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Religiosità e spiritualità in Umberto Veronesi

Religiosità e spiritualità in Umberto VeronesiVeronesi ‒ Nei riguardi della fede è indubbiamente difficile liberarsi dall’educazione infantile, il rituale che dura da millenni affascina perché rassicura: chi crede continua a fare quello che si faceva migliaia di anni fa. Psicologicamente devo riconoscere che abbiamo bisogno di essere rassicurati, di credere che c’è qualcuno che pensa e decide per noi, che la misericordia divina è un disegno che ci guida. Tutto ciò è rassicurante.

Cassigoli ‒ Forse è anche per questo che il credente non diventa mai adulto. Fa parte di un gregge guidato dal pastore.

Veronesi – Tutte le religioni hanno avuto, e forse hanno ancora, una funzione rassicurante o consolatoria. È quando si sono organizzate socialmente che hanno provocato una serie di catastrofi e di violenze. Il vero problema è che tutte e tre le religioni rivelate (cristianesimo, ebraismo, islam) si sentono depositarie della Verità e per questo, al di là dei dialoghi interreligiosi ogni tanto instaurati, si scontrano e si combattono per affermarsi. Ma torniamo alla domanda che mi rivolge in modo così diretto. Devo dire, vengo da un’educazione profondamente religiosa e, da ragazzino, ero affascinato dall’atmosfera rituale.

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Veronesi - Liberarsene non è stato facile. Fortunatamente penso d’essere dotato di un pensiero critico forte e, man mano, approfondivo gli aspetti del mondo religioso in cui ero vissuto, mi accorgevo che difendere quel che è scritto è un po’ difficile. Che meraviglia i Vangeli! Quelli sinottici, l’Apocalisse di Giovanni, le ventuno lettere di Paolo, la lettera di Pietro. Per capire ho dovuto leggere tutto questo. Perché non si può essere religiosi senza capire. Invece, ed è quello che mi dispiace, nei fedeli troviamo una religiosità in parte molto superficiale, senza una riflessione critica. Mi capita, a volte, di chiedere a un amico: «Cosa vuole dire Cristo, secondo te?».

L’amico mi guarda stupito pensando che, se il nome è Gesù, Cristo sia il cognome.

[tratto da Scienza e futuro dell’uomo di Umberto Veronesi, Passigli]

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