Perché si dice “fare un brindisi”?
Perché si dice fare un brindisi, seduti a tavola prima di iniziare a mangiare o durante i festeggiamenti? Cos’hanno a che fare tutti quei bicchieri con questo nome di città? Partiamo proprio da qui: il brindisi a cui si fa cenno nel modo di dire su cui indaghiamo oggi non ha nulla a che vedere con la provincia pugliese, bensì con la Germania, precisamente con la frase bring dir’s, che significa lo porto a te.
Il significato di fare un brindisi, insomma, rimanda all’azione di portare il calice verso il tuo (a te) a mo’ di buon auspicio: per brindare a te, per l’appunto. Una motivazione etimologica completamente diversa, quest’ultima, da quella che abbiamo proposto per “fare la scarpetta”.
L’origine di questo gesto non è però germanica, ma romana: pare che gli antichi Romani, infatti, fossero soliti brindare tra loro per evitare avvelenamenti da parte dei soldati alleati (una spia che avesse voluto avvelenare l’esercito non avrebbe potuto usare i calici, poiché poi avrebbe dovuto brindare con il suo stesso veleno).
In Italia si usava anche la forma latina Prosit, ormai in disuso: terza persona singolare del congiuntivo di prodesse, significa ti sia di giovamento e veniva usata dal sacerdote quando finiva la celebrazione della messa e tornava in sacrestia.
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Saprete bene che fare un brindisi in genere prevede l’uso dell’esclamazione cin cin: tale esclamazione affonderebbe le sue radici nel cinese ch’ing ch’ing ‘prego prego’, poi divenuto chin chin tra i commercianti inglesi dell’età vittoriana e particolarmente apprezzato proprio in Italia per via del suono che richiama in modo chiaro i bicchieri che battono.
Ora sapete anche perché si dice fare un brindisi: tenetene conto nelle vostre prossime tavolate con amici e parenti!
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