Quanto male può fare il pettegolezzo? “La malalegna” di Rosa Ventrella
Con il termine malalegna, nella Puglia del secondo dopoguerra, si indicava un fenomeno culturale comune un po’ a tutto il sud Italia, una sorta di maledizione che si annidava soprattutto nei paesi più piccoli, più poveri, più sperduti. Era infatti l’insieme di quei pettegolezzi messi in circolo un po’ per divertimento, un po’ per cattiveria, figli della noia e dell’indiscrezione: un coro che dà ora il titolo all’ultimo romanzo di Rosa Ventrella, edito da Mondadori nell’aprile 2019 e attraverso il quale si deformano e si studiano le vite della famiglia protagonista dell’opera.
La voce narrante nelle quattro parti di cui è composto il libro è quella di Teresa, che ripercorre una storia allo stesso tempo intima e regionale partendo dalla sua infanzia, trascorsa a stretto contatto con la sorella minore Angelina. Le due erano cresciute a Copertino, nelle Terre d’Arneo del Salento, accomunate dalla stessa curiosità ma profondamente diverse per carattere, aspetto e propensioni. Teresa, infatti, crescendo diventa schiva e delicata, Angelina sfacciata e inarrestabile – l’una erede dell’ars oratoria di nonno Armando e l’altra della bellezza tipica delle donne di ogni generazione, come la nonna Assunta e la mamma Caterina.
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Così, i loro sogni si diversificano e si trasformano in ambizioni inconciliabili anno dopo anno, nonostante l’affetto che continua a legarle. A fare da spartiacque nella loro esistenza, prima ancora che possano rendersene conto, è la partenza di papà Nardino per la guerra, che diviene il pretesto per descrivere lo stato d’animo e la condizione quotidiana di chi resta: l’istinto di sopravvivenza obbliga la mamma Caterina a darsi a un nuovo mestiere, anche se la malalegna condanna subito il suo apparente degrado morale senza interrogarsi sui risvolti più contraddittori legati alla prostituzione, per via dei quali invece la madre di famiglia deve fare i conti con una serie di pulsioni interiori che vengono filtrate dallo sguardo attento di Teresa.
Una volta tornato dal fronte, Nardino è costretto a ricucire una serenità devastata dai traumi, mentre la stessa Angelina finisce per sperimentare l’ebbrezza di concedersi al sesso maschile seguendo un’etichetta non tradizionale: com’era accaduto a Caterina, anche lei entra infatti nelle grazie del barone Personè, un latifondista dal potere incontrastabile in quell’area geografica, e dopo essere stata a lungo definita la sua puttana dal vicinato ne diventa la moglie legittima. Quest’ulteriore risvolto della vicenda, tuttavia, non la porta a realizzare il suo desiderio di bambina di trasformarsi in una principessa, poiché il marito non la tratta con dolcezza, non è compagno delle sue giornate e, soprattutto, non si limita alla sua compagnia, cercando altrove nuove e più giovani amanti che fanno sentire la sposa prigioniera in casa straniera e vittima delle proprie ambizioni.
Il romanzo si configura quindi come un viaggio a ritroso nel tempo, che cerca di scavare nella memoria collettiva e fra gli scheletri nell’armadio di alcuni personaggi specifici per restituire l’immagine aspra e suadente di un Salento denso tanto di tensioni sociali quanto di antichissime nostalgie, nei cui territori si sente l’eco della guerra, dei pettegolezzi dei più malevoli e del pianto dei più fragili. La famiglia di Teresa sembra rammentare al lettore che alcuni segreti sono troppo sconvenienti da raccontare, sebbene di loro si possa lasciare una traccia fra le pagine di un diario o attraverso uno sguardo gettato per caso nella direzione giusta: prima o poi qualcuno sarà in grado di decodificare il passato, sottraendolo alla distorsione della malalegna e perdonando anche ciò che è impossibile capire razionalmente.
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Il ritmo dell’opera, cadenzato e severo come certi territori e periodi storici, è spesso addolcito dal carattere premuroso della giovane protagonista, che nonostante la difficoltà di esorcizzare il dolore si dimostra in realtà capace di non smarrire la propria identità stringendosi nello stesso commovente abbraccio con Caterina, Nardino e Angelina, e rintracciando nelle loro scelte un desiderio di fondo comune, assimilabile all’emancipazione dal giudizio altrui e alla costruzione di una felicità finalmente su misura. Con quest’ultima pubblicazione, dunque, Rosa Ventrella ci regala una storia che stupisce e intenerisce, fa indignare e contemporaneamente conquista per tematiche e linguaggio, sensibilità e poliedricità.
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