“Polaroid” di Gianluca Mercadante: racconti tra fiction e cronaca
Polaroid di Gianluca Mercadante è una raccolta di dieci racconti pubblicata in cartaceo nel 2008 da Las Vegas Edizioni che, nel settembre 2014, ha preso di nuovo vita attraverso le vie del digitale. Tobin Florio è l’autore delle dieci immagini che illustrano la silloge. Fiction e fatti di cronaca si intersecano nella rappresentazione di un’Italia obliqua: sul filo di noti fatti di cronaca, la narrazione procede con dialoghi serrati e un uso fluido della prima persona. L’Italia contemporanea viene raccontata con toni lucidi e sinistri che non sempre convincono, poiché non sufficientemente sviluppati. Che si parli delle Torri Gemelle, del G8 in cui perse la vita Carlo Giuliani o della rivolta dei cinesi a Milano, gli snodi e gli agganci restano appena accennati, lasciando nel lettore un’insoddisfazione che ha molto in comune con la perplessità. La lingua è immediata, il narratore è sempre diretto e la lettura procede agile, sebbene un grande punto interrogativo aleggi spesso alla fine di ogni racconto.
I racconti più riusciti sono quelli in cui è netta la discrasia tra la finzione narrativa e l’irrompere di fatti storici realmente accaduti: la notizia della caduta delle Torri Gemelle gracchia da un televisore acceso, mentre uno scrittore viene intervistato; la morte di Carlo Giuliani turba le vacanze di due amici; la rivolta nella Chinatown meneghina di Via Paolo Sarpi è lo scenario della fine di una storia d’amore, arrivata ormai al capolinea. Maggiore è l’impatto della cronaca sul personaggio inventato, maggiore è il turbamento del lettore che riconosce quel fatto a lui ben noto. Cosa ha prodotto l’11 settembre nello scenario collettivo? «Ieri viaggiavo in metropolitana, è mancata la corrente per cinque minuti e la gente ha preso a picchiarsi per il panico di un attentato. Vorrei, te lo giuro, vorrei raccontarlo questo. Vorrei raccontare di com’è cambiata la vita intorno a noi, dopo il disastro alle due torri. Vorrei dire che è sbagliato usare i verbi al condizionale: non c’è nulla che potrebbe cambiare, capisci?, perché sta già accadendo, nelle cazzate, nelle piccole cose di ogni giorno che nemmeno notiamo più. Ma la gente fagocita soltanto l’orrore. Ci gode. Più è gratuito e inutile, più se ne nutre fino a schiattarne, poi lo vomita come può». Parole, queste, che restano in un’email mai inviata al legittimo destinatario, risucchiate da uno screensaver che palesa l’afasia di chi scrive.
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Realtà e fantasia sono miscelate in percentuali differenti. I contenuti vengono appiattiti e il cervello viene inghiottito da uno schermo televisivo generale che produce l’omologazione del pensiero. Il G8 e i tristi fatti di Piazza Alimonda non possono rovinare le vacanze degli italiani sulla riviera adriatica: «Queste famiglie pagano, stentano, rinunciano, e quindi pretendono la loro vacanza. A luglio non bisogna morire. C’è tempo tutto l’anno, in fondo». Chiunque resti alieno da questo meccanismo livellante, viene considerato un “soggetto a sfavore”, un “inadeguato sociale” e va messo da parte, oppure sopraffatto. È la selezione naturale della massa sul singolo: è l’uniformità che non prevede la disfunzione.
Laddove invece la fiction prevale, si avverte una debolezza intrinseca della narrazione, come se l’aderenza alla realtà fosse l’ingrediente principale per irrobustirla. Gli ultimi racconti non mi hanno coinvolto come i primi. Se dovessi quantificare il mio interesse, potrei dire di aver apprezzato il 50% del libro e di aver trovato l’altro 50% incompiuto. Credo tuttavia che l’incompiutezza possa essere, allo stesso tempo, eloquente ed essere motivo di attrazione, divenendo cifra stilistica propria di un autore: l’inespresso lascia insoddisfatto il lettore che si pone delle domande circa il possibile sviluppo delle vicende e dei personaggi. Siamo lontani anni luce da una narrazione lineare, la sospensione qui è freno, ma anche incertezza dell’esistenza. Polaroid di Mercadante è l’incontro non sempre riuscito tra finzione e cronaca, tra ciò che potrebbe accadere e ciò che realmente è accaduto.
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