da padre David Maria Turoldo, che propose un’interpretazione di Guttuso come «un narratore biblico di una Bibbia in fiamme, mai finita che è la nostra storia».
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Di ispirazione religiosa anche le altre opere come Cristo deriso, Il legno della Croce, Cena di Emmaus e gli Studi di Crocefissione.
Altro capolavoro esposto, la grande tela Spes contra Spem del 1982, riconosciuta come suo testamento spirituale, ripercorrendo in modo nostalgico la sua vita: il passato, il presente e l’incerto futuro che gli si prospetta davanti. La scena è suddivisa in tre parti. A sinistra l’atelier dell’artista: i suoi libri, lo scrittore Elio Vittorini e altri suoi amici e maestri, lui e la moglie Mimise, sul cavalletto un’opera di Picasso del 1913. A destra persone che parlano. Al centro, a dominare la scena, una donna, nuda, bionda e formosa, davanti alla finestra di fronte al mare, oltre il quale si intravede la città natale del pittore.
Emblematica la rappresentazione della bambina vestita di giallo che attraversa la tela, superando la tartaruga immobile sul pavimento. Da qui si spiega la scelta del titolo per il quadro, che rimanda a un versetto della Lettera ai Romani di San Paolo: nella vita, sia che si cammini o che si corra, si spera contro ogni speranza. Anche in questo quadro ritorna il nudo di donna. Del resto, la figura femminile è uno degli aspetti dominanti della sua pittura: sua Musa ispiratrice fu la modella e stilista italiana Marta Marzotto.
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Renato Guttuso è un personaggio simbolo del Novecento italiano. I suoi quadri trasudano di emozioni legate alla sua vita di artista, politico e uomo. A dominare le opere i colori accesi e vivi, che sembrano quasi sprigionare le inquietudini interiori che tormentano l’artista.
La mostra allestita nei saloni del Quirinale è un’occasione per celebrarlo a quasi trent’anni dalla morte. La visita di Guttuso. Inquietudine di un realismo, inoltre, da l’opportunità di percorrere le sale di uno dei palazzi più significativi dello Stato repubblicano.
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