“People watching in Rete” di Alice Avallone, una guida all’etnografia digitale
Cosa si può scoprire osservando il comportamento, le parole e le emozioni di altre persone in Rete, restando ben mimetizzati all’interno di un gruppo? Quali linee guida sull’umano si possono rintracciare e che uso ne possiamo fare?
Benvenuti nel mondo dell’etnografia digitale, una disciplina che ci viene presentata con lucida esposizione da Alice Avallone nel suo libro People watching in Rete (Franco Cesati Editore), permettendoci di imparare a ricercare, osservare e descrivere l’insorgenza di alcuni atteggiamenti sul web.
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Ci sono molte vie per comprendere e analizzare il comportamento umano, così come contesti differenti possono essere spia di determinate tendenze. L’etnografia digitale predilige, appunto, la piattaforma online. Ed è attraverso l’esaminazione delle condotte che si sviluppano e prendono determinate forme sulla piattaforma digitale che possiamo tracciare dei pattern che ricorrono, individuare dinamiche ripetute, scoprire forme di linguaggio o di espressione particolari, evincere certi rituali: insomma, mappare e delineare i tratti forti di un gruppo di persone online. Dai dati ricavati, sarà poi possibile valutare e approfondire il perché di certe necessità, come appunto quella di far parte di una comunità virtuale nella quale ci si sbottona mettendo in campo le proprie esperienze e i propri vissuti. L’importante senso di appartenenza che ne deriva, la possibilità di entrare in contatto con persone che la pensano allo stesso modo, il “non sentirsi soli” fanno da corollario a tutto ciò. Ecco dunque che il compito dell’etnografo digitale è quello di osservare, analizzare e riconoscere quelle caratteristiche che gli permetteranno di creare una sorta di mappa sui comportamenti umani in Rete. E come si può stabilire questo? Entrando nel gruppo che si intende studiare, con la discrezione e la premura di un buono studioso, in punta di piedi, avendo cura di non farsi scoprire, mimetizzandosi adeguatamente.
L’autrice delinea per noi “potenziali” etnografi digitali un chiaro percorso da seguire con tanto di esempi per ogni occasione: dai gruppi di gattofili, passando per quelli delle nonne che portano in vacanza i nipoti senza i genitori, fino ad arrivare agli amanti di Nino d’Angelo, solo per menzionarne alcuni.
La scrittura di People watching in Rete è semplice e scorrevole, con una limpida strutturazione a punti dove è impossibile perdersi.Emerge tutto il pragmatismo di una studiosa come Alice Avallone, abituata ad avere a che fare con tabelle e schemi chiarificatori ed esemplificativi.
Parte dunque il nostro viaggio nel campo dell’etnografia digitale, che si snoda a partire dall’impostazione corretta dello studio, delle strategie, dell’individuazione degli obiettivi e dell’indagine cauta. Si passa poi a quella che Alice Avallone definisce l’“immersione” dell’etnografo nei gruppi in rete, dove l’esperienza si fa diretta e la pratica immediata: è il caso di iniziare anche a intuire il linguaggio-collante, che non è fatto solo di riferimenti comuni e parole, ma anche da sottointesi, immagini, emoji e via dicendo. Dall’immersione è necessario poi spostarsi verso la valutazione: bisogna cercare di distaccarsi prudentemente per distinguere credibilità e soppesare ciò che conta.
Una volta osservato, esperito e valutato il materiale a disposizione, è giunto il momento di mettere in pratica ciò che si è imparato, arrivando alla scrittura. Una scrittura che permetterà di leggere e raccontare, attraverso lenti differenti, atteggiamenti specifici di quello che è il nostro mondo oggi, imperniato così com’è sul digitale, senza pregiudizi. Il digitale è e continuerà a essere sostrato e sostanza delle nostre vite: immergersi rispettosamente in esso per comprendere può permetterci di mettere in luce spinte, motivazioni, necessità e caratteristiche del nostro tempo e anche di anticiparne alcune future.
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People watching in Rete risulta essere uno strumento utile per approcciarsi a certi fenomeni attuali a partire da un’angolazione insolita e stimolante, ovvero osservando dall’interno, evitando l’ottica esterna che rischia di sfociare, a volte, in giudizi improduttivi.
Per la prima foto, copyright: freestocks.org su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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