Quei libri che hanno previsto il futuro
Non sono infrequenti le riflessioni sulla “capacità” di alcuni romanzi di mettere in scena oggetti, situazioni, abitudini, tecnologie, molto prima che fossero inventate o adottate. E anche se per qualcuno, come vi abbiamo raccontato un paio di giorni fa, leggere opere di finzione è uno spreco di tempo, a guardare bene ci sono opere di finzione che hanno anticipato, con fortuna o con lungimiranza, o con più probabilità, entrambe, “ritrovati” ormai comuni nelle nostre vite.
Facciamo solo alcuni esempi: da The World Set Free di H. G. Wells, pubblicato nel 1914, in cui si parla di bombe atomiche, anche se molto diverse da quelle che, purtroppo, sono tra le pagine più buie della nostra storia recente, al celebre romanzo del 1968 di Arthur C. Clarke, 2001: Odissea nello spazio, da cui Kubrick riuscì a trarre uno dei suoi film più “alti”. Clarke parla, infatti, accenna, in senso lato, a quelli che oggi chiamiamo digital media.
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Ma ci sono pure, in qualche modo, la stampa “at home”, quasi una specie di print-on-demand casalingo, preconizzata dal racconto The Senator’s Daughter di Edward Page Mitchell, e persino la video-chat, un “archetipo” della quale troviamo in La macchina si ferma di Edward Morgan Forster. Dispositivi immaginati dalla letteratura, prima che realizzati dall’uomo e dalle sue capacità tecniche. Al di là dei pochi esempi, andando a scavare, neanche troppo in profondità, sarebbe facile rinvenirne altri.
In questo senso, a qualcuno sarà di certo venuta in mente una domanda: sarà mai messa in atto la psicostoria descritta da Isaac Asimov?
