Peter Cameron in Italia per la prima nazionale del film di Roberto Faenza “Un giorno questo dolore ti sarà utile"
“Ho 17 anni e non amo molto parlare. Sono un anarchico, odio la guerra, la politica e la religione organizzata. I miei dicono che sono un asociale perché non voglio andare all’università. Non ci voglio andare perché non voglio essere indottrinato. Mi bastano le idee che ho. Amo leggere e passare le giornate in campagna da mia nonna. Per questo sarei un disadattato?”
Peter Cameron, lo scrittore americano che ha creato il personaggio di James Sveck, il diciottenne dell’upper class di New York, protagonista del romanzo Un giorno questo dolore ti sarà utile, un sabato pomeriggio è arrivato a Mantova prima in libreria per i suoi lettori e poi al cinema per assistere alla proiezione in anteprima nazionale del film che il regista Roberto Faenza ha tratto dal suo libro. E io ero lì, un reporter tutt’orecchi per Sul Romanzo.
Nel suo libro “Un giorno questo dolore ti sarà utile” dà molto spazio agli oggetti e alla loro descrizione. Ci sono bidoni delle spazzature che animano la galleria d’arte di famiglia, la casa della nonna e tutti i ricordi che vi sono racchiusi. Cosa sono per lei gli oggetti in una narrazione?
Sono ossessionato dagli oggetti, tutte le cose hanno un nome, nei miei libri dò un nome alle cose, ai sentimenti, alle sensazioni per riuscire a distinguerli e poi a renderli sempre più vividi. Roberto Faenza per girare il film tratto dal mio libro non ha portato in scena tutti gli oggetti delle mie descrizioni, ma credo che dalla mia scrittura sia riuscito a cogliere le atmosfere che doveva ricreare il cinema. La scrittura crea il contesto e la storia si dipana dalla partecipazione attiva del lettore, il cinema interpreta la scrittura contestualizzando la narrazione.
James sogna di vivere in una casa nel Midwest sommerso dalle storie e dai libri in completo isolamento dal resto del mondo. Cos’è per te e per James la lettura?
Per me sia la lettura che la scrittura sono molto importanti, perché mi permettono di vivere una vita alternativa, è proprio per questo che quando non scrivo mi dedico alla lettura. Per James la lettura è un modo per vivere una vita in cui stare veramente bene, un mondo interminabile in cui perdersi.
Quando James si trova nello studio della sua psicoterapeuta scopre che nella libreria del medico ci sono solo libri di psicoterapia e ne rimane sorpreso, perché mancano i romanzi. La letteratura secondo lei ha a che fare con la psicologia?
C’è un legame molto forte tra scrittura e psicologia, gli scrittori e la psicologia hanno qualcosa in comune, entrambi si interessano della vita e amano ascoltare le persone.
Nel tuo libro lei gioca su tanti livelli di lettura. Un giorno questo dolore ti sarà utile parla di tante età e altrettanti mondi diversi tra loro: la giovinezza di James, l’età adulta della madre del protagonista e la vecchiaia della nonna. Con la sua scrittura ha giocato su molti livelli di comprensione ed empatia spesso lanciando critiche sottili alla società moderna. Crede che la scrittura debba avere anche un valore sociale?
In generale quando scrivo amo creare personaggi complessi che vivono le difficoltà della società in cui sono calati. Io non sono così complesso come i miei personaggi, ma con loro entro in perfetta intimità, allo stesso modo dei lettori con i personaggi dei loro libri preferiti. Quando penso ad un libro e sento la necessità impellente di scriverlo, non scrivo per un pubblico preciso, scrivo solo quello che sento sia giusto dire in quel momento e sono io pienamente. Il film di Roberto Faenza è incentrato sulla figura della nonna, ma nel mio libro ho descritto e dato vita ad altri personaggi che per me non sono affatto comprimari.
Per affrontare il periodo di passaggio dall’adolescenza alla giovinezza James sceglie due maestri di vita: la nonna e John che poi a un certo punto del romanzo scompaiono dalla sua vita. Perché ha fatto questa scelta nello sviluppo della storia? Ha avuto maestri importanti come quelli di James?
L’allontanamento secondo me non è mai una perdita, il mio libro termina in un certo modo, perché il suo protagonista cambia con l’evolversi della sua storia ed è pronto per una nuova fase. Anche per me la mia nonna materna è stata molto importante e a lei è dedicato questo libro.
Ci racconta qualcosa del suo nuovo libro? Quando uscirà? Di che cosa parla?
Sono uno scrittore lento, le idee per i miei romanzi mi arrivano piano piano, ma ho scritto storie tutte diverse. Del prossimo libro in uscita fra qualche mese anche in Italia vi dico che è ambientato nell’Inghilterra degli anni '50, che racconta il mondo di Virgina Woolf con un pizzico di scrittura in stile gotico-dark.
Il cinema può essere un viatico alla lettura. Cosa ne pensa da scrittore?
Un film tratto da un libro è una possibile lettura di un romanzo, credo che il rapporto tra lettura e cinema sia affascinante, ma si tratta di esperienze diverse, leggere richiede una collaborazione molto intensa, è il lettore che associa immagini e fantasia ad un romanzo, il film invece propone le immagini che il regista, in quanto in primis lettore, ha ritenuto più idonee per portare in scena la sua lettura.
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