Paolo Conte, la storia del poeta che dipinse la musica
Il nuovo libro dello scrittore e critico musicale Massimo Padalino è un omaggio ad uno dei più grandi artisti del panorama musicale. Paolo Conte. Storia del poeta che dipinse la musica (Odoya) è un viaggio nella musica attraverso il racconto di uno dei suoi più grandi interpreti, una ricostruzione attenta tra biografia ed evoluzione musicale.
Chi non conosce Paolo Conte? L’avvocato di Asti, l’uomo che ha composto canzoni immortali come Azzurro, Messico e nuvole, Bartali, Onda su onda. L’uomo che dal 1974 ha composto versi straordinari, a volte surreali ma al contempo così realistici. L’humus della sue canzoni è quello un po' provinciale e demodé e i personaggi, come ha detto lo stesso Conte, sono spesso dei «falliti che destano simpatia e identificazione e hanno grandi energie e, in fondo, grande forza».
Conte è un umorista sopraffino e l’umorismo per sua natura ti fa cogliere gli aspetti ridicoli delle situazioni e delle persone senza però intaccare la capacità di simpatizzare con loro. È anche un intenditore e un esteta e un gran (ri)scopritore di cose antiche, per esempio la milonga, il genere musicale radicato nella regione del Rio de la Plata, tipico dell’Argentina e dell’Uruguay che lui sceglierà per il titolo del suo album Paris Milonga del 1981. In questo disco la magia «contiana» si esprime soprattutto in un pezzo dal titolo Alle prese con una verde milonga dove il paesaggio viene interiorizzato dando vita a versi indimenticabili: «[…] verde milonga che sei stata scritta per me/ per la mia sensibilità, per le mie scarpe lucidate/ per il mio tempo, per il mio gusto/ per tutta la mia stanchezza e la mia guittezza».
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Nei versi di Conte la città diventa spesso fulcro, si fa donna accogliente, passionale, tenera e altera. L’amore per lei diventa nostalgia che è la cifra delle canzoni di Conte. Tutto è nostalgia, tutto è ritorno con il cuore ai luoghi, alle strade, al vento, alla pioggia. La sua capacità poetica è espressa in ogni verso, in ogni nota che accompagna le parole, il ritmo spesso semplice, ma mai banale, anche quando si tratta di una «marcetta». Parigi è per lui «la senape forte, il gusto dell’anice», Genova è quasi un non-paesaggio per chi la vede soprattutto per la prima volta: «Genova per noi che stiamo in fondo alla campagna/ e abbiamo il sole in piazza rare volte/E il resto è pioggia che ci bagna/ Genova dicevo è un’idea come un’altra». Poesia, dunque.
Lo stesso Conte in un’intervista afferma che bisogna parlare di poeticità e la musica deve essere poetica, così come l’interpretazione. Con lui tutto diventa poetico, anche lo sport, in particolare il ciclismo. Oltre a Bartali c’è un’altra canzone dedicata a un ciclista e cioè a Giovanni Gerbi detto “Il diavolo rosso” che dà il titolo alla canzone del 1982. Perché a lui? Perché, come spiegherà lo stesso Conte, «pur di vincere una corsa se ne fregava del percorso ufficiale», non esitava a dare uno spintone agli altri ciclisti o buttare dietro di sé un po' di chiodi per provocare la foratura delle gomme. Giovanni Gerbi, nato nel 1885 a Trincere in provincia di Asti, la zona del nostro avvocato, deve il suo nomignolo alla sua tipica tenuta da corsa: una maglia rossa che rispecchiava l’atteggiamento di sfida tipico di coloro che non si arrendono mai.
Anche una bellissima canzone, Sparring Partner è dedicata allo sport, ma in questo caso la metafora è molto più profonda. Il protagonista è un puglie che non ha fatto mai carriera e si dedica a istruire i giovani pugili facendo da «sacco», un perfetto sparring partner. È «un macaco senza storia», «gli manca la memoria» e per di più se ne sta «lì, nel suo sorriso a guardar passare i tram, vecchia pista da elefanti, stesa sopra il macadàm».
E a proposito di metafore Aguaplano è forse la canzone più intrisa di metafora, è la canzone di tutte quelle cose che oggi sono di moda e utili, ma domani saranno solo un relitto, una curiosità dei tempi andati. Un po' come noi. Perché è la vita ad essere così.
Paolo Conte non esita a giocare con le parole dando loro un nuovo significato che va oltre quello reale; così come non esita a usare onomatopee eccezionalicome in Ratafià : «Grut grut pot pot cling cling cling».
Conte è un amante delle avanguardie artistiche del ‘900 e le sue canzoni sono la prova di questo suo amore. Lui è infatti poeta sopraffino e allo stesso tempo «pittore» di e con le parole poiché in ogni sua frase, in ogni sua descrizione, si nasconde sempre un paesaggio fisico o metafisico o mentale che sia; un fotogramma che scompone la realtà, un sogno surrealista.
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La canzone Schiava del Politeama ne è un chiaro esempio. Ogni sua canzone è un’opera che abbraccia varie discipline, che ci offre molteplici punti di vista, che si presta a varie interpretazioni. Paolo Conte. Storia del poeta che dipinse la musica è un libro prezioso non solo per gli appassionati dell’avvocato di Asti, ma per tutti coloro che amano la musica, quella musica che attraversa il tempo senza perdere in bellezza. Massimo Padalino ha fatto un lavoro veramente eccellente riuscendo a cogliere le mille sfumature dell’opera di Conte aggiungendo aneddoti raccontati dallo stesso Conte o da coloro che lo conoscono bene e regalandoci un ritratto vivo e vibrante di uno fra i più grandi artisti della scena musicale, un uomo che è «un abisso di poesia, intelligenza, charme e humor». Insuperato e insuperabile.
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