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Perché leggere i classici. “Il manifesto del libero lettore” di Alessandro Piperno

Perché leggere i classici. “Il manifesto del libero lettore” di Alessandro PipernoPotremmo dire che Il manifesto del libero lettore di Alessandro Piperno, edito da Mondadori, non è un romanzo, non è un racconto, non ha una trama né un finale, dolce o amaro che sia. Oppure potremmo dire tutto il contrario: che ha mille storie, ha mille trame, pare un mosaico composto dalle tessere più preziose della letteratura d’ogni tempo.

Alessandro Piperno, dall’alto del suo spiccato senso critico e della sua più profonda conoscenza dei grandi autori di classici, ci prende per mano e ci conduce in un meraviglioso viaggio attraverso gli otto scrittori di cui non sa fare a meno, come recita il sottotitolo del libro. Il trionfo di celebri penne riportate in auge dall’autore ci fa riflettere sulle eterne potenzialità di opere sempreverdi, così lontane nel tempo ma comunque attuali, dentro le quali troviamo il racconto di una società di varie epoche con tutta la sua siderale distanza tra la modernità di oggi e la modernità di un tempo. Non solo: l’immensità di spunti, che i pezzi da novanta della scrittura hanno regalato e che Piperno ha snocciolato e approfondito, ci ricorda come la scrittura non sia un percorso univoco, un sentiero prestabilito, come non vi sia una sola strada per arrivare al cuore del lettore, ma le interpretazioni più disparate e il «disordine creativo» risultino addirittura la base per far sgorgare le idee e farle saltellare di fiore in fiore come un’ape in un grande prato.

 

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Flaubert, Stendhal, Tolstoj, Dickens, Proust, tutti sullo stesso palcoscenico, tutti insieme come in una grande serata di gala o punte di diamante di quelle squadre di calcio piene di campioni che vestono all’istante la stessa maglia. Piperno non li copre di critiche e né si spreca in retorici peana, semplicemente ne disegna, attraverso una peculiarità di ciascuno, i tratti che li hanno resi immortali.

Perché leggere i classici. “Il manifesto del libero lettore” di Alessandro Piperno

Ben prima di tutto questo, comunque, l’autore fa qualcosa di ancor più mirato: parlando a chi legge, ne descrive i tratti somatici e si schiera al fianco del “libero lettore”, ossia colui che, come diceva Michel Montaigne, «nei libri cerca solo di procurarsi un po’ di piacere con un onesto passatempo».

Tu stesso, libero lettore, che ti perderai in questo riuscito saggio di Piperno, subirai una sorta di radiografia: non è un inno ai professionisti in cerca della rivoluzione, della promozione o della esaltazione di un volume, financo della sua stroncatura, ma un “tifo” per l’individuo che posa gli occhi su una storia cercando di ricavarne solo emozioni ed elementi che lo possano arricchire interiormente.

Piperno esalta questo prototipo di individuo libero e “felice” che si perde nelle caratteristiche dei personaggi e nella genuinità delle storie, senza privilegiare la quantità dei romanzi letti quanto piuttosto la meticolosa ricerca dei dettagli che possano lasciare il segno. Inoltre, l’autore esalta l’universalità della letteratura e della scrittura, alla portata di qualsiasi tipo di individui di qualsivoglia estrazione sociale, dipingendo riga dopo riga un’analisi cruda e originale, mai banale e sovvertendo un numero spropositato di cliché.

 

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Perché leggere i classici. “Il manifesto del libero lettore” di Alessandro Piperno

La trasversalità del raccontare storie trova il suo culmine quando poi entrano sul palco gli autori, quei pezzi da novanta a cui abbiamo accennato, e tutte le loro principali caratteristiche: l’arte di introdurre i personaggi di Tolstoj, il quale si prende un grave rischio nell’affrontare un passaggio che prevede una prosa prolissa «mettendo alla prova l’attenzione del pigro lettore», il confronto di due diverse maschere quali Anna Karenina, integerrima eroina che contesta il tarlo dell’ipocrisia, ed Emma Bovary più dedita ai piaceri e meno alla morale, un’ambiguità dei personaggi propria di Flaubert. E ancora, Stendhal che scrive male e nel farlo utilizza «lo stesso piglio con cui conversa», lo snodo cruciale di Orgoglio e pregiudizio e il desiderio della Austen di rendere fiaba un romanzo, sostenendo, palesemente o tra le righe, che una bella fanciulla si accompagna a un uomo facoltoso, aderendo a un modello calviniano che prevede tanto un principe caduto in disgrazia quanto un nullatenente che riesce a farsi strada tra le peripezie e a sposare la bella di turno.

 

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E ancora Dickens, Svevo e Nabokov. Piperno, con Il manifesto del libero lettore, non chiede al lettore i documenti prima del viaggio: possiamo avvicinarci alla sua analisi sia che abbiamo goduto di queste pietre miliari o meno, e in ciascuno dei due casi ne ricaveremo sempre qualcosa di ignoto, sorprendente e accattivante.

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