Pinguini gay negli asili veneziani: così la difesa dei diritti civili scatena la rissa
Dopo aver cancellato “padre” e “madre” dai documenti, ora Venezia vuol insegnare ai bambini cosa significa essere gay? È la domanda che, per giorni, nelle scorse settimane, ha riempito pagine di giornali e bacheche di social network. Ogni partito (inteso come corrente di pensiero) ha cercato soprattutto di strumentalizzare la vicenda, tirando l’acqua al suo mulino anche con esagerazioni folli. Così che una vicenda una volta tanto seria, molto simile a quella che da tempo stan portando avanti le scuole d’oltremanica, nel nostro Paese ha assunto i classici toni da commedia boccaccesca con protagonisti, in breve: una consigliera comunale veneziana, delegata del sindaco ai diritti civili; due pinguini e un cane, gay dichiarati; il variegato popolo della rete.
Parte tutto da Camilla Seibezzi, salita sugli scranni del Consiglio comunale veneziano tra le file di una lista civica vicina alla maggioranza (di sinistra), che fin dal suo insediamento porta avanti una lotta senza mezzi termini all’omofobia e alle discriminazioni, non risparmiando nessuno. Sue le proposte, una volta nominata dal sindaco Giorgio Orsoni delegata di Diritti civili, di sostituire sui moduli scolastici “padre” e “madre” con le diciture “genitore 1” e “genitore 2”. A Mestre, sul finire del 2013, è stato persino realizzato un corso di formazione rivolto agli educatori dei nidi e delle scuole d’infanzia intitolato Maestra, ma io ho due mamme! E io due papà, per insegnare al personale come approcciare con la dovuta delicatezza eventuali casi simili. Pazienza che poi siano molte di più le famiglie e i bambini a contatto con altre situazioni discriminanti, come la disabilità ad esempio, e che magari fossero altre le questioni su cui sensibilizzare le scuole. Questo è un altro discorso: l’omossessualità, con tutto il rispetto, ai fini di propaganda “tira di più”.
Così si arriva alla più recente polemica. Sempre protagonista la consigliera comunale che, in una conferenza stampa, ha rilasciato dichiarazioni poi citatissime, online e offline. Per completare il disegno di sistematica eliminazione dell’omofobia l’idea è ora quella di distribuire, negli asili e nelle scuole materne comunali, decine di libretti con storie “alternative”, come quella dei due pinguini gay che covano amorevolmente un uovo, o quell’altra di un cane di nome Bif che da grande vuol fare la ballerina. Storie non certo scoperte da Camilla Seibezzi, anzi, già presenti nelle scuole perché valutate positivamente da fior fior di educatori anche al di fuori dei confini italici. Racconti che insegnano il valore della diversità e la ricchezza della condivisione di esperienze e culture diverse, che tuttavia, ancora una volta, complice la politica, alla fine di tutto sono state ridotte, nei titoli dei giornali e non solo, a Libri sui gay all’asilo, Fiabe gay per i bambini o, nel migliore dei casi Fiabe ‘alternative’ ai bambini.
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Così una discussione che aveva tutte le potenzialità per diventare costruttiva e interessante, si è ridotta in caciara a causa delle voci dei troppi (o forse pochi, ma tanto rumorosi) ignoranti pornografi che popolano la rete. Lo stesso è capitato, proprio in questi giorni, attorno all’iniziativa di un calciatore, Daniele Dessena, che, senza aderire ad alcun partito o associazione, ha appoggiato un’iniziativa contro l’omofobia. Pesanti gli insulti sulla sua bacheca Facebook, dal laconico «Fro..» al più articolato «Pensa a giocare e fatti i c... tuoi». Anche su questo gli articoli e i commenti si sono susseguiti, replicati esponenzialmente dalla rete. La risposta migliore a tutto questo? A mio parere quella di uno dei migliori giornalisti italiani del periodo: Massimo Gramellini. Nel suo Buongiorno, su «La Stampa» del 27 febbraio 2014, egli racconta di essersi andato a leggere i commenti incriminati dei tifosi: «saranno stati una ventina ̶ spiega ̶. I tifosi del Cagliari sono almeno cinquecentomila. Se quella manciata di omofobi avesse scritto i propri pensieri sulla parete di un orinatoio, la questione sarebbe rimasta circoscritta ai frequentatori del luogo». In quanto ai libri per bambini? Tranquilli, la lettura, semmai, fa diventare persone migliori, quindi non c’è pericolo.
Si ringrazia l'illustratore Marco Gavagnin per la foto.
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