Ogni donna si salva da sola. “Oliva Denaro” di Viola Ardone
«La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia», così ripete la madre a Oliva, la protagonista del nuovo romanzo di Viola Ardone, Oliva Denaro (Einaudi, 2021). E poiché le parole hanno un forte potere perlocutorio, Oliva cresce con la convinzione che le donne, raggiunta l’età dello sviluppo, devono fare di tutto per non essere notate e mantenersi «pure» per l’uomo che le sposerà. Occhi bassi e passo svelto quando escono di casa, niente contatti con i ragazzi, nessun sorriso di incoraggiamento.
Siamo a Martorana, in Sicilia negli anni ’60, Oliva ha quindici anni e può ancora godere della libertà di cui gode il fratello Cosimino perché non è ancora cresciuta, non ha ancora il ciclo mestruale, il punto di non ritorno per le donne. Oliva spera ingenuamente che quel giorno non arrivi mai per continuare ad andare a caccia di lumache con il padre, a correre scalza, a sporcarsi di fango, in un tempo dell’infanzia cristallizzato e felice. Le rinunce nel diventare «donna da marito» sono tante perché corpo e reputazione devono essere mantenuti intatti per giungere all’altare in abito bianco e consegnarsi all’uomo che le ha scelte: «Da quando sono diventata femmina, sto come sotto una tettoia durante un temporale: non mi allontano per non bagnarmi» è quello che pensa Oliva, in bilico tra rassegnazione e ribellione.
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La sorella Fortunata è rimasta incinta prima del matrimonio e i genitori hanno dovuto convincere con una certa difficoltà il fidanzato a sposarla. Non è un matrimonio felice il suo, Oliva lo intuisce da frasi a mezza bocca, dalle chiacchiere del paese, dall’assenza della sorella chiusa in casa dal giorno del matrimonio e che lei non vede mai. Oliva deve confrontarsi con questo esempio e allora ubbidisce ai genitori autoconvincendosi che rinunciare all’amicizia di Saro con il quale ha condiviso giochi e fantasia, ad allungare la gonna per non far vedere le gambe, a non uscire di casa se non per andare a scuola e a messa sia la scelta giusta.
Oliva è una femmina e come tale il suo destino è segnato dall’appartenenza a un genere che deve sottomettersi al maschio padrone, superiore e mai pari.
Magra e scura, Oliva crede di essere brutta, ma è invece un fiore bellissimo che deve ancora aprire del tutto i suoi petali. Un fiore che attira le attenzioni di un giovane, figlio di un pasticcere invischiato in affari non molto chiari. Paternò si insinua nella vita di Oliva, la guarda come un rapace guarda la sua preda, la aspetta in strada quando lei esce, le sorride, le parla. Oliva è colpita dalle sue attenzioni ma allo stesso tempo ne ha paura e le respinge con forza; lui scambia la paura per ritrosia e allora organizza il rapimento della ragazza per poter abusare di lei e diventare il suo legittimo sposo.
Il «matrimonio riparatore» sarebbe il finale giusto per il paese, per la famiglia, ma non per Oliva che rifiuta la proposta. Comincia così un percorso di dolore e di crescita, di presa di coscienza e di lotta all’emancipazione sostenuta dal padre, un uomo silenzioso e forte, che sarà sempre dalla parte della figlia, sostenendola e confortandola: «…mi hai chiesto che cosa faccio. Questo faccio io… Se tu inciampi, io ti sorreggo» le dice, e basta questa frase per comprendere quanto questa figura sia tragicamente grande.
Oliva Denaro è un romanzo sulla forza delle donne, in cui le voci femminili si susseguono e si intrecciano in un caleidoscopio di timbri e tonalità. C’è Amalia, la madre di Olivia, aspra e inaridita per le tante delusioni che la vita le ha dato, schiacciata dal peso di paure ancestrali, di imposizioni sociali, di doveri. C’è poi la sorella Fortunata, che paga il suo aver scambiato per passione e amore la sua fragilità e ingenuità. Ci sono le vicine di casa, le insegnanti come la maestra Rosaria, che lasciano il segno nei loro allievi. E ancora, le compagne di scuola, le amiche solidali come Liliana, la «comunista pericolosa», ribelle alle regole imposte e desiderosa di cambiare l’ordine costituito.
E se è vero che la solidarietà femminile è fondamentale è anche vero che è il «femminile singolare» la forza motrice di tutto perché ogni donna si salva da sola attraverso scelte personali dolorose. E attraverso questa forza singola che si unisce a tutte le altre forze si costruisce una catena di solidarietà forte e resistente agli urti di chi minimizza e denigra, di chi nega diritti sacrosanti come il lavoro: «…E della donna che lavora, che ne pensate? …Qualcuno rideva dando di gomito al vicino, le poche femmine presenti guardavano per terra…».
Una società patriarcale e maschilista dove la volontà di possesso è alla base dei rapporti familiari e matrimoniali, dove solo nel 1981 viene approvata la legge 442 che abrogava il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Oggi il testo del 544, che legalizzava lo stupro in nome di un matrimonio che avrebbe sanato una ferita insanabile per una donna, fa paura: «Il matrimonio, che l'autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali». Come dire, se vuoi una donna, anche contro la sua volontà, la prendi con la forza, poi la sposi e si risolve tutto. Fu la deputata comunista Angela Bottari, siciliana di Messina, che per anni aveva raccolto le storie di ragazze dell’isola costrette a sposare i loro aguzzini per non vivere da «sbrigugnate», la promotrice dell’abrogazione di quella norma.
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Tra tutte le figure femminili e tra quelle maschili che ruotano intorno alla vicenda e alla vita di Oliva, una in particolare è di una bellezza commovente, quella del padre. Un uomo mite, silenzioso, resistente agli urti della vita che di fronte alla scelta della figlia si erge in tutta la sua grandezza e prendendola per mano, come quando da bambina lo seguiva in campagna a raccogliere lumache e ranocchie, la accompagnerà nel suo cammino di emancipazione rispettando e supportando le scelte che cambieranno la sua vita e di conseguenza quella di tutte le donne.
Oliva Denaro è un libro che tutti dovremmo leggere, donne e uomini, un romanzo di rara bellezza e di grande impatto emotivo, un romanzo di dolore, di crescita e riscatto in cui anche le scelte linguistiche sanno danno dare concretezza alle immagini, alle espressioni, al disagio, al conformismo rendendo la lettura scorrevole e avvincente. Un omaggio a tutte quelle donne che hanno dovuto subire violenze e prevaricazioni come Franca Viola, rapita nel 1965 ad Alcamo da Filippo Melodia, boss mafioso di rango del Trapanese e che lei portò in un’aula di giustizia. Aveva diciassette anni. Diventò simbolo di tutte le donne che come lei avevano dovuto subire e modello da seguire. Al processo disse testualmente: «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto. L’onore lo perde chi fa certe cose, non chi le subisce».
Per la prima foto, copyright: ActionVance su Unsplash.
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