Premio Campiello 2016: diretta live
Questo post sarà aggiornato in tempo reale, fino alla proclamazione del vincitore dell’edizione 2016 del Premio Campiello.
Per il quarto anno consecutivo, Sul Romanzo è al Teatro La Fenice per seguire da vicino la serata finale di uno dei premi letterari più prestigiosi in Italia. Vi racconteremo il dietro le quinte della manifestazione e cercheremo di raccogliere gli umori e le sensazioni dei finalisti: Alessandro Bertante (Gli ultimi ragazzi del secolo, Giunti), Luca Doninelli (Le cose semplici, Bompiani), Elisabetta Rasy (Le regole del fuoco, Rizzoli), Andrea Tarabbia (Il giardino delle mosche, Ponte alle Grazie) e Simona Vinci (La prima verità, Einaudi), oltre a Gesuino Nemus vincitore del Premio Campiello Opera Prima con La teologia del cinghiale (Elliot).
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Un po’ di storia
Il Premio Campiello compie 54 anni. A inaugurare la lista dei vincitori è stato uno dei libri più amati dai lettori di tutti i tempi, La tregua di Primo Levi, a cui si sono aggiunti negli anni alcuni degli autori che più hanno saputo segnare la storia della letteratura italiana, tra i quali Giuseppe Berto, Mario Pomilio, Ignazio Silone, Giorgio Bassani, Mario Soldati, Mario Tobino, Mario Rigoni Stern, Gesualdo Bufalino, fino ai vincitori più recenti come Sandro Veronesi, Giuseppe Pontiggia, Michela Murgia e Carmine Abate.
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L’incipit dei primi vincitori del Premio Campiello
La tregua di Primo Levi
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell'Armata Rossa, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco e con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz operarono diversamente.
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Il male oscuro di Giuseppe Berto
Penso che questa storia della mia lunga lotta col padre, che un tempo ritenevo insolita per non dire unica, non sia in fondo tanto straordinaria se come sembra può venire comodamente sistemata dentro schemi e teorie psicologiche già esistenti, anzi in un certo senso potrebbe perfino costituire una appropriata dimostrazione della validità perlomeno razionale di tali schemi o teorie, sicché, sebbene a me personalmente non ne venga un bel nulla, potrei benissimo sostenere che il mio scopo nello scriverla è appunto quello di fornire qualche altra pezza d'appoggio alle dottrine psicoanalitiche che ne hanno tuttora più bisogno di quanto non si creda...
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Le interviste agli ultimi vincitori
Dal 2013, Sul Romanzo realizza una serie di interviste a tutti gli autori finalisti. E in occasione di questa finale vi proponiamo un breve stralcio delle interviste agli ultimi vincitori:
Andrea Riccarelli, L’amore graffia il mondo (Mondadori), vincitore 2013
E allora da dove ha tratto ispirazione per la storia di Signorina?
Come tutti coloro che scrivono, anch’io ho inserito qualcosa di autobiografico. Ci sono echi della mia famiglia e alcuni tratti ricordano la figura di mia madre. Però, più in generale era il punto di vista femminile che volevo indagare rispetto al sentimento e all’amore: mi hanno ispirato i sacrifici che le donne sono in grado di compiere in nome dell’amore. Anche noi uomini amiamo e soffriamo, ma siamo avvantaggiati da una distanza, da una lontananza rispetto alle cose che ci permette di vivere le vicende quotidiane con più freddezza.
LEGGI ANCHE – Premio Campiello: intervista a Ugo Riccarelli
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Giorgio Fontana, Morte di un uomo felice (Sellerio), vincitore 2014
Morte di un uomo felice, pubblicato da Sellerio, tratta anche la storia di una vittima del terrorismo. Da che cosa è nata questa scelta? Quali sono state le categorie di concetti che hanno animato la direzione durante la stesura del romanzo?
Spiegare come nasce una storia è davvero difficile, per me: non c'è una “scelta” precisa o un momento identificabile. Ma posso metterla così: appena chiuso Per legge superiore – con cui Morte di un uomo felice forma un dittico – sapevo che avrei voluto raccontare qualcos'altro ancora di Giacomo Colnaghi. In quel romanzo Colnaghi appare come personaggio minore dal punto di vista puramente narrativo, ma centrale dal punto di vista emotivo e ideale. E dunque mi ci sono buttato a capofitto: era una storia delicata e appassionante, inscritta a sua volta in un momento doloroso e complesso della storia italiana. Di certo non un tema facile da raccontare; così come non è stato facile costruire tutto il rapporto fra Giacomo e il padre partigiano Ernesto – il loro dialogo a distanza, che ritengo il cuore pulsante di tutto il libro. Quindi ho studiato come un pazzo, molto semplicemente; e ho cercato di dare il massimo, non accontentandomi mai. E come sempre accade, è stato durante le varie stesure che ho preso maggiore coscienza dei miei personaggi e delle urgenze che li attraversavano.
LEGGI ANCHE – Premio Campiello 2014 – Intervista a Giorgio Fontana
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Marco Balzano, L’ultimo arrivato (Sellerio), vincitore 2015
A quasi 60 anni, Ninetto si ritrova a vivere una nuova difficoltà, quella del rientro nel mondo del lavoro. Quanto ha inciso nella connotazione di questa parte del romanzo la situazione dei tanti over 50 che oggi, in pieno periodo di crisi, si ritrovano senza lavoro?
Molto. Ninetto esce dal carcere a 57 anni e non ha più il suo posto di lavoro perché nel frattempo lo stabilimento di Arese dell’Alfa Romeo ha chiuso i battenti. Così prova a rimettersi in pista, ma ovviamente non è facile. E come potrebbe esserlo? Per giunta lui ha in tasca solo la terza media e un’unica esperienza professionale, quella di operaio in catena di montaggio. Rimettersi in gioco è oggettivamente difficile e il passare del tempo e la crisi, va da sé, non aiutano. Però è proprio da questo estenuante tentativo di ricominciare che Ninetto finirà per fare incontri interessanti: si imbatterà a chiedere lavoro a una pizzeria gestita da egiziani e ad aiutare due giovanissimi ragazzi cinesi che lavorano nel bar di fronte casa sua, in piena periferia di Milano. Sarà un modo per problematizzare, seppure in maniera assolutamente soggettiva e parziale, alcuni suoi pregiudizi sugli emigranti.
LEGGI ANCHE – Premio Campiello 2015 – Intervista a Marco Balzano
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L’edizione 2016
Anche quest’anno la serata finale è affidata alla conduzione di Geppi Cucciari e Neri Marcorè, cui spetta il compito da fare da padroni di casa gestendo l’emozione degli scrittori finalisti e annunciando i risultati così come decretati dalla votazione dei trecento lettori anonimi che sceglieranno il vincitore assoluto tra i cinque finalisti indicati dalla Giuria tecnica del Premio Campiello.
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Diretta live
Ore 22.40 Simona Vinci vince il Premio Campiello 2016 con “La prima verità”, Einaudi con 79 voti
Elisabetta Rasy con “Le regole del fuoco”, Rizzoli – 65 voti
Andrea Tarabbia con “Il giardino delle mosche”, Ponte alle Grazie – 62 voti
Luca Doninelli con "Le cose semplici", Bompiani – 42 voti
Alessandro Bertante con "Gli ultimi ragazzi del secolo", Giunti – 34 voti
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Ore 22.37 Il Premio Campiello Economia, alla prima edizione, viene consegnato a Dario Di Vico, firma del «Corriere Della Sera»
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Ore 22.28 Viene consegnato il premio alla carriera a Ferdinando Camon.
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Ore 22.16 Sale sul palco Elisabetta Rasy, finalista con Le regole del fuoco (Rizzoli). Farebbe interpretare la protagonista del suo romanzo a Nicole Kidman.
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Ore 22.05 È il turno di Andrea Tarabbia con Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie) che vorrebbe che il suo romanzo fosse letto da suo nonno.
«I cattivi hanno un certo fascino perché si permettono di fare cose che noi non possiamo fare».
A presentare il romanzo è Enrico Berolino.
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Ore 21.55 Geppi Cucciari in sala stampa!
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Ore 21.43 Viene assegnato il Premio Campiello Opera Prima. A consegnare il premio è Enrico Ianniello, vincitore dello stesso premio nell'edizione 2015.
Il vincitore 2016 è Gesuino Nemus, con La telogia del cinghiale (Elliot).
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Ore 21.33 Tocca a Luca Doninelli con Le cose semplici (Bompiani) che viene sponsorizzato da Giovanni Allevi: «è una rocambolesca storia d'amore a salvare il protagonista».
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Ore 21.25 Viene assegnato il Premio Campiello Giovani a Ludovica Miraglia con Wanderer (Viandante). Consegna il premio (la Pantegana di laguna) Emma Marcegaglia.
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Ore 21.17 Sale sul palco Simona Vinci, autrice di La prima verità (Einaudi) che viene presentato anche da Antonio Cornacchione: «un libro contro la violenza e sul coraggio di essere un po' pazzi».
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Ore 21.09 Tocca ad Alessandro Bertante con il suo Gli ultimi ragazzi del secolo (Giunti) che vorrebbe far leggere a Massimo D'Alema.
Il libro è presentato da Adriano Panatta: «Un romanzo che fa riflettere sulle ingiustizie della vita».
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Ore 21.06 Si spiega il meccanismo di votazione... con tanto di lavagna!
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Ore 21.00 Il Presidente della Fondazione Il Campiello è sul palco.
Cita l'insegnante dei bambini siriani in Libano: «La cultura costruisce case anche dove non ci sono fondamenta, mentre l'ignoranza abbatte le mura benedette dal benessere».
«La cultura può dare un contributo solo se condivisa».
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Ore 20.55 Mentre la giuria commenta i 5 finalisti, ecco la sala stampa in fibrillazione!
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Ore 20.47 Geppi Cucciari e Neri Marcorè sono finalmente sul palco!
Subito Neri Marcorè: «Non è stato abbattuto nessun albero per il vestito di Geppi Cucciari»
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Ore 20.43 La sala è pienissima!
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Ore 20.40 Ha inizio il Premio che ha sostituito il Telegatto nel cuore degli italiani, parola di Geppi Cucciari.
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Ore 20.22 La torta, dov'è la torta?! Il tavolo c'è, almeno quello.
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Ore 20.13 Come far felice la sala stampa! Ci invidiate un po', vero?
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Ore 20.08 Siamo dentro... la bellezza abita qui.
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Ore 19.46 Siamo fuori al Teatro La Fenice, pronti a entrare!
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Ore 19.22 Le gondole, ecco le gondole!
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Ore 19.15 Eccoci in laguna!
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