Ogni attuale carnefice è una vecchia vittima. “La lezione” di Marco Franzoso
Uscito per Mondadori, La lezione di Marco Franzoso è un romanzo che, di tanto in tanto, ti spinge a girare le pagine e rileggere il nome dell’autore. È un uomo, sì. Il dettaglio non è da poco poiché la vicenda accade a una giovane avvocatessa, Elisabetta, e ciò che viene sviscerato sono le paure e i pensieri più intimi della donna. È la rivincita di tutte le donne che, almeno una volta nella vita, avrebbero voluto sentirsi forti, ma non per osmosi, per riflesso, perché qualcuno, dietro di loro, le proteggeva. Forti perché forti.
Ci si chiede se questa forza essenziale le donne la possano raggiungere soltanto quando raccontate da un uomo – oppure, per dirla con un’espressione comune, quando diventano «uomo», perché prendono i loro attributi. E lasciando ancora il pensiero a vagare pigramente, finisci per ricordare che pure il primo femminista era un uomo. Ma è una riflessione a cui non ci si aggrappa. La vita di Elisabetta ci travolge, pagina dopo pagina, e l’unica cosa su cui si riesce a stare concentrati in modo profondo è la narrazione.
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Elisabetta è una ragazza tranquilla. Repressa, forse la parola opportuna è questa. Nella relazione storica con il fidanzato si reprime e subisce gli umori dell’uomo con un senso di sacrificio «da donna», mi verrebbe da dire. E mentre lo dico, mi vengono in mente le storie di tanti matrimoni del passato in cui, alla domanda qual è il segreto di una così lunga relazione, si rispondeva facendo riferimento alla pazienza. Alla pazienza della donna, s’intende. Elisabetta, però, non vive agli albori del secolo scorso. Elisabetta è una donna in carriera, è un’avvocatessa, quindi, il seme della forza ce l’ha nel sangue. È solo smarrito tra strati di plasma.
Fiorisce all’improvviso e in un modo sorprendente.
Dal passato, riemerge un vecchio cliente, un uomo che Elisabetta ha assistito in una causa fallimentare. Un uomo che, già allora, la prima volta in cui si sono incontrati, aveva segnato la giovane avvocatessa.
Il cliente, l’ex assistito, ha i capelli unti ed emana da tutti i pori un gran senso di repulsione. A tratti, però, ci si sente in grado di accogliere le sue emozioni. Perché ogni attuale carnefice è una vecchia vittima. Di più, un carnefice è una vittima che si difende a modo suo.
Elisabetta stessa è un carnefice, nella misura in cui è vittima di questo uomo. Ma forse anche del proprio uomo. E del suo collega. È vittima in quanto donna di un mondo basato sulle premesse della forza, della soppressione dell’altro, della dialettica preda-predatore.
E, dal calderone poco magico delle brutture con cui una donna fa i conti quotidianamente, Franzoso estrae anche una certa abitudine, o visione, che produce fraintendimenti, che crea vuoti e, seppur assurda, se ci si ferma a riflettere, sembra provocare piacere.
Annarita, la segretaria dello studio legale in cui lavora Elisabetta, a un certo punto riceve la foto di un uomo seminudo, tagliata all’altezza del collo. Si vede la pancia grassa, l’elastico delle mutande. Squallido, lo definisce Elisabetta. La cosa che però più sorprende Elisabetta è che Annarita non sembra spaventata e nemmeno infastidita. Anzi, da qualche parte, in un «luogo sperduto della sua anima quelle attenzioni» le provocano piacere.
Le donne alimentano, quindi, inconsciamente un meccanismo che, in ultima analisi, le rende deboli? E perché non si ottiene lo stesso effetto se si rovesciano i poli? O meglio quale sentimento prova un giovane uomo che si trova recapitata la fotografia di una donna matura, grassa, che si tiene l’elastico delle mutande leggermente scostato, come a dire, ce n’è di più?
Sono domande aperte. E, forse, trovare loro una risposta non è nemmeno compito della letteratura. Che i romanzi continuino a mostrarci esperimenti mentali attraverso i quali uomini e donne possono esplorare modi diversi di essere.
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Dal punto di vista stilistico, La lezione è una lettura che non ti lascia tregua. Sapere cosa succede dopo è un’urgenza, anche perché intuire i passi successivi è impossibile. Le reazioni di Elisabetta davanti al pericolo sono imprevedibili. Gli eventi che la travolgono sono più grandi di lei. Il controllo che sembra riuscire a riprendere è insidioso. E La lezione non è solo quella di Elisabetta, qualcosa impara pure chi legge. In primis, impara a cogliere le sfumature di ciò che parevano due estremi che non si toccano.
Per la prima foto, copyright: Molly Blackbird su Unsplash.
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