Parole alate: a margine delle “Lezioni americane” di Italo Calvino
Articolo di Chiara Aurora Gagliano pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 3/2013, Le tentazioni della cultura.
Quando Italo Calvino viene invitato, nel 1985, a tenere le Lezioni Americane di Harvard, la scelta del primo argomento ricade sulla Leggerezza. È lo sbocco naturale di una ricerca che Calvino aveva vissuto profondamente in dagli esordi di scrittore: la sua prima vocazione era stata quella di affrontare la realtà di petto, escogitare soluzioni e architetture per sostenerne la pesantezza, applicando una sorta di «sottrazione di peso» a tutto ciò che affrontava e che si proponeva di descrivere. Questo sforzo diventò una lotta tra dramma del vero e avventura dello scrivere.
La pietra, per Calvino, è metafora delle difficoltà dell’inizio, della paura del vivere. Egli racconta che a volte, nei momenti in cui cercava di scrivere, gli sembrava che «il mondo stesse diventando tutto di pietra». In modo simile, molti scrittori che si accostano al foglio risentono di questo peso, sia da un punto di vista morale (la realtà è troppo brutta da tollerare e descrivere) che pratico. Non s’intende qui la difficoltà dovuta a poca esperienza e competenza: chi non desidera davvero scrivere, non prosegue in questa lotta titanica tra pietra e ali. Ci si riferisce, invece, ai blocchi psicologici che impediscono di mettere mano a un lavoro, o di concluderlo: l’ansia da prestazione, per esempio, così diffusa oggi, prende forma personalizzata per gli scrittori, ed è la paura del foglio vuoto, l’incapacità di riempirlo. Di certo, influiscono sul blocco dello scrittore la massa di aspettative che grava su un esordiente di successo, le difficoltà di pubblicazione, la trappola degli argomenti “interessanti”, e, più di tutto, l’accumulo di supporti per la scrittura, che inflazionano sia la fruizione che la produzione di testi, limitando la qualità per la quantità.
Anche Calvino cita, nella Prima Lezione (dunque, solo trent’anni fa), il crescente incremento del lusso di comunicazione, tramite bits: è l’era del virtuale, che dà l’illusione di una nuova leggerezza. Calvino non conosceva I-pad ed e-book, ma già presentiva l’accelerazione, la corsa della conoscenza che viviamo agli inizi del nuovo millennio. Al di là di questi aspetti pratici, tuttavia, tutto parte da una questione morale: la paura della paralisi e del blocco è ben nota, fin dall’antichità. Da qui la metafora della pietra e il mito di Medusa. L’immagine è quanto mai efficace: il groviglio di nozioni, eventi, comunicazioni in cui rimaniamo invischiati è anche il groviglio dei capelli di Medusa, fitto come un nido di serpenti. Il volto di Medusa pietrifica nel vero senso della parola chi lo sfida apertamente. La battaglia contro Medusa (e contro la realtà) non può essere condotta faccia a faccia.
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