Quindici anni senza Schulz e senza i Peanuts
Charles Monroe Schulz, il padre dei famosissimi Peanuts, moriva 15 anni fa a Santa Rosa, in California. Precisamente era la sera del 12 febbraio 2000. Con la sua morte terminò anche la pubblicazione delle strisce a fumetti che lo hanno reso celebre e la cui creazione costituì, per gran parte della sua vita, la sua attività principale.
L'ultima celebre striscia, dopo una pubblicazione quotidiana andata avanti per quasi 50 anni, venne pubblicata il 13 febbraio 2000; circa un mese prima lo stesso Schulz si era congedato con i suoi lettori attraverso una lettera scritta, in una striscia, da quello che probabilmente lui considerava il suo alter ego, il cane Snoopy. Un messaggio che si concludeva con «Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy... how can I ever forget them?». La stessa domanda che ci facciamo anche noi lettori, appassionati o meno di quest'arte povera del fumetto, che Schulz con i suoi personaggi ha saputo arricchire di ironia e saggezza.
Volendo, in libreria (o in biblioteca) si trovano moltissimi volumi sul tema. Da quelli che raccolgono tutte le strisce (splendidi i volumi cartonati della Baldini Castoldi Dalai che raccolgono tutte le strisce decennio per decennio) a libri nati in seguito al successo di Snoopy & Co., come quello dello psicoterapeuta Abraham J. Twerski, Su con la vita, Charlie Brown! pubblicato da Mondadori. Passando per volumi specifici sui personaggi, come il bel lavoro di Simona Bassano Di Tufillo, Piccola storia dei Peanuts, pubblicato da Donzelli, o incentrati sulla vita del loro autore, come la ricca biografia scritta da David Michaelis, Schulz e i Peanuts. La vita e l'arte del creatore di Snoopy, Charlie Brown & Co., pubblicata da Tunuè poco più di un anno fa.
La prima striscia, pubblicata il 2 ottobre 1950, fu seguita da altre 17.897. In tutte queste solo una volta Schulz ha disegnato un gatto (animale odiato da Snoopy, e forse poco amato anche da lui), mai un adulto. I Peanuts, infatti, che tradotti letteralmente in italiano diventano “noccioline” (ma in America significa anche “quisquilie” o “sciocchezzuole”, e chissà se chi li chiamò così conosceva le Nugae di Catullo), sono solo bambini.
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Ma bambini che ragionano con semplicità su grandi temi della vita, dal perché esistiamo («per far felici gli altri» dice Charlie Brown a Lucy, che risponde «e gli altri cosa ci stanno a fare?») al difficile rapporto tra i sessi («Schroeder, tu pensi che una ragazza carina sia come una melodia?» chiede una Lucy civettuola al piccolo talentuoso pianista, «Non lo so... non ho mai conosciuto ragazze carine» risponde lui, e lei: «possa il tuo stupido piano essere divorato dalle termiti») al rapporto con gli altri e con sé stessi, con molti riferimenti filosofici e uno sguardo ironico all'importanza, via via crescente, della psicologia («Ti ho giovato molto! Ti ho indicato tutti i tuoi difetti!» dice Lucy a Charlie Brown «Ti ho provato che la psichiatria è una scienza esatta», «Scienza esatta?!», chiede giustamente Charlie, «Sì, mi devi esattamente centoquarantatre dollari!!»).
Per volere della famiglia, condiviso dallo stesso Schulz, dopo la morte del loro autore nessuno più disegnerà i Peanuts, per questo le quasi 18mila strisce esistenti sono destinate a restare nella memoria come opere d'arte, immutabili ma sempre attuali.
Alla stregua dei grandi autori e dei grandi artisti, Schulz è stato l’unico a pensare, illustrare e calligrafare le strisce dei Peanuts, e probabilmente è giusto così: come nessuno aggiungerà mai un verso alla Commedia dantesta o un capitolo alla Recherche di Proust, nessuno aggiungerà mai una vignetta ai Peanuts.
E tutti coloro che amano i Peanuts ricorderanno la tavola e le tavole che gli sono piaciute di più, così come si tiene a mente un verso di una poesia di Montale, di Zanzotto o una strofa di De André. Moltissime, ad esempio, sono quelle che parlano di lettura e soprattutto scrittura.
A proposito, voi lettori di Sul Romanzo quali ricordate? Su, dimostriamo che questi quindici anni trascorsi non sono stati veramente quindici anni senza Schulz e senza i Peanuts.
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