Produzione e lettura di libri in Italia 2014
I dati sulla produzione e la lettura di libri in Italia anche quest'anno riservano poche sorprese. Secondo l'indagine Istat pubblicata qualche giorno fa (che come ogni anno ha coinvolto numerose famiglie italiane e circa 1600 editori attivi), scende ancora il numero di persone che dichiara di aver letto almeno un libro per ragioni non strettamente scolastiche o professionali nei 12 mesi prima dell'intervista, mentre segnali positivi arrivano dagli ebook: l'unico settore (in crescita) nel quale si appianano le divergenze tra Nord e Sud e tra lettori e lettrici.
Ma andiamo con ordine. Sono oltre 23 milioni 750 mila gli italiani con più di 6 anni che hanno dichiarato di aver letto almeno un libro nel 2014, una cifra che, in termini percentuali, si attesta al 41,4%, registrando una leggera flessione rispetto al 2013 (43%). Leggera sì, ma indice di una continua emorragia di lettori che, iniziata dopo il 2010 (quando è stato raggiunto il valore più alto con 46,8 % di lettori ogni 100 italiani), continua inesorabile, riportandoci indietro quasi ai dati del 2003 (41,3%), dopo un decennio di crescita continua iniziato nel 2000. Una flessione che riguarda soprattutto i più giovani, con il dato peggiore che si registra nella fascia tra i 6 e i 10 anni, dove la quota lettori è scesa dal 49,3% del 2013 al 44,6 del 2014, anche se resta determinante la cultura famigliare (nella fascia da 6 a 14 anni si registra il 66,9% di lettori tra i figli di genitori che leggono, mentre si scende al 32,7% se si parla con figli che hanno entrambi i genitori poco amanti dei libri ).
Donna di cultura elevata e residente al Nord. Per quel che riguarda l'editoria tradizionale l'identikit del lettore forte resta invariato rispetto agli anni precedenti. Come indica il report dell'Istat «la popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età». Complessivamente, infatti, presi 10 italiani di sesso maschile e 10 di sesso femminile, si trovano neanche 3,5 lettori tra i primi, mentre tra le seconde 5 dichiarano di aver letto almeno 1 libro nell'anno precedente. Una costante a qualsiasi latitudine, con l'aggravante che man mano che si scende lungo la penisola diminuisce costantemente anche il numero di lettori e lettrici (Nord-ovest 48,1%, Nord-est 49%, Centro 44,9%, Sud 29,4% e Isole 31,1%), così come scende allontanandosi dai centri metropolitani (50,8%) e avvicinandosi ai paesini con meno di 2000 anime (37,2%). Ma se il livello di istruzione influisce ancora molto (la quota lettori oscilla tra il 74,9% dei laureati e il 24,6% di chi ha la sola licenza elementare) un dato è preoccupante: tra le persone con titolo di studio superiore la propensione alla lettura è andata diminuendo nel tempo, come dire che i laureati più anziani leggono di più rispetto ai giovani con cultura equivalente.
Tutta “colpa” dei lettori deboli. Se nell'ultimo anno sono rimasti stabili i lettori forti, coloro che leggono più di 12 libri all'anno (che sono il 14,3%) sono invece calati i cosiddetti lettori deboli, quelli che arrivano, a fatica, a leggere un volume all'anno, che sono passati dagli 11,5 milioni del 2013 ai 10,7 milioni del 2014. Una variazione negativa del 6,8%, tanto che per l'Istat la crisi della lettura in Italia è da attribuire soprattutto alla loro incostanza. Certo, di mezzo ci sono anche scarse politiche scolastiche di educazione alla lettura (per il 49,9% degli editori interpellati) e il livello culturale dell'italiano medio, generalmente basso (per il 39,8% dei rispondenti).
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Più della metà dei libri torna indietro. Certo, anche le scelte politico-economiche hanno il loro peso, visto che il 33,9% degli editori intervistati segnala lo scarso sostegno alla domanda e l'inadeguatezza delle politiche di incentivo all'acquisto di libri, mentre per il 22,2% sono i prezzi di copertina troppo alti a scoraggiare il pubblico (con la mancanza di bonus e detrazioni fiscali a fare il resto). Il fatto che il settore editoriale italiano sia poi fortemente polverizzato (con i piccoli e medi editori che rappresentano l'87,6% degli editori attivi) contribuisce all'oblio, anche da parte dei media (per il 22,8% degli intervistati). Intanto si cerca di contrastare la crisi puntando di più sulla vendita online (ne usufruiva il 72,4% degli editori nel 2012, nel 2013 si è passati al 78,7%), con un incremento soprattutto dei piccoli editori (passati nello stesso periodo dal 63,3% al 71,1%), aumentando l'offerta (61.966 titolo pubblicati nel 2013, anni di riferimento dell'indagine, per un totale di 181 milioni di copie) e facendo leva sulle novità editoriali (le opere originali pubblicate in “prima edizione” sono aumentate del 7,2% in termini di titoli, e del 25,3% in termini di tiratura) che costutuiscono in media il 63,2% delle proposte editoriali. Ma nonostante tutto, per il 25,5% degli editori sono rimaste invendute più della metà delle copie stampate nel 2013. Un dato che incide di più su piccoli e medi editori, anche se pure il 9,3% dei grandi editori ha dichiarato una giacenza e un reso superiori alla metà delle copie stampate.
Cresce il mercato digitale. In tutto questo scenario le uniche note positive sembrano arrivare dagli ebook. Nel 2013 sono quasi 15.000 i titoli che sono stati proposti al pubblico italiano anche in digitale (il 24,1% di quelli pubblicati, +2% rispetto al 2012), percentuale che sale al 25,6% per le ristampe e arriva quasi al 50% per i testi scolastici.
Rispetto al 2012 sembra che gli editori abbiano puntato finalmente sull'innovazione, se è vero che oltre un quarto degli ebook (il 25,6%, contro il 20,3% dell'anno prima) presenta contenuti extra rispetto alla stessa edizione cartacea.
A spingere il mercato degli ebook è il fattore prezzo, oltre alla facilità di trasporto e archiviazione (per il 38,8% dei rispondenti), mentre a frenare la crescita di questo mercato pare sia soprattutto l'immaterialità del libro digitale (per il 36,3%), oltre all'analfabetismo informatico italiano (per il 35,3%); per altri i motivi sono legati al prezzo (19,8%) e alla mancanza di un formato standard (19,1%).
Gli ebook appianano le differenze (ma non tutte). Comunque sia, gli ebook piacciono sempre di più, e nel 2014 quasi 5 milioni di persone hanno letto o scaricato libri online. I lettori forti “su carta” rimangono tali anche “in digitale”, tuttavia appare positivo che il 6,6% di chi non possiede libri in casa abbia dichiarato di aver scaricato libri online nel 2014 (nel 2013 erano il 5,2%). Un altro aspetto interessante, che l'Istat definisce di “discontinuità e di cambiamento”, sta nella pervasività della rete che sembra attenuare le differenze tra le varie zone del Paese: l'accesso ai libri in formato digitale oscilla infatti dal 18,2% dell'Italia centrale al 13,7% del Nord-est, fino al 14,7% del Sud e il 13,8% delle Isole. Rispetto al cartaceo molto più equa anche la distribuzione tra lettori digitali maschi (50,4%) e lettrici femmine (49,6%), mentre un aspetto che si conferma ancora una volta, anche nel mercato digitale, è la differenza tra i vari livelli di istruzione della popolazione, con i laureati che, anche nel mercato ebook, fanno la parte del leone (con un 38%).
Ma a parte questo quest'anno è proprio il digitale a dare una luce positiva ai dati sulla produzione e la lettura di libri in Italia.
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