“Oltre l’inverno” con Isabel Allende. Quando dal dramma nasce la speranza
Con Oltre l’inverno (edito da Feltrinelli nella traduzione di Elena Liverani), Isabel Allende ci offre un romanzo che, facendo da sponda fra i drammi personali dei tre protagonisti e quelli di una società violenta e ostile, apre la via verso il sorgere di una coraggiosa speranza.
Richard, Lucìa, Evelyn. Tre esistenze destinate a intrecciarsi in un freddissimo inverno a Brooklyn per un arco di tempo sufficiente a far cambiare completamente direzione al normale svolgimento delle loro vite. Tre storie complicate, ognuna ricca di vissuti sofferti e dolorosi, di esperienze drammatiche, che sfociano però nel comune tentativo di andare “oltre”, di ritrovare un senso, una speranza e una giustizia personali.
Richard, sessantenne professore universitario ormai spento, senza voglia di vivere, quasi apatico, è rinchiuso nel suo solitario “inverno”, in una realtà piena di timori e precauzioni, bloccato dal senso di colpa. Un uomo con alle spalle un passato da alcolista, una moglie suicida e due figli morti (una dei quali investita dall’auto dello stesso Richard, che rincasava dopo una serata di baldoria).
Lucìa (che è un po’ l’emblema delle donne ritratte dalla Allende nei suoi romanzi) è una forte, vivace e istintiva donna cilena reduce da varie storie d’amore fallimentari e dalla battaglia vinta contro un grave cancro. Anche lei sessantenne, arriva a vivere nel piano interrato di una casa di proprietà di Richard per un lavoro semestrale come visiting professor ottenuto presso l’università di Brooklyn. Lucìa è testimone di un passato sociale durissimo, quello del Cile negli anni a cavallo del golpe del 1973, che aveva causato la scomparsa del fratello, uno tra i desaparecidos sostenitori di Salvador Allende.
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E infine Evelyn, giovane guatemalteca riuscita a scappare dal suo Paese dopo una violenza subita da parte di un pericoloso gruppo criminale del quale il fratello maggiore aveva fatto parte in precedenza e di cui era stato lui stesso vittima. Una ragazza fragile e forte al tempo stesso, che vive con la promessa e la speranza di ritornare un giorno dalla nonna, rimasta sola in Guatemala.
E mentre la narrazione dei fatti della vicenda comune procede a ritmo sempre più incalzante, Isabel Allende inframmezza i vari capitoli con le singole storie dei tre protagonisti, andando indietro nel tempo, fino ad arrivare al momento del loro fatidico incontro.
Oltre l’inverno è un romanzo (nel quale emergono degli eventi storici cari all’autrice) in cui il dramma personale dei tre si rispecchia nel dramma più grande dei loro rispettivi Paesi di origine (il Cile, il Guatemala, ma anche gli Stati Uniti di Donald Trump), aprendosi spesso a una riflessione sociale, storica e politica di grande attualità. Isabel Allende dà quindi spazio a tematiche impellenti come l’emigrazione, il traffico di migranti, la presenza di gang criminali, l’illegalità e le differenze sociali. L’autrice fa inoltre un excursus, attraverso l’espediente del racconto del fratello di Lucìa, sul colpo di Stato in Cile (nel quale le forze di Augusto Pinochet presero il potere rovesciando il presidente Salvador Allende, che morì in quell’occasione) e sulla conseguente repressione violenta di tutti gli oppositori politici.
La tragicità personale di una vita rimanda alla tragicità di un’altra, la drammaticità di una situazione politica fa eco a quella di un’altra. Sembra un gioco di specchi dove ciò che emerge è, da un lato, la sofferenza personale e familiare e, dall’altro, il dolore di Paesi in cui la violenza, le ingiustizie e il crimine hanno quasi sempre la meglio. Insomma, un grande inverno, dentro e fuori.
È proprio grazie all’episodio angoscioso da affrontare insieme che i tre cercheranno in qualche modo di far virare il corso della giustizia, per una volta, dalla loro parte, “mettendo mano” all’andamento naturale degli avvenimenti e andando appunto “oltre l’inverno”.
Il ritrovamento del cadavere da parte di Evelyn nel bagagliaio della macchina dei signori Leroy (da cui lei lavora illegalmente accudendo il figlio affetto da paralisi cerebrale), il successivo incidente stradale della giovane con Richard e la richiesta di aiuto di quest’ultimo a Lucìa, sono però solamente la trovata iniziale che serve a Isabel Allende a far incontrare i tre protagonisti. Invece che creare la tensione di un romanzo “giallo”, il viaggio che compiranno assieme per cancellare le prove che potrebbero danneggiare Evelyn, e allo stesso tempo cercare di far prevalere la giustizia, è solo il motivo di sfondo alla più importante narrazione dei sentimenti di speranza, solidarietà e amore che sorgeranno in quei giorni vissuti assieme.
La volontà di far trionfare finalmente la giustizia vera, e la speranza di poter uscire dal loro personale “inverno”, li porterà a condividere un’avventura di alcuni giorni, nei quali nascerà un intenso sentimento d’amore (lietmotiv della Allende che non poteva mancare) fra Richard e Lucìa, che ritroveranno la voglia di vivere e di amare in modo sincero e vitale.
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La lettura di Oltre l’inverno ci lascia l’impressione di un romanzo con un messaggio importante, che rischia tuttavia di restare talvolta un po’ in superficie, non riuscendo a coinvolgere il lettore completamente nella vicenda. È come se Isabel Allende avesse creato un’aspettativa e ci avesse preparato lungamente ad attendere qualcosa che poi si risolve troppo rapidamente nelle poche pagine conclusive. Tanto è lunga l’analisi dei personaggi (con in quali comunque non si riesce ad entrare in empatia in maniera decisiva) e il racconto del loro passato, quanto è veloce poi la rappresentazione dell’amore e della speranza nati in quell’inverno.
Complessivamente, Isabel Allende ci regala un libro intenso e veloce, nel quale il dolore esterno di una società malata si ritrova in quello personale, ma dal quale affiora la forte speranza di poter andare “oltre”: dal freddo più intenso può sempre sorgere il calore dell’amore e della solidarietà umana.
Per la prima foto, copyright: Roi Dimor.
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