Perché alcune poesie ci piacciono più di altre? Ce lo spiega uno studio scientifico
Perché una poesia ci piace più di altre? È una questione insoluta da secoli, e molti si sono chiesti perché alcune poesie riescono a risvegliare in noi emozioni positive mentre altre, magari da molti ritenute bellissime, ci lasciano del tutto indifferenti. Ci vengono in aiuto i ricercatori della New York University e del Max Planck Institute for Empirical Aesthetics. Nell’ambito di un loro studio, pubblicato sulla rivista accademica «Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts», hanno infatti scoperto che le poesie che possiamo “vedere” nella nostra immaginazione sono quelle che amiamo di più. In realtà la scoperta è più significativa e importante di quanto possa apparire.
Quantificare la capacità di una poesia di fare presa sui lettori dal punto di vista estetico è molto complicato, perché è un fattore che non può essere misurato come la metrica e la rima, aspetti su cui già molte analisi si sono concentrate. Questi fattori però hanno poco a che fare con ciò che rende un particolare testo poetico più popolare di altri.
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Partendo da questo assunto, i ricercatori hanno condotto un’indagine tra i lettori di poesia chiedendo loro di dare un punteggio ad haiku e sonetti basandosi su vari fattori, come “vividezza delle immagini”, valenza (positività o negatività del tema), capacità di suscitare emozioni e di creare un legame estetico. Sulla base dei risultati, i ricercatori sostengono che quanto più alto è il punteggio attribuito dai lettori al fattore relativo alla “vividezza delle immagini” in una poesia, tanto più è probabile che la stessa poesia riceva punteggi alti per la capacità di suscitare emozioni e il legame estetico.
Ovviamente lo studio non può dirci molto del perché una poesia è universalmente riconosciuta come bella. Ognuno di noi ha un’idea diversa di cosa possa costituire un’immagine vivida e le immagini che amiamo “vedere” in una poesia possono essere diverse per ognuno di noi. Questo significa che è impossibile trovare una poesia che possa piacere a tutta l’umanità.
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G. Gabrielle Starr, uno degli autori dello studio, ha infatti dichiarato: «Il nostro lavoro fa luce su quei componenti che più influenzano i giudizi estetici e spiana la strada a future ricerche che indagano su come formuliamo tali giudizi in altri settori».
Copyright foto in ordine di inserimento: Thought Catalog e Josh Applegate.
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