Realtà o immaginazione? “Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo” di Giulio Busi
È considerato uno dei più grandi viaggiatori ed esploratori di tutti i tempi: Marco Polo è stato il primo a percorrere interamente la Via della Seta. Dopo Michelangelo mito e solitudine del Rinascimento Giulio Busi, filologo e professore presso la Freie Universität di Berlino, torna in libreria con un saggio dedicato al celebre personaggio veneziano: Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo (Mondadori).
Nato nel 1254 da una famiglia appartenente al patriziato di Venezia, Marco Polo ci ha lasciato il più famoso libro di viaggi della storia occidentale: Il Milione. Considerato fonte enciclopedica per molti secoli, Giulio Busi ci fornisce una lettura critica del testo mettendo in luce alcuni aspetti curiosi e inaspettati. Partendo dallo stesso titolo veniamo a conoscenza di alcune ipotesi circa la sua origine: secondo alcuni deriva dall’appellativo veneziano con cui Marco era conosciuto, ovvero “Marco Polo Milion” che ritroviamo in un documento dell’inizio del 1300 e relativo alla Confraternita della Misericordia della città lagunare, a cui lui stesso apparteneva. Secondo altri si tratterebbe di una probabile aferesi da “Emilione”, diminutivo arcaico di Emilio, nome con cui si distingueva il ramo dei Polo dagli altri della medesima famiglia. Altre ipotesi si ricollegano alla ricchezza della famiglia di provenienza o ancora al nomignolo dato dai concittadini per indicare i milioni vantati nei suoi racconti. Per non parlare della supposizione forse più dilettevole secondo cui i veneziani lo soprannominavano Marco Milioni per la sua abitudine di esagerare nel raccontare fatti accaduti. Ed è plausibile che all’interno del racconto ci siano delle forzature come riporta lo stesso Busi: un esempio fra tutti in quel passo in cui riporta d’aver visto il favoloso liocorno che in realtà altro non è che un rinoceronte di Sumatra:
«ha in mezzo alla fronte un grossissimo corno nero… ha la testa fatta come quella del porco selvatico e non è affatto come la diciamo e descriviamo noi, nei nostri paesi: la bestia che si lascia prendere in grembo da una vergine. Vi accerto che è proprio tutto l’opposto…».
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Tuttavia le sue narrazioni di guerre e battaglie nonché dei popoli che incontra ispireranno un altro grande esploratore italiano: Cristoforo Colombo. Da sottolineare infatti il successo di cui godette la famiglia Polo dopo il ritorno del giovane viaggiatore: concessioni di proprietà, cariche politiche acquisite, investimenti.
Partito nel 1298 per la Cina con il padre Niccolò e lo zio Matteo, Marco non saprà che rientrerà nella sua città solo dopo ventiquattro anni di permanenza presso le nuove terre. Un viaggio per mare durato quasi due anni che gli porterà molte fortune tanto da diventare consigliere e in seguito anche ambasciatore di Kublai Khan, il Gran Khan dei Mongoli. Meritano una citazione i dialoghi tra i due personaggi presentati nel celebre romanzo Città invisibili di Italo Calvino.
Come dichiara lo stesso Busi, uno dei punti di forza de Il Milione è il carattere enciclopedico. Siamo negli anni della tradizione orale e del manoscritto, ma Marco riesce a collegare e intrecciare dati senza perdere il filo del discorso. Un lavoro di memoria se pensiamo che fu scritto dopo aver concluso il viaggio, durante la sua permanenza presso il carcere di Genova. Per ragioni poco chiare, Polo dovette affrontare la prigionia nel 1298: qui conobbe Rustichello da Pisa, scrittore di professione, al quale decise di dettare i fatti accaduti.
Busi affronta differenti tematiche incuriosendo il lettore riga dopo riga. Veniamo per esempio a conoscenza del galateo a corte del Gran Khan:
«La tavola del Gran Signore è molto più alta delle altre. Egli siede alla parte della tramontana, in modo da avere il viso rivolto a mezzogiorno. [...] E ognuno sa il posto che gli compete, perché lo ha fissato il Signore. [...] E quando il Signore deve bere, tutti gli innumerevoli strumenti d’ogni maniera che ci son nella sala cominciano a sonare».
E continua con la descrizione di una pratica bizzarra:
«… per le bevande e per i cibi sono addetti parecchi gran baroni. E dovete sapere che hanno fasciata la bocca e il naso con belle tovaglie di seta e d’oro perché il loro fiato non vada sui cibi e sulle bevande del Gran Signore».
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Non solo le buone maniere, ma Busi riferisce come Marco fosse gran intenditore di indumenti e della loro lavorazione, di cibi (secondo la vulgata commerciale sarebbe tornato dalla Cina carico di spaghetti, gelati e ravioli), di bellezze femminili orientali.
Con Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo Giulio Busi fa rivivere con grande maestria narrativa le peripezie di un esploratore curioso a cui non bastava aver viaggiato per anni tra popoli sconosciuti rischiando anche la vita, ma voleva rivivere lo stesso viaggio raccontandolo e facendolo trascrivere a un perfetto sconosciuto tra le sbarre di un carcere da cui non sapeva quando sarebbe uscito.
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