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Perché ci ostiniamo a cercare la bellezza?

Perché ci ostiniamo a cercare la bellezza?Perché ci ostiniamo, la raccolta di nove saggi di Fredrik Sjöberg, edito da Iperborea e tradotto da

Andrea Berardini e Fulvio Ferrari, affronta un viaggio nel tempo attraverso paesaggi geografici della memoria e dell'anima.

L'obiettivo di questi viaggi è quello di ricercare e ritrarre un elemento fondamentale che ci distingue dagli animali: la bellezza. La bellezza intesa come una solitudine in cui si fa ritorno stando meglio di prima. Un passo di lato, nella nostra epoca concitata. Una pausa per riprendere fiato. La bellezza, sottolinea Sjöberg, banale o meno, è oggi difficile da difendere, come non capitava da molto, molto tempo. Al pittore non basta mettere mano al pennello e avere talento per creare qualcosa di davvero bello bensì occorre che l'artista si immerga in un percorso di identificazione tra osservatore e soggetto per comprendere e mettere in arte la sensibilità umana. E in questa identificazione, come l'autore ama evidenziare spesso, non c'è simbolismo più significativo di quello legato agli animali. La ricerca della bellezza avviene sia a livello scientifico che umanistico e infatti in ogni saggio è rappresentata la costante sete di conoscenza sia che si tratti di fotografie, uccelli o paesaggi di arte moderna o storia.

I personaggi dei saggi di Sjöberg sono viaggiatori e collezionisti e sanno vedere la bellezza, alla maniera dettata da Marcel Proust, non tanto in nuove terre ma utilizzando nuovi occhi.

«I paesini, i sentieri, le locande che si trovano anche nel più piccolo villaggio aumentano a tal punto il piacere della natura che ben presto si smette di vedere natura e cultura come realtà separate. Il paesaggio appare dotato di una coesione interna senza paragoni e qualcosa di più grande rispetto alla somma delle sue componenti.»

 

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L'autore, essendo uomo di scienza, spesso cerca di individuare l'esistenza di una connessione tra l'oggettività della scienza e la soggettività dell'arte finendo poi per considerare scienza e cultura due facce della stessa medaglia.

Perché ci ostiniamo a cercare la bellezza?

Dotato di grande riflessività e senso dell'umorismo, egli ci spiega che l'arte può essere declinata nel dipingere uccelli nell'attimo in cui gli stessi si posano su un ramo ma anche nella pratica del collezionismo degli stessi. Questo poiché l'arte ha in sé la funzione di arginare gli animi quando la follia sta per prendere il sopravvento:

«Nulla è davvero rilassante quanto andare a caccia di qualcosa e poi catalogare quel che si è trovato...Lo ripeto: il collezionismo rinforza gli argini quando la follia minaccia di far saltare le dighe dell'anima. Non è così raro perdere sia la giusta prospettiva che i propri appigli, per come è fatto il mondo, ma il collezionista ha perlomeno il totale controllo su qualcosa, e di conseguenza un punto fermo nella vita. Piccolo, magari, ma fermo.»

 

Gli argomenti di questo saggio sono davvero di natura variabile, il linguaggio abbastanza semplice dell'autore rende il testo più scorrevole. Si parla di pittura, fotografia ma anche di esplorare grotte, di collezionismo e infine della famiglia dell'autore, in particolare del padre.

 

Ho trovato interessante la parte dove l'autore tratta l'arte di scrivere saggi da cui il titolo della raccolta: Perché ci ostiniamo:

«Il motivo per cui si dice o si scrive qualcosa, le ragioni profonde, mi interessano più del contenuto concreto. Il perché vince sempre sul cosa, e certi giorni rivolgo questa curiosità verso l'interno. Dunque:perchè lo facciamo? Perché ci ostiniamo?»

Perché ci ostiniamo a cercare la bellezza?

L'autore ritiene che tutti gli scrittori di saggi amino questa domanda. Tanti scrittori devono dedicare tempo e fatica per far sì che le loro menzogne sembrino verità ma lui invece si vuole battere per il contrario, ovvero piegando le verità in forma di menzogna. Infine consiglia agli aspiranti saggisti di tener sempre presente che ci si rivolge a un lettore colto, ma disinteressato.

Occorre poi prestare attenzione alla sottile ma rilevante differenza che c'è tra saggi e dissertazioni. Queste ultime si scrivono per studiosi e specialisti ovvero lettori già ben disposti verso gli argomenti e quindi le dissertazioni possono essere corredate da lunghe bibliografie e decorazioni accademiche. Ma questo nel saggio non funziona poiché l'autore deve necessariamente catturare l'attenzione del lettore.

 

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Perchè ci ostiniamo è un saggio tutto sommato interessante che diventa fruibile grazie al linguaggio comprensibile (probabilmente merito anche della buona traduzione) e alla forte dose di ironia. Non si tratta certo una lettura da ombrellone ma un testo che richiede attenzione e pone numerosi stimoli per accrescere la propria cultura.


Per la prima foto, copyright: Jess Watters.

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