RACCONTAMI (19) – “L’uomo che amava Dickens” di Evelyn Waugh
L’humour inglese dei racconti di Evelyn Waugh
Mario Fortunato ha tradotto e raccolto per Bompiani, sotto il titolo L’uomo che amava Dickens, i racconti di Evelyn Waugh. Chi dello scrittore inglese abbia letto i romanzi satirici Declino e caduta o Il caro estinto non resterà certo sorpreso dal suo stile ironico e icastico, che tanto fa pensare a William Somerset Maugham.
C’è anche qui una critica irriverente della realtà politica (Benvenuti nell’Europa moderna) e dell’alta società – ad esempio nel racconto una Nobile dimora, in cui un giovane rampollo disadattato mostra più raziocinio dei suoi parenti; ma a uscire particolarmente malconcia è l’istituzione del matrimonio: Esercizio tattico è incentrato sin dall’incipit sulla difficile convivenza tra due giovani coniugi: «John Verney sposò Elizabeth nel 1938, ma fu nell’intervallo del 1945 che giunse a odiarla con costanza e tenacia»; mentre Basil Seal di nuovo in sella o Il regresso del libertino ripropone il protagonista di due romanzi di Waugh che, sposatosi per interesse, vuole ora evitare che un bellimbusto faccia altrettanto con la sua adorata figliola.
Un fidanzamento contrastato è pure lo spunto di In equilibrio, forse il racconto migliore insieme a quello che dà il titolo al volume, senz’altro il più sperimentale, soprattutto se si tiene conto che è stato scritto nel 1925 (quando Waugh aveva appena ventidue anni!). Il lettore viene subito immesso in un dialogo che ha per soggetto l’irrisione di un certo Adam e che Imogen sembra non gradire, per cui si ritira nella sua stanza. Poi la narrazione, divisa per lo più in brevi paragrafi, viene interrotta da un corsivo in cui fanno la loro comparsa Gladys e Ada: ebbene sono le spettatrici del film sulla drammatica storia d’amore tra Adam e Imogen (che dunque sono semplici personaggi cinematografici), così, mentre la pellicola scorre, partecipiamo anche delle loro emozioni e ne origliamo i commenti. Ancora più sorprendente della simultaneità dei due piani narrativi è però il finale, su cui è bene non anticipare nulla.
Di tradimenti coniugali si riferisce, poi, non solo nei godibili in Troppa Tolleranza e in A grande richiesta (finale “alternativo” del romanzo Una manciata di polvere), ma persino nell’Uomo che amava Dickens, magistrale racconto dalle atmosfere esotiche e perturbanti: Henty prende parte a una spedizione in Amazzonia proprio per allontanarsi dalla fedifraga compagna; qui finirà per perdersi nella foresta e troverà un inquietante soccorritore, analfabeta ma innamorato a tal punto dell’opera di Dickens da voler a ogni costo trattenere il suo ospite affinché lo legga ad alta voce per lui…
Non c’è alcuna ironia, ma anzi uno sguardo malinconico e pietoso, anche in Compassione, in cui un ufficiale inglese, in missione in Iugoslavia all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, prende a cuore le sorti di una piccola comunità ebraica.
Le differenze di registro e di stile, nonché la presenza di alcuni testi minori, sono giustificate dall’intento di raccogliere in un volume unico tutte le short stories di Evelyn Waugh, anche per testimoniare, come Fortunato sottolinea più volte, l’abilità dello scrittore nel riutilizzare materiali narrativi da un’opera all’altra e soprattutto nel trasfigurare la propria esperienza (per quasi tutti i suoi scritti è rintracciabile l’episodio biografico da cui traggono spunto), tanto che, sebbene lo si sia spesso tacciato di essere reazionario, snob o anche blasfemo (nonostante la sua conversione al cattolicesimo), di tutto questo nelle sue righe non v’è traccia, come se la letteratura lo ponesse al di là e al di sopra delle sue stesse idee e debolezze.
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