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Raccontare la voglia di normalità degli adolescenti. Intervista a Laura Facchi

Raccontare la voglia di normalità degli adolescenti. Intervista a Laura FacchiNon è facile cogliere quel desiderio di normalità che tutti gli adolescenti provano e che spesso si traduce in qualcosa che è molto simile alla sofferenza, perché li spinge a non sentirsi adeguati a chi e a ciò che li circonda.

È questo uno dei temi al centro di Il giglio d’oro, romanzo di fantascienza di Laura Facchi, da pochissimo edito da DeA Planeta.

Due adolescenti sono i protagonisti, Astid sul pianeta Terra e Kami su Lundea, pianeta gemello della Terra nelle mani dittatore Gondron. E se Astrid è alle prese con una sua battaglia personale che la vede sentirsi sempre più inadatta al mondo dei suoi coetanei, al punto di pensare di essere una fata dei boschi che dovrà ritornare nel suo mondo prima o poi, Kami si affida il compito di riportare la pace a Lundea. Entrambi dovranno imparare ad accettarsi, a fare i conti con la loro diversità, attraverso un percorso che non sarà facile.

Anche di questo abbiamo parlato con Laura Facchi nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.

 

In due libri lei è passata dall’Albania contemporanea di Il megafono di Dio al mondo immaginario di Il giglio d’oro. Perché questo passaggio che potrebbe apparire abbastanza repentino?

In realtà tra Il megafono di Dio e Il giglio d’oro c’è un altro romanzo, Dietro il tuo silenzio, Mondadori 2007. Il passaggio non è stato poi così repentino, sono passati dieci anni dalla mia ultima pubblicazione. Dieci anni nei quali sono successe tante cose e soprattutto sono diventata madre. Improvvisamente gli scaffali della libreria di casa mia si sono riempiti di albi illustrati prima e di romanzi per ragazzi poi. Ho scoperto un universo che non avevo mai considerato e che mi ha affascinata. Ho scritto diverse storie per bambini, mi sono avvicinata piano piano a una scrittura per ragazzi. Due anni fa ho cominciato a immaginare un mondo parallelo, un pianeta gemello della Terra e da lì sono sgorgate le idee successive. Mi sono seduta davanti al computer e ho portato a termine un romanzo di circa 300 pagine che ho consegnato alla mia agente. Era il mio primo esperimento di scrittura per ragazzi, ne andavo molto fiera. Lei lo ha letto e mi ha detto che non funzionava, era troppo per il target che mi ero immaginata (8 – 10 anni), C’erano concetti interessanti ma complicati per dei bambini. C’era Astrid, c’erano i Bordi, c’erano i doppi  ma nel cielo di Lundea vivevano anche dei lupi con le ali, non esisteva il Gran Balif ma un re e Astrid era una principessa arrivata sulla terra quando aveva tre anni. Insomma, il nucleo era chiaro, l’idea di fondo era la stessa, ma la mia inesperienza nella scrittura di questo genere aveva creato un “pasticcio”. “Hai due strade” mi ha detto la mia agente. “Alzi il target e crei un libro per adolescenti oppure lo trasformi in un romanzo di fantascienza”. Non ho avuto dubbi, mi sono rimboccata le maniche e ho ricominciato tutto daccapo.

 

Il giglio d’oro è un romanzo sci-fi destinato a un pubblico di lettori giovani. Di recente l’interesse per questo target è molto aumentato e non sono pochi gli scrittori, anche tra chi si è sempre dedicato a una narrativa non di genere, a praticare young adult. È solo una questione di mercato?

Dopo essermi rimboccata le maniche e aver deciso di reimpostare tutto il lavoro, la mia agente ha cominciato a definire il romanzo che stavo scrivendo uno YA. La prima volta che ha usato questa espressione alle mie orecchie suonava più o meno così: Uauei, qualcosa di molto simile al brand di un telefono e non avevo la più pallida idea di che cosa significasse, ma ho fatto finta di niente. La seconda volta pure, ma alla terza le ho chiesto che cosa fosse uno Uauei. Lei si è messa a ridere e mi ha spiegato che si trattava dell’abbreviazione di young adult. Ho cominciato a scrivere un YA senza sapere di farlo. Ma nel momento in cui l’ho realizzato mi sono concessa un paio di sogni relativi a un successo planetario, quindi, per rispondere alla domanda direi che nel mio caso non si è trattato della specifica ricerca di un mercato, ma di un mercato nel quale mi sono trovata per caso.

Raccontare la voglia di normalità degli adolescenti. Intervista a Laura Facchi

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Astrid sulla Terra e Kami su Lundea, pur nella loro diversità, sembrano accomunati dal desiderio di essere normali. Cos’è la normalità oggi? E come quest’aspirazione può influenzare le vite dei giovani?

La normalità è accettazione da parte degli altri. Astrid potrebbe avere anche le squame al posto della pelle e le mani palmate, ma se fosse integrata e serenamente accettata si sentirebbe normale. Il desiderio di accettazione e di normalità spingono a uniformarsi, a fare proprie idee e convinzioni che non ci appartengono completamente, pur di non essere isolati. Kami segue docilmente il padre, interiorizza le convinzioni dell’unico genitore che gli è rimasto e fino a che vive mettendo a tacere il suo vero pensiero la vita fila liscia; si sente normale. Quando un evento traumatico lo costringe ad aprire gli occhi e a fuggire tutto si ribalta. Questo è uno dei grandi problemi dell’adolescenza: che compromessi con te stesso sei disposto a fare per essere amato e accettato dagli altri? Astrid e Kami sono fortunati e coraggiosi, imparano ad accettarsi ed è sufficiente questo perché anche gli altri li accolgano. Questo è il messaggio che vorrei lanciare a tutti i giovani che mi leggeranno: la normalità non esiste, esistete voi, le vostre caratteristiche, il vostro pensiero e i vostri sogni. Indossateli come fareste con il vostro paio di jeans preferiti, perché nessuna altra pelle vi farà brillare più della vostra.

 

Eppure per Astrid c’è anche un altro sentimento, quello di tornare «a essere una fata dei boschi. Ed è qualcosa di più di un presentimento, è una speranza, forse addirittura una certezza.» Quanto può essere positiva per un’adolescente questa sensazione di straniamento e quanto invece può essere negativa?

Lo straniamento è la voglia di riscatto, quella forza che da dentro spinge per uscire ed essere riconosciuta da tutti, la segreta autostima che non abbiamo il coraggio di mostrare all’esterno per paura che venga denigrata. È il desiderio di fare una linguaccia a chi credeva che non ce l’avremmo mai fatta, è la convinzione che nel futuro tutto si metterà a funzionare per il verso giusto e finalmente non ci sarà più niente di cui avere paura. Quale adolescente non ha coltivato questi desideri? È bellissimo sognare il momento in cui tutto splenderà mentre si sta vivendo una vita che non ci soddisfa, ma può diventare frustrante se il sogno annebbia la realtà, se ci si attacca solo a quello incamerando rabbia nei confronti degli “altri” che non riescono a riconoscere chi veramente hanno di fronte. Frustrazione che può generare depressione o violenza, ma credo che qui si scavalchi un confine, si entra nella psicologia e non è il mio campo.

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Il libro è incentrato anche sul legame tra il pianeta Terra e Lundea, attualmente nelle mani di un tiranno. E non sembra un caso che Kami fa il suo ingresso in scena a Lundea durante un’esecuzione di piazza che ricorda, per certi aspetti, alcune esecuzioni che abbiamo visto in certe piazze di Paesi islamici, solo per restare a quelle più recenti. Quanto Il giglio d’oro ci parla del nostro oggi?

Il giglio d’oro parla molto del nostro oggi. C’è un pianeta gemello pulito e pacifico, dove non esistono povertà e razzismo, dove un’avanzata tecnologia è cresciuta di pari passo con una grande armonia per la natura. Su Lundea non esiste la moda, l’eleganza, il bisogno compulsivo di possedere oggetti e nessuno ne sente la mancanza. Fino all’arrivo di Grondon, che decide di reimpostare le regole sociali ed economiche per rendere Lundea simile al pianeta Terra. Grondon è assetato di potere, vuole possedere tutto, desidera la ricchezza, non gli basta essere come tutti gli altri, lui vuole di più, molto di più ed è disposto a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di ottenerlo. È una semplicistica metafora di quello che è il nostro mondo: una cerchia ristretta di persone vive sacrificando la vita di migliaia di altre (guerre, condizioni di lavoro disumane, estrema povertà) e intanto quasi tutti noi viviamo indifferenti, con un armadio pieno di vestiti, cellulari ultimo modello, mobili di design in casa, macchina super tecnologica dotata di ogni comfort, confondendo i bisogni primari con necessità futili e sarebbe bello se Lundea esistesse veramente per insegnarci che è possibile vivere in un modo diverso.

 

Con questo romanzo lei ha unito due generi che, nonostante stiano ottenendo un certo successo di pubblico, riscuotono invece poca attenzione da parte di critici e giornalisti di settore, soprattutto per quanto riguarda la narrativa young adult. Vogliamo provare a spiegare perché questo pregiudizio può essere considerato un errore?

Si tende a considerare i romanzi per giovani adulti come prodotti di massa a prescindere dal genere, che siano fantasy, fantascienza, distopici o romance. Vendono molto e in molti ci si cimentano buttando sul mercato prodotti non sempre buoni. La critica li ignora come fa con tutti i romanzi più commerciali, ma penso sia un errore. Nel “marasma” YA, che è un magnifico calderone di sperimentazione e contaminazione tra generi, si trovano anche romanzi molto originali, profondi e autoriali che non hanno nulla da invidiare alla cosiddetta letteratura per adulti.

 

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Un’ultima domanda: i dati dimostrano che da ragazzi si legge di più che da adulti. È solo una questione di più tempo libero a disposizione, oppure da giovani c’è una maggiore predisposizione a fruire di storie raccontate? Da scrittrice come si spiega questo?

A gennaio ho letto un articolo sul «Sole24Ore» che riportava i dati Istat del 2016 relativi al comparto editoriale in Italia. Tra i grandi lettori ci sono sì i ragazzi sotto i 25, ma anche gli over 60. Questo fa propendere verso il tempo libero a loro disposizione, ma a me piace pensare che i ragazzi siano meravigliosamente idealisti e sognatori e abbiano bisogno di nutrire le loro identità sconvolte da tempeste ormonali, mi piace continuare a credere che nei libri cerchino verità, domande e risposte e modelli cui ispirarsi che vadano oltre quelli abusati proposti da internet e dalla televisione. È anche vero che essere giovani lettori oggi è semplice: ci sono prodotti confezionati apposta per loro, comparti interi nelle librerie e nelle biblioteche, scrittori che abbracciano il genere young adult (come si diceva prima), ma non so se è nato prima l’uovo o la gallina.


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Per la prima foto, copyright: Alexis Brown.

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