Perché le persone scelgono l’omeopatia? Ecco 7 motivi
Articolo di Ivano Porpora
Anni fa entrai nello studio di uno psicologo e naturopata che aveva accettato di prendermi come cliente.
Quello precedente, dopo il primo incontro, mi aveva detto di non potermi trattare: per il suo modo di lavorare con i pazienti, che includeva una terapia corporea e la ricostituzione di setting che avevano a che fare col mio storico – anche fisici –, c’era il serio rischio che mi venisse una crisi epilettica e non se la sentiva di assumersi il rischio.
Mi mandò in cerca e trovai, appunto, quest’altro, a Modena. Era grigio e scarnificato di pelle, fumava sessanta sigarette al giorno, lo studio era impuzzolentito di fumo e saturo di fastidiosi ninnoli, e scuro, tanto che sembrava una tana più che altro; mi chiese se mi desse fastidio il suo vizio, senza attendere risposte si accese una sigaretta con l’altra boccheggiando nelle assenze di nicotina.
Quando gli parlai della malattia mi disse subito di interrompere il Depakin, sostituirlo con una cura omeopatica; non lo seguii – più per il fumo che per altro, non lo trovai affidabile – e cercai altrove.
Anni dopo mi capitò di parlare con quella dottoressa. Quella. Non ne farò il nome. Mi disse di interrompere il Depakin, subito, che mi stava intossicando l’organismo; di inscenare una crisi epilettica chiamando tutte le persone che pensavo potessero essere coinvolte, come in un teatrino; di prendere delle pillole Boiron, queste e quelle altre. Le pillole le comprai, non le mandai mai giù; sono otto anni che uso il Depakin Chrono, più o meno, e in qualsiasi condizione la notte ingoio le tre pilloline, finita lì.
Eppure.
In questi giorni leggo la quantità di post degli amici che parlano di omeopatia. E mi pare giunto il momento di dare una mia idea. Non sull’omeopatia, ma su un processo narrativo che sta accadendo e che mi sembra talmente rilevante che – appunto – non rilevarlo è sciocco. Ma prima di questo, tre piccoli punti.
Il primo. Omeopatia, fitoterapia, antivaccinismo sono tre cose diverse. Profondamente diverse. E sono diverse sia per il nome, che già basterebbe, ma anche per l’approccio alla materia e – nel terzo caso – anche in merito al quid di cui si discute. Una persona che si curi con prodotti omeopatici e si senta chiamare in causa per i vaccini ha tutto il diritto di guardare in faccia l’interlocutore e dargli dello stupido: è come se si parlasse di Baggio e improvvisamente di pattinaggio a rotelle. Non hanno alcuna attinenza, le cose.
Il secondo. Un punto fondamentale che sta dalla parte di chi fruisce di prodotti omeopatici – e non parlo di successo dei prodotti omeopatici, di questo non discorrerò in questo post, non darò la mia opinione – è che per loro la medicina allopatica e quella omeopatica si compenetrano, mentre per i fruitori delle sole medicine allopatiche l’omeopatia non è considerata. Ripeto: non parlo di successo dei prodotti omeopatici; sto dicendo che chi fruisce di questi non disdegna gli altri, e si trova – di fatto – in una condizione di accettazione della causa altrui cui aggiunge argomenti. Narrativamente parlando, vincono. Se volete vi spiego questo punto parlando del reggaeton, ma ci disperderemmo: ci torneremo in altri post.
Il terzo. Esiste un grande vulnus nella comunicazione totale sull’argomento, ed è che il medico allopatico sia un professorone (sapeste lo schifo con cui scrivo questa parola) disinteressato alla totalità della persona, e che il naturopata è una persona che esclude l’utilizzo dei “farmaci non naturali” e che cura le fratture col magnesio supremo. Queste sono distorsioni comunicative, altresì dette cazzate. Il primo esiste, ed è come quei medici spocchiosi che di certo ne sanno più del paziente, ma che in quanto a capacità comunicative stanno a zero: e questo non aiuta la loro causa. Per dire: non dubito della competenza di Burioni, ma il modo in cui si atteggia a Mentana dei poveri mi fa venir voglia di strapparmi di dosso gli esavalenti che ho fatto nel tempo. Il secondo esiste, ed è come Dulcamara che arriva suonando il campanaccio e vende per un soldo un sollievo per tutti i mali. Ossia: un criminale.
La polemica sta imperversando per il famoso caso dell’otite del bambino di sette anni. Quello è – appunto – un atto criminale per il quale io vedo una vittima acclarata – il bambino –, un insieme di vittime da non dimenticare – i nonni, gli amici, persino i genitori –, un insieme di colpevoli da non dimenticare – inclusi i genitori – e un colpevole certo – il naturopata che si è finto tale e che ha finto competenze per un suo guadagno personale.
Chi conosce questo mondo, e io lo conosco, sa infatti che è un mondo nel quale di chiaro c’è poco anche a causa di una mancata presa di posizione da parte dello Stato, e che a professionisti formati e persone oneste si affiancano truffatori in ogni settore: venditori di Kamut a tanti euro al chilo, banditori di gluten-free anche per chi si sente allergico al glutine perché due pizze gli gonfiano la pancia, spacciatori di prodotti che si basano su assenza della chimica (come se la chimica fosse diventato un nemico e non, semplicemente, una scienza che studia da un punto di vista chiaro e consolidato ciò che è), merciai del naturale e del chilometro zero su cui spalmare salse honduregne e sale dell’Himalaya.
Ciò che manca, però, è a mio modo di vedere la presa di consapevolezza più importante: Perché?
Ossia. Per quale motivo esiste l’omeopatia, e per quale motivo esiste il ricorso a metodi naturali – userò questo termine per capirci –, quando la ricerca scientifica con i suoi studi a doppio cieco è un settore tutt’altro che statico, tutt’altro che chiuso, tutt’altro che retrogrado?
Mi farò aiutare, per sgombrare il campo da tutti i dubbi, dagli oroscopi.
Perché la gente legge gli oroscopi? Leggete la parola oroscopi e sostituite con prodotti omeopatici e ne otterrete una risposta.
Primo. Perché ha paura. L’incertezza non fornisce guide; la presenza di voci alternative lo fa.
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Secondo. Perché si vuol divertire. Ditemi quello che volete, ma prendere a stomaco vuoto due pastiglie di Citrus aurantium o come si chiama è più divertente e senza controindicazioni che prendere l’aspirina.
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Terzo. Perché esiste l’effetto placebo. Nel bugiardino sono indicate indicazioni e controindicazioni, nel Citrus aurantiumno; cura esattamente quella roba lì che ti riguarda. Allo stesso modo, lo Scorpione secondo Paolo Fox non è che dovrà attraversare la strada a occhi chiusi, ma stare attento ai segnali che provengono dagli amici. Un messaggio non univoco ha più possibilità di successo, per la legge dei grandi numeri.
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Quattro. Perché la comunicazione in questo settore funziona, nell’altro no. Volenti o nolenti, questi sono gli anni in cui il principio di autorità si è fortemente modificato per vari motivi. Uno dei quali è la quantità di narcisismo dell’autorità stessa, seguita alla brandizzazione della firma; un altro, la massiccia verve polemica da parte del mondo politico che si è volta contro le autorità per divellerne il seguito. Il risultato? L’esperimento di Milgram oggi avrebbe più successo se imposto da una persona che si proclama contro l’autorità, e autoritaria, che non da un camice bianco. Aggiungiamo che un naturopata nel suo studio ti mette a tuo agio, ti fa annusare incensi, ti accoglie in abiti comodi, ti chiede di parlare di te e non solo del tuo disturbo; non è curioso che la gente preferisca andare dove sta meglio e si sente trattata meglio?
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Cinque. Perché nessuno, nessuno, nessuno vuol curare le fratture con il riso basmati. E questo è opportuno che ce lo si metta in testa.
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Sei. Ed è uno dei punti più rilevanti. Perché viviamo in tempi di incredibile velocità, e non parlo delle auto. Una persona che sia nata nel 1913 – ce ne sono ancora, in giro – ha vissuto il passaggio dall’illuminazione nelle strade al cinema muto al sonoro alle due guerre al fascismo al voto per tutti alla tv in bianco e nero alla tv a colori al crollo dell’URSS a Internet al 3D. Di tutto, se ci badate, molto si è svolto in un passaggio che non era mai accaduto, mai all’uomo, dal mondo dei fatti al mondo del virtuale: oggi sto scrivendo questa cosa che è leggibile a New York, non sarebbe stato possibile nell’intera storia dell’uomo, è possibile da vent’anni circa in Italia. Vent’anni su quante migliaia?
In questi tempi di incredibile velocità c’è una fetta di mondo – e non è detto che sia stupida, e per me, qui lo asserisco, non è stupida –, dicevo, c’è una fetta di mondo che lamenta il mondo che si perde attraverso la conoscenza del mondo, ossia: la scoperta porta alla perdita di indagine e perlustrazione e perfino stupore che si ha guardando una lontana cima del monte e dicendosi che gli dei abitano là. Per questo, per citare il libro di un’amica, ho amiche streghe: credono, all’interno del mondo scoperto, in nicchie di non-scopribilità, e questo non è scientifico, è umano.
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Sette. Perché, e non c’entra ma c’entra, la risposta che viene data a queste persone è: Studia, ignorante. Posto che il fruitore di un altro tipo di medicina non è necessariamente un ignorante, ma magari una persona che ha paura, o una persona che vuole divertirsi, o che si vuol sentire chiamare persona, o che si vuol sentir trattare da individuo e non da particola insignificante nel cosmo, o da individuo con uno storico e una totalità e non come un arto infetto, ecco, magari è anche una persona colta. E – sottolineo una cosa, che vale per chi li critica così aspramente – io trovo molto, molto, molto più grave e offensivo per la nostra società sentir dire “Non sopporto che il loro voto valga come il mio” o “Togliete loro il diritto di voto” piuttosto che “Mi prendo due boccettine di zucchero, va’”.
***
Ora, detto tutto questo: no, non credo affatto all’omeopatia. Ma come avete visto, non c’entra.
Ivano Porpora è attualmente in libreria con Nudi come siamo stati (Marsilio 2017). Tra gli ultimi lavori ricordiamo il romanzo La conservazione metodica del dolore (Einaudi 2012), la raccolta di poesie Parole d’amore che moriranno quando morirai (Miraggi 2016) e la favola per bambini La vera storia del leone Gedeone (Corrimano 2016) e le recenti fiabe per adulti Fiabe così belle che non immaginerete mai (LiberAria 2017). È docente di scrittura creativa in vari corsi in tutta Italia e gestisce il blog La nottola di Minerva.
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