Quando Salinger s’innamorò di Oona O’Neill
“Romanzo non-romanzo”: così Frédéric Beigbeder definisce il suo ultimo libro, Un amore di Salinger (Mondadori, traduzione di Giovanni Pacchiano). Ma per introdurlo, si possono aggiungere parecchi aggettivi: sincretico, multimediale, metaletterario, autobiografico. Il multiforme scrittore francese ha realizzato in alcuni punti un vero collage tra storie realmente accadute, lettere del tutto inventate, romanzi già scritti e altri ancora in potenza, e tra la propria storia di scrittore e quella di uomo innamorato.
Un materiale così cangiante rifluisce nella narrazione di Un amore di Salinger: quest’amore, nella fattispecie, è la prima cotta dello scrittore Jerome D. Salinger, che appena ventenne, dinoccolato e imbarazzato, viene folgorato dalla bellezza educata di Oona O’Neill. Beigbeder, nel raccontare questo incontro, descrive la donna, ma ci tiene soprattutto a farla vedere. Di qui il primo pezzetto di multimedialità del romanzo: una foto della ragazza in una delle serate “ruggenti” allo Stork Club di New York. Oona è la figlia dello scrittore premio Nobel Eugene O’Neill, ed è così bella che potrebbe diventare un’attrice famosa. I due ragazzi si innamorano, condividono una parentesi di giovinezza spensierata, poi Salinger si arruola (parteciperà allo sbarco in Normandia), e Oona conosce Charlie Chaplin.
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Chaplin ha cinquantaquattro anni, lei appena diciassette. Lui la corteggia senza riserve e, con la disapprovazione di tutti, si sposano. Avranno otto figli e staranno insieme fino alla morte di Charlie.
Su questi fatti Beigbeder cuce una narrazione tutta inventata (finzionale), che trova i suoi punti di sutura nelle lettere che immagina Salinger avrebbe scritto a Oona. Lo scrittore, così giovane, così inesperto, si affida alla comunicazione con questa donna perfetta e immacolata per raccontare le verità assurde della guerra. Più che amore nella sua accezione di storia reale, vissuta, Beigbeder ci racconta un amore che funge da ponte verso quello che non riusciamo a comprendere: qualcosa che sta oltre l’umano, e che ha bisogno della bellezza pura di una donna per poter essere compreso.
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L’amore che non è stato vissuto appieno nella realtà viene trasfigurato e sublimato: menomale, scrive l’autore, che Salinger e Oona non sono mai tornati insieme. Con questo piccolo dolore nel cuore, Jerome D. Salinger ha scritto Il giovane Holden, e ne ha fatto un libro indimenticabile.
Beigbeder omaggia così il suo mito letterario (su cui ha girato anche un documentario), riflettendo sulle radici profonde della sua scrittura, e al tempo stesso raccontando le proprie ragioni di romanziere: come si è originata in lui l’idea di raccontare di Oona O’Neill, come ha voluto indagare sui documenti reali di quel rapporto (permesso che gli è stato negato dalla famiglia Chaplin), come abbia preso forma poi la fantasia.
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Sulle tracce di Oona O’Neill, l’autore e narratore racconta di essere incappato in una bellezza reale, da togliere il fiato, che in seguito è diventata sua moglie. La sua storia vera si è intrecciata alla storia letteraria, e ha trovato un suo angolino anche in chiusura del romanzo. Senza smentire così l’autobiografismo che ha alimentato i precedenti titoli dello scrittore francese.
Mi crederete, allora, se dico che Un amore di Salinger è un romanzo composito, che compie tanti salti temporali e di scene, viaggia dall’America al Lago Lemano, e attraversa un’Europa in fiamme, distrutta dalla seconda guerra mondiale. Beigbeder scrive e fa vedere (anche letteralmente, come ho detto) persone e sentimenti, con ironia, stuzzicando la curiosità del lettore con riferimenti a video di Youtube, racconti di aneddoti e storie personali, citazioni da altri autori. Un amore di Salinger è un romanzo-non romanzo estremamente flessibile, e per questo piacevolissimo.
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