Perché si dice “lapalissiano”?
Perché si dice lapalissiano? La storia di questo aggettivo ha a che fare con una persona, un personaggio molto importante, come già succede per molte altre parole della lingua italiana: pensate, per esempio, a stacanovista, che deriva dal nome del minatore sovietico Aleksej Grigor'evič Stachanov. Il significato di lapalissiano è noto a tutti: un ragionamento è definito in questo modo quando le sue conclusioni paiono ovvie (Es. Era lapalissiano che, se avessi sbagliato anche quella verifica, saresti stato rimandato in matematica, e cioè era ovvio che, se avessi sbagliato anche quella prova, non avresti avuto la sufficienza in matematica).
L’aggettivo è associato al maresciallo Jacques de La Palice, e non perché questi avesse l’abitudine di pronunciarsi in modo ovvio e scontato. Leggete attentamente: l’etimologia della parola lapalissiano è associata non tanto a lui quanto a una cantica che i suoi soldati gli intonarono quando appresero della sua morte durante l’assedio di Pavia del 1525.
In questa cantica a lui dedicata due versi in enjabement recitavano:
hélas, s’il n’estoit pas mort
il ferait encore envie
che tradotti vogliono dire:
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia.
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Purtroppo, o per fortuna se pensiamo che tutto questo ha portato alla nascita di un’accezione del tutto nuova, vista l’assonanza e l’ambiguità grafica (ai tempi) tra s e f, l’ultimo verso fu letto e pronunciato in questo modo:
il serait encor en vie
e cioè:
sarebbe ancora in vita.
Perché si dica lapalissiano, ora, dovrebbe sembrarvi più semplice: se non fosse morto, infatti, è del tutto ovvio che sarebbe stato ancora in vita; l’affermazione, insomma, è lapalissiana (a proposito di espressioni scontate, perché non provate a mettervi alla prova con queste domande sulla lingua italiana non proprio ovvie?).
Questo necrologio fu scoperto, poi, da Bernand de La Monnoye, che vi aggiunse altre quartine tra il XVII e il XVIII secolo: tale canzone fu riscoperta nel secolo XIX dal noto Edmond de Goncourt, che coniò proprio il termine lapalissade, un nome – e non un aggettivo qualificativo, come accade nella lingua italiana – che indica un’affermazione inutile (poiché già espressa in precedenza).
Una nota a margine, prima di concludere il nostro approfondimento sul perché si dice lapalissiano in alcuni casi: l’aggettivo non deriva dal cognome del maresciallo, bensì dalla città di Lapalisse, che ne ospita il suo castello ancora oggi.
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