Quando finisce un amore. “Oggi faccio azzurro” di Daria Bignardi
Esce per Mondadori, il nuovo romanzo di Daria Bignardi, Oggi faccio azzurro, ed è una piacevole immersione nella vita di Galla, come Galla Placidia, l’imperatrice.
Galla ha poco di imperiale, eccezion fatta, forse, per il modo in cui riesce a percepire il dolore lasciatole da Doug, il marito che l’ha abbandonata all’improvviso, una mattina, mentre lui sedeva sulla tazza del water e lei si lavava i denti. Un abbandono chirurgico che recide un legame durato vent’anni. La reazione di Galla è stoica. Se devi farlo, fallo. È questo ciò che dice a Doug in quella stanza da bagno.
E dentro? Dentro Galla, il mondo è tutto fuorché placido e stoico, non c’è alcuna traccia comune con quello che ha proferito davanti a suo marito. Dentro c’è solo la fatica di stare vivi, di essere attiva, di accettare che davvero è sola, che davvero è finita una storia che lei credeva eterna.
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Doug è felice ora. Non lo era anche Vasilij con la sua Nina? Lo era, ma non come lo era stato con Gabriele. Almeno questo sostiene la voce di Gabriele Münter, da quando Galla ha fatto una breve vacanza a Monaco, l’unico posto della sua personale geografia dove non avrebbe potuto inciampare e tagliarsi in cocci sopravvissuti della sua storia con Doug. Da quella vacanza, dalla visita alla casa in cui hanno vissuto Vasilij Kandinskij e Gabriele Munter, Galla non riesce più a togliersi quella voce dalla testa. La beffeggia, la canzona, la trafigge con la sua cattiveria e Galla può solo soccombere.
Arriva da un paesino, Galla, ma ora vive a Milano, da un sacco di anni, da quando ha incontrato Doug, il fotografo americano che l’ha stregata con il suo modo di fare pragmatico, deciso, sintetico.
L’ha stregata e ora non sa come spezzare l’incantesimo. È per questo che va dalla psicologa. Solo a lei ha raccontato della voce, di Gabriele, la seconda compagna di Kandinskij, l’altra donna abbandonata che ogni tanto abita i pensieri di Galla. La differenza tra le due sta nel fatto che Gabriele è incazzata, persino dall’Iperuranio, perché Vasilij se n’è andato senza dire una parola. È tornato in Russia e ci è rimasto. Di più, tre mesi più tardi stava già con Nina, una donna di gran lunga più giovane di lui, che poi ha pure sposato. Non era felice con quella Nina. Perché cosa si potranno mai dire un uomo maturo, un genio che ha inventato un nuovo modo di dipingere, e una ragazzona? Ben poco. E quel vuoto di parole è la causa della loro infelicità. Secondo Gabriele. Per Galla è diverso, cioè, Galla è diversa da Gabriele. O forse no? Di certo, secondo Galla non è segno di infelicità il silenzio tra due che si amano. Per esempio, Doug restava spesso assorto nei suoi libri durante i pasti. È intimità, questa. È essere liberi assieme a un altro. Lo è? La voce di Gabriele è spesso un riverbero.
Galla non ha molte risposte, vive principalmente di ricordi, di analisi, di tormenti, cerca di ricostruire la sua storia con Doug, capire quali siano stati i suoi errori, le sue mancanze che hanno spinto suo marito ad abbandonarla, a trattarla ora con indifferenza, freddo come se non avessero condiviso vent’anni di vita. Cos’ha sbagliato?
È Gabriele a fornirle una via, una possibile risposta. È il primo ciottolo da appoggiare sullo sterrato che disegni una via e la porti fuori dal fango che le impantana i pensieri. Servirà il sole, per asciugare e rendere solido il terreno, ma c’è già un ciottolo, il primo passo. Il ragionamento di Gabriele è semplice e lineare, è un lampo di luce contro un cielo buio. Se Vasilij Kandinskij ha avuto modo di essere Vasilij Kandinskij è perché c’era qualcuno che apparecchiava la vita per lui, che pagava le bollette, gestiva gli ambienti, piegava i panni, provvedeva a rendere gli spazi confortevoli. È perché qualcuno credeva in lui.
Per capire l’importanza di questo dettaglio, che potrebbe apparire un moto di rabbia o una stizza da femministe dell’Iperuranio, bisogna leggere la storia di Galla, lasciarsi trascinare in un mondo fatto di colori, di domande, di pause, di incontri inattesi, di altri mondi.
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Dal punto di vista stilistico, Oggi faccio azzurro di Daria Bignardi è una brezza estiva, leggero e coinvolgente al punto giusto.
Per la prima foto, copyright: Nicholas Gercken su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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