Quando gli uomini processavano gli animali
Chiara Frugoni è una storica italiana, specialista del Medioevo e di Storia della Chiesa. Il suo ultimo saggio, Uomini e animali nel Medioevo. Storie fantastiche e feroci (Il Mulino Editore), è un’indagine storica dettagliata tesa a indagare il rapporto tra gli uomini e gli animali nell’età medievale, corredata da una serie di illustrazioni e di citazioni tratte da scritte di predicatori e padri della chiesa.
La vita degli uomini intorno all’anno mille fu popolata da una serie di creature surreali e fantastiche, adorate o temute, che hanno scatenato l’immaginario collettivo e suscitato le più fervide fantasie. Il rapporto tra gli uomini e gli animali è un rapporto risalente alle origini dell’uomo stesso. Nella Genesi, è scritto che Dio mise a disposizione di Adamo gli animali, sancendone un rapporto di subordinazione: «dopo aver plasmato “con la polvere del suolo’’, l’uomo, lo pose, unico essere vivente, “nel giardino delle delizie” perché lo coltivasse e lo custodisse». L’uomo doveva lavorare, ma per farlo necessitava di aiuto, pertanto Dio popolò la terra di «tutti gli esseri viventi […] e tutti gli uccelli del cielo e li condusse da Adamo». Adamo diede a tutti gli animali un nome; dopodiché capendo che ad Adamo mancava ancora qualcosa, Dio creò la donna.
È Adamo ad assegnare un nome agli animali e alla donna e a deciderne quindi il destino. Tuttavia, dopo la trasgressione dei progenitori, avvenne un mutamento e nel mondo apparvero la violenza e la morte. Lo scenario dunque cambia: l’uomo perde il dominio sugli animali e di conseguenza essi sono ora in grado di fargli del male. L’uomo deve imparare a fronteggiarli e a difendersi da loro. Sarà successivamente San Francesco a instaurare un nuovo rapporto di fratellanza col mondo animale.
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In una breve introduzione, che spesso viene tralasciata dal lettore, ma che la Frugoni invita a leggere «se possibile», la storica volge lo sguardo a tutta una serie di proverbi che quotidianamente accompagnano il nostro modo di parlare degli animali. Spesso molti di questi modi di dire esprimono disprezzo, di altri invece, pur utilizzandoli, ne ignoriamo il significato. Dalle oche ritenute stupide o distratte, ai cani dei quali è meglio guardarsi (si dice ad esempio che è meglio non svegliare il cane che dorme perché potrebbe essere pericoloso), ai gatti e agli asini. Di tutte le descrizioni degli animali che durante il Medioevo terrorizzavano gli uomini è rimasto solamente l’aspetto scaramantico. È consuetudine dire «In bocca al lupo» per augurare buona fortuna, a cui si risponde «Crepi». Differente era invece la storia in età medievale. Viaggiatori e predicatori dotati di grande fantasia raccontano di molte specie animali, che oggi definiremmo surreali, ma che per gli uomini del Medioevo erano più che mai reali, che molto spesso convivevano con l’uomo: unicorni, draghi, grifoni. Il saggio della Frugoni è un vero e proprio excursus minuzioso in questo mondo a noi lontano. A essere di fondamentale importanza nella struttura del saggio sono le immagini (arazzi, mosaici, sculture, dipinti). In ogni capitolo sono infatti presenti illustrazioni analizzate in modo dettagliato e preciso e che svelano le molteplici sfaccettature della storia di questa relazione, quella appunto tra uomini-animali, lunga secoli, simbolica e reale, che rende ancora vivo, palpitante e attuale quel tempo oramai lontano.
Nel Medioevo gli uomini erano spesso dominati dal sentimento della paura nei confronti degli animali, dato che la mitezza dei loro comportamenti, come sottomessi e collaborativi, apparteneva a un lontano paradiso perduto. Nelle foreste e nei boschi si aggiravano animali pericolosi: orsi, cinghiali e lupi, che spesso uccidevano persone e bestiame e andavano quindi affrontati. «I lupi erano temuti per l’insaziabile voracità, per la loro astuzia combattiva» e per il fatto che si aggiravano in branco. Del cinghiale «emergono in modo assai netto il coraggio e la determinazione di questo animale la cui caccia poteva rivelarsi mortale. Le zanne, il pelo nero, la voracità lo propongono anche come emissario e compagno del diavolo». Persino i maiali erano considerati pericolosi. Dal XIII secolo tutti gli animali che avevano procurato danni o ucciso altri animali o uomini vennero addirittura sottoposti a processi, incarcerati e poi messi a morte dopo atroci torture.
A essere diversa fu la posizione di San Francesco. Egli visse il rapporto con tutte le creature con uno spirito di piena fratellanza, sentendosi una creatura fra le creature. Ritenne che uomini, animali e perfino gli esseri inanimati dovessero rendere grazie a Dio «per tutti i beni così generosamente ricevuti». San Francesco visse in contatto con gli animali del bosco, li amò e fu animato da uno spirito evangelico. «Francesco è ascoltato con molta attenzione da un fiero leone e da una scimmia». Egli istituì una comunanza con gli animali, sentendoli come fratelli, riconoscendo i diritti dei loro comportamenti non dovuti a crudeltà, ma all’essere stati, come gli uomini, «travolti dalla tragedia di Adamo ed Eva». Ed è questo suo atteggiamento un esempio unico presente nel Medioevo e che dona una grande lezione morale.
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Il libro si chiude con un interrogativo fondamentale che aiuta a riflettere: come è al giorno d’oggi il rapporto tra gli uomini e gli animali? Si vive insieme in un rapporto di fratellanza reciproca o esistono ancora certe torture malvagie?
Per la prima foto, copyright: Jeroen Bosch su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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