Perché Elena Ferrante piace così tanto in America?
Dire che Elena Ferrante ha conquistato più l'America che l'Italia non è un'esagerazione. Insieme al nutrito numero di lettori, l'autrice (o autore?) ha incontrato anche il parere favorevole dei critici, non solo negli States, ma in tutto il mondo: pensiamo alla copertina che il supplemento letterario del «Times» le ha dedicato o al «Guardian», che ha definito la Storia della bambina perduta un titolo da Premio Nobel.
Le maggiori testate internazionali hanno esaltato il lavoro della Ferrante, in un coro univoco di apprezzamenti che, in questa sede, sarebbe davvero difficile menzionare al completo. Insomma, la “Ferrante fever” ha contagiato proprio tutti, ma quali sono i motivi alla base di questo successo planetario? Una risposta ce la fornisce la traduttrice inglese della Ferrante, Ann Goldstein, che, in un'interessante intervista concessa a Katrina Dodson su «Guernica», ha raccontato la genesi del fenomeno Ferrante tra i lettori anglofoni.
È interessante notare che il primo libro tradotto in inglese, I giorni dell'abbandono, ebbe un buon impatto sul pubblico di lettori, senza però suscitare una reazione importante tanto quanto la tetralogia dell'Amica geniale. All'uscita del primo volume del ciclo, James Wood scrisse un articolo sul «The New Yorker» che segnò un punto di svolta per quanto riguarda la notorietà di Elena Ferrante in USA. Goldstein ha sottolineato che è stato il terzo volume della saga, Storia di chi fugge e di chi resta (Those who leave and those who stay), a scatenare definitivamente la “Ferrante fever”.
Ciò che attira l'attenzione sulla tetralogia della Ferrante è soprattutto l'ambientazione, ovvero la splendida Napoli, in cui si muovono le due protagoniste principali del ciclo de l'Amica geniale, Elena e Lila: nella saga, la Ferrante richiama la cultura, le tradizioni, la politica della città partenopea, trasformandola in un luogo suggestivo e ricco di fascino per il pubblico oltreoceano.
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Per quanto riguarda, invece, L'amore molesto, I giorni dell'abbandono, La figlia oscura (raccolti dalle Edizioni E/O in un unico volume, Cronache del mal d'amore), ad attirare è il modo in cui l'autrice entra nella psicologia dei suoi personaggi, utilizzando un linguaggio denso ed emotivo, che avvicina i protagonisti alla sensibilità dei lettori («La profonda comprensione che Elena Ferrante dimostra nei confronti dei conflitti e degli stati psicologici dei suoi personaggi è impressionante. I suoi romanzi suonano così sinceri e sono scritti con tale empatia da sembrare quasi una confessione» scrive il «The Wall Street Journal»).
C'è anche da dire che la scelta dell'anonimato non ha fatto altro che accrescere la curiosità del pubblico intorno ad Elena Ferrante e alle sue opere. I motivi che hanno spinto l'autrice a questa scelta sono esposti ne La frantumaglia, un saggio uscito sempre per le Edizioni E/O nel 2003. Infine, se Elena Ferrante gode di una certa fama all'estero, lo si deve proprio all'ottimo lavoro della Goldstein la quale, come ci spiega Annalisa Merelli su «Quartz», ha semplificato il linguaggio «in modo da renderlo più trasparente (inoffensivo, se volete), lasciando che i lettori fossero catturati dalla storia» e ponendo lo stile di scrittura in secondo piano.
Nel suo articolo, la Merelli insiste particolarmente sulla lingua, ovvero sul testo originale e sulla traduzione di Goldestein, portando anche alcuni efficaci esempi che partono dal testo in italiano e passano a segnalare la traduzione letterale e quella, invece, scelta dalla traduttrice.
Suggestione, curiosità, opzioni linguistiche azzeccate: insomma, ci sono numerosi motivi per cui questa scrittrice è così amata in tutto il mondo e piace, in particolare, in America, dove tutti si sono fatti contagiare dalle avventure narrate da Elena Ferrante.
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