Quando nacque l’uso del nome e del cognome?
Ci siamo mai chiesti quando nacque l’uso del nome e cognome, così come li utilizziamo ogni giorno nei più svariati momenti della vita quotidiana?
Se la necessità di attribuire un nome personale a ciascun individuo di una famiglia, di un gruppo, o di una tribù, nasce già agli albori della storia dell’umanità, le origini dell’uso del cognome variano sia storicamente che geograficamente.
I Greci usavano aggiungere al nome il patronimico figlio di e lo stesso facevano le antiche popolazioni del Nord Europa, aggiungendo al nome del padre i suffissi -son o -sen, il cui uso è continuato per secoli, giungendo fino a noi: Gustafsson equivale a figlio di Gustaf.
Presso gli antichi Arabi troviamo invece la parola ibn a significare figlio di (Muhammad ibn Abd Allah), mentre in ebraico si usa bar (Shimon bar Yohai).
I Romani sono stati i primi ad usare un’onomastica complessa, almeno per quanto riguarda i nobili (plebei e schiavi avevano solo il nome proprio), costituita addirittura da tre elementi: Caius Iulius Caesar, dove Caius è il nome e Iulius indica la gens di appartenenza, mentre Caesar è un soprannome che serve a distinguere rami della stessa gens. Il soprannome nasce di solito da un attributo fisico, o dal luogo di nascita.
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Con la caduta dell’Impero Romano, però, questo sistema decade, e per gran parte del Medioevo le persone usano solo il nome proprio, che dall’avvento del Cristianesimo è divenuto quello di battesimo. Solo intorno al 1100-1200, dopo il forte aumento della popolazione europea, diventa necessario distinguere gli individui, aggiungendo al nome una prima forma di cognome, dalle origini più disparate: luogo di nascita, mestiere esercitato, un soprannome.
Sono soprattutto i notai, scrivendo gli atti pubblici, e i parroci, tenuti a compilare i registri parrocchiali, ad attribuire i cognomi, ma per arrivare a un uso codificato e senza storpiature da una generazione all’altra di nome e cognomeoccorrerà attendere la creazione dell’Anagrafe statale nel XIX secolo.
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