Quanto costa un “Sogno di carta”
Questa vuole essere la storia di un libro e del suo autore.
Il libro si intitola “L’ospite” uscito lo scorso giugno per la Robin Edizioni, ed è un bel libro. Racconta la storia di un giovane medico che svolge la sua attività in un nosocomio di un’isola sperduta; a fargli compagnia i suoi sogni e le sue ossessioni in un continuo andirivieni tra passato e futuro, tra realtà e immaginazione. Ancora, con lui, un indimenticabile paziente psichiatrico di nome Leonard e il saggio giardiniere Sigmund. Se ne ama la profondità e la scrittura che a tratti ha poco da invidiare ad un thriller di matrice filosofica.
L’autore è il trentaquattrenne siciliano Luigi Fabozzi che, dopo una quasi laurea in Medicina (“cominciavo a soffrire la mancanza di rapporti umani tra medico e paziente e certe dinamiche interne”) ha mollato tutto per dedicarsi alla scrittura e al teatro a tempo pieno. “L’ospite” è il suo primo romanzo, il che fa di Luigi Fabozzi un autore esordiente.
A bazzicare nel mondo degli autori esordienti ne emerge una realtà abbastanza oscura e “un giro d’affari che supera gli 11.000 euro annui” (Repubblica, 27/08/2011) in cui “i sogni di carta” si pagano a caro prezzo, in termini economici, di tempo e di speranze spesso deluse. Non c’è autore esordiente, comunque, che non sia pronto a puntare il dito contro il mercato delle case editrici, e qui si parla di quasi 7.000, molte delle quali non rifiutano alcun manoscritto, disposte però alla sola pubblicazione a pagamento. Una fra tutte, in Italia, leader nel settore la Albatros - Il filo; leggere, per credere, l’illuminante “Esordienti da spennare” di Silvia Ognibene, Terre di mezzo editore.
E a Luigi Fabozzi, com’è andata?
Per vedere pubblicato il mio manoscritto ho dovuto aspettare circa quattro anni. Nel frattempo, chiaramente, l’ho inviato a moltissime case editrici. Alcune non hanno mai risposto, per altre la risposta è arrivata in tempi molto lunghi e non era una risposta interessata, di norma accompagnata da lettere di cortesia che facevano cenno a “linee editoriali” che niente avevano a che vedere con L’ospite.
Sarà capitata anche a te la proposta di chi ti riconosceva una pubblicazione a pagamento.
Certo, ma non sono proposte che ho mai valutato.
E la famosa Albatros-filo.
Sì, anche quella… se non ricordo male mi ha chiesto qualcosa come 3.500 euro.
A proposito di guadagni.
Per il cartaceo, il libro in formato classico, l’autore ha una percentuale se non nulla quantomeno molto bassa. Si parla di pochi euro a libro venduto. Tra le spese dell’editore, quelle della distribuzione e altre voci non si ricava davvero granché.
Cosa intendi per il libro classico…
Intendo dire che se l’e-book non sostituirà il cartaceo di certo è un’alternativa molto valida. Scegli tu come farti il tuo libro e abbatti i costi di produzione. Il rapporto spesa guadagno è assolutamente a favore di quest’ultimo. Poi si può sempre ragionare su un prodotto misto, un e-book dal quale ricavare solo poche copie stampate, giusto per la soddisfazione dil vedere il tuo manoscritto stampato.
In cosa è cambiata nel tempo la figura dell’esordiente?
Un cambiamento radicale, direi. Un tempo lo sforzo maggiore di un esordiente era avere una buona idea e trovare un editore che fosse interessato, che non è poco, intendiamoci. Oggi, passate queste due fasi, l’autore deve diventare il manager di se stesso. Spende, per farsi conoscere, tante energie quante ne ha usate per scriverlo quel libro Deve inventarsi mille modi per farsi pubblicità e vendere. Inutile dire che, per arrivare a una casa editrice, oggi come allora è di grande aiuto avere un nome… essere figlio di qualcuno che conti. Come dire, essere famosi prima di aver scritto qualcosa, e non importa se sei figlio d’arte, basta essere parente di un chirurgo plastico affermato o di un luminare della psicanalisi.
Poi è arrivata la Robin...
Sì, una casa editrice seria, un buon progetto editoriale, una buona distribuzione. Ho colto l’occasione giusta.
In quei quattro anni prima della pubblicazione, hai mai pensato di lasciar perdere?
In realtà forse sì, ma ho capito che la cosa più importante era resistere.
Questo vuole essere un omaggio a Luigi Fabozzi, a 'L’ospite' e a chi decide di non mollare.
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