Per una lettura dei “Mottetti” di Eugenio Montale. I benefici della «luce-in-tenebra»
Sobre el volcán la flor.
I Mottetti costituiscono la seconda delle quattro parti che compongono la raccolta poetica Le Occasioni di Eugenio Montale. Sono delle brevi liriche che hanno come tema comune l’amore; si può dire che descrivono una particolare visione dell’amore e che raccontano gli effetti che questo sentimento ha prodotto, e produce, nell’animo di chi lo ha vissuto.
Lontano, ero con te quando tuo padre
entrò nell’ombra e ti lasciò il suo addio.
Che seppi fino allora? Il logorìo
di prima mi salvò solo per questo:
che t’ignoravo e non dovevo: […].
Il ritrovarsi con questo tu è stato necessario («che t’ignoravo e non dovevo»). Per quali motivi? Quest’incontro è stato realizzato come il momento chiarificatore che è riuscito a dare un senso all’esistere del poeta. «Il logorìo/di prima mi salvò solo per questo»: la sopravvivenza ai dolori e ai vari pericoli, soprattutto quelli del primo conflitto mondiale («e mi riporta Cumerlotti/o Anghébeni»), ha trovato una giustificazione nell’incontro con la donna; il poeta è stato preservato perché doveva conoscerla. È un amore predestinato, ma da chi? Dalla donna stessa che, fin da questa raccolta poetica, assume caratteristiche divine, prima tra tutte la capacità di intrecciare al suo i vari destini.
al chiaro e al buio, soste ancora umane
se tu ad intrecciarle col tuo refe insisti.
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In una lirica della parte quarta, Stanze, Montale così la descrive: «In te converge, ignara, una raggèra/di fili», la donna non è altro che il pieno coronamento delle varie esistenze umane.
Ecco il segno; s’innerva
sul muro che s’indora:
un frastaglio di palma
bruciato dai barbagli dell’aurora.
Il passo che proviene
dalla serra sì lieve,
non è felpato dalla neve, è ancora
tua vita, sangue tuo nelle mie vene.
Altro motivo che sottolinea l’importanza di quest’incontro è la vita che la donna gli ha donato. Questa lirica rimanda alla memoria due immagini bibliche: «è ancora/tua vita», l’amato non è altro che un involucro che non ha vita in sé, è la donna a infondergli quell’energia che lo fa esistere, un’immagine presente nella storia della creazione, l’uomo non era che un mucchio di polvere e di terra,l’energia vitale fu causata dal soffio di Dio; «sangue tuo nelle mie vene», la figura del sangue rimandaal sacrificio di Cristo sulla croce, anche l’amata ha dato parte della propria vita per l’amato cosicché potesse nascere di nuovo.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l’oscura primavera
di Sottoripa.
Nato di nuovo, l’amato ha ritrovato l’armonia con se stesso («come un tiro aggiustato») econ la realtà («mi sommuove ogni opera»). Se nella prima raccolta, Ossi di seppia, solo l’indifferenza poteva salvare dal tormento del male di vivere, ora è l’amore a farlo riconciliare con «ogni opera, ogni grido». E la fine di questa conflittualità lo fa gridare di gioia:
Imprimerli potessi sul palvese
che s’agita alla frusta del grecale
in cuore… E per te scendere in un gorgo
di fedeltà, immortale.
C’è anche un altro motivo e, questa volta, l’incontro si tinge di religiosità profana. La passione ha permesso il «trapasso» verso uno stadio successivo, ha elevato il poeta dalle «orde d’uomini-capre». Di conseguenza la piena immersione in questo sentimento rimanda al battesimo mediante il quale il poeta ha potuto realizzare una laica santificazione. Questo miglioramento è stato reso possibile grazie al sacrificio compiuto dalla «luce-in-tenebra» e i segni di questo immolarsi sono ancora evidenti: «hai le penne lacerate/dai cicloni». Di conseguenza la donna assurge ad immagine cristologica: grazie al sacrificio da lei compiuto si è realizzata la possibilità che anche altri possano godere dei benefici della rivelazione di cui è portatrice. Il poeta la eleva a sostituta di Dio.
La gondola che scivola in un forte
bagliore di catrame e di papaveri,
la subdola canzone che s’alzava
da masse di cordame, l’alte porte
rinchiuse su di te […].
Gli ambienti chiusi sono una costante nella produzione montaliana, per quale motivo? L’amore è un sentimento elitario che si manifesta solo in un cuore disposto a viverlo. Non tutti hanno il diritto di aprire «l’alte porte» ed entrarvi, perché non tutti posseggono quella particolare predisposizione che permette la piena manifestazione della «messaggera accigliata».
[…]; e l’altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.
Questa clausura richiama gli antichi culti misterici che permettevano l’elevazione dello spirito ma questo obiettivo non era alla portata di tutti.
Già profuma il sambuco fitto su
lo sterrato; il piovasco si dilegua.
Se il chiarore è una tregua,
la tua cara minaccia la consuma.
Che sia Liuba, o Dora, o Clizia o Maria Rosa, o Arletta, la donna è sempre una figura in partenza e quindi distante. Il tu non appartiene al «carosello che travolge/tutto dentro il suo giro» che è, però, prigione per il poeta; la donna, per la posizione elevata che occupa, non è di questa dimensione ma un’altra è la sua patria. Dopo aver compiuto il miracolo, conclusa quindi la sua missione, riparte. La «luce-in-tenebra» però ritorna in momentanee ed improvvise occasioni che stuzzicano la memoria ei ricordi dell’amato.
La tua voce è quest’anima diffusa.
Su fili, su ali, al vento, a caso, col
favore della musa o d’un ordegno,
ritorna lieta o triste. Parlo d’altro,
ad altri che t’ignora e il suo disegno
è là che insiste do re la sol sol…
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La sua partenza è causata anche dall’«odore di ragia e di tempesta/imminente»: l’Europa delle Occasioni è sull’orlo della guerra. La donna abbandona la desolata landa nella quale, a breve, si scontreranno gli uomini che hanno creduto più alla «fede feroce» del Fascismo che al suo messaggio. La partenza quindi è necessaria per non “sporcarsi” con la «follìa di morte» che tra poco appesterà il mondo.
[…]. Con un soffio
l’ora s’estingue: un cielo di lavagna
si prepara a un irrompere di scarni
cavalli, alle scintille degli zoccoli.
Tra tutte le occasioni, l’incontro con il tu è quello che sicuramente ha lasciato nell’animo del poeta una traccia profonda di sé; nonostante la lontananza della donna amata Eugenio Montale può ancora beneficiare degli effetti di questa passione. Può fare sua la voce della «messaggera accigliata», l’unica che può combattere l’orrore delle «nere cantafavole».
Il ramarro, se scocca
sotto la grande fersa
dalle stoppie –
la vela, quando fiotta
e s’inabissa al salto
della rocca -
il cannone di mezzodì
più fioco del tuo cuore
e il cronometro se
scatta senza rumore –
……………………..
e poi? Luce di lampo
invano può mutarvi in alcunché
di ricco e strano. Altro era il tuo stampo.
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