Relitti in mostra. Le foto di Davide Virdis
La poesia dell’abbandono rivive nelle opere fotografiche di Davide Virdis, da anni impegnato nello studio del rapporto tra il linguaggio fotografico e la rappresentazione dello spazio.
Ospedali abbandonati, fabbriche dismesse (come la vetreria Savia di Empoli – foto qui di lato, usata anche per la locandina dell'evento), manicomi in disuso, edifici abbandonati (come i Bagni Irides a Platamona, in provincia di Sassari – foto in basso) sono solo alcuni dei relitti della nostra epoca catturati dall’obiettivo del fotografo fiorentino.
Relitti contemporanei che diventano, prima di tutto, luoghi antropologici, capaci di parlarci dell’umanità che li ha generati, abitati e, poi, abbandonati completamente, lasciandoli al loro destino di reperti vuoti di senso. Ed è proprio questo che Virdis, in collaborazione con l’antropologo Paolo Chiozzi, è riuscito a fare: a ridare senso a luoghi che, agli occhi degli uomini, sembrano averlo perso del tutto, a ripresentarli non come rovine, ma cantieri dai quali è possibile ricostruire qualcosa di nuovo ed inedito.
Non è un caso che, da oggi e fino al 30 maggio, i suoi scatti sono in mostra a Torino, presso lo spazio WE MADE FOR LOVE di Labloft, l’ex spazio industriale che ospitava una tintoria. Un scarto della nostra epoca post-industriale, opportunamente rivitalizzato fino ad acquisire una funzione diversa rispetto a quella originaria, ospita altri relitti, creando un dialogo tra luoghi, tra deserti rossi, per dirla parafrasando il titolo di un film di Michelangelo Antonioni, al centro della scommessa di riproporre una speranza di rinascita proprio a partire dalla rappresentazione della decadenza contemporanea che, se è vero che sembra non essere destinata a diventare arte, se non nella forma di archeologia post-industriale, può pur sempre aspirare ad essere qualcosa di più di un relitto.
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