“Oggetti smarriti” di Liu Zhenyun, rappresentazione della vita contemporanea
Per leggere Oggetti smarriti, il romanzo dello scrittore cinese Liu Zhenyun, non lasciatevi intimorire dalla difficoltà di orientarsi tra personaggi dai nomi esotici: superate le prime pagine, nelle quali conosciamo alcuni esemplari del sottobosco malavitoso di Pechino, l'intreccio di vite e truffe diventa chiaro e avvincente. La casa editrice Metropoli d'Asia, che pubblica oggi il libro nella traduzione di Patrizia Liberati, ci trasporta in un mondo lontano ma accessibile, grazie all'atmosfera di una grande città contemporanea simile alle realtà urbane occidentali, popolata di individui che tentano la scalata sociale attraverso espedienti al limite della legalità.
Oggetti smarriti non racconta però la storia di un piano criminale ben congegnato: il motore dell'azione è la goffaggine di Liu Yuejin, il cuoco poco onesto della mensa di un cantiere edile, che viene derubato di un marsupio in cui conserva un pagherò del nuovo marito della sua ex moglie. Sfruttando le sue conoscenze nel mondo del malaffare, cerca di recuperare il documento ma viene coinvolto in un vortice di ulteriori furti, che culmina nella sparizione di una chiavetta USB contenente le prove della corruzione di un alto funzionario. Oggetti smarriti si trasforma da romanzo criminale a romanzo picaresco, nel quale tutti cercano qualcosa che hanno perso, per caso o per distrazione: oltre ai danni economici, ogni personaggio subisce la beffa di non poter influire sul proprio destino, ma di essere costretto a inseguire gli obiettivi di qualcun altro.
Gli orizzonti e i mezzi degli uomini comuni sono limitati dalla loro bassezza intellettuale e morale: non hanno gli strumenti per contrapporsi né ai pesci grossi della criminalità organizzata né alle circostanze che ogni volta li sopraffanno. Gli unici personaggi che sfuggono alla tirannia del caso sono i due malavitosi più potenti, che si sono attrezzati con un retroterra culturale fatto di riflessioni filosofiche e letterarie, ed è un po' inquietante pensare che gli studi umanistici possano favorire il successo sulla strada della delinquenza.
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Yan Ge, il costruttore edile capo di Liu Yuejin, ha guadagnato la sua fortuna irreggimentando il suo rapporto con il cibo, memore della sua antica condizione di povertà. Secondo l'imprenditore ora milionario, «più le persone mangiavano e più diventavano grasse, più si allargavano e più le loro menti diventavano ristrette». Le minuziose descrizioni delle pietanze contrappongono piatti elaborati che addormentano il senso critico e la capacità di cogliere le sfumature, ed alimenti più vicini alla tradizione contadina che nella semplicità della preparazione conservano un legame con la saggezza autentica utile alla vita. Si può cogliere un'affinità con il classico Il ventre di Parigi di Émile Zola o il più famoso romanzo Il profumo di Patrick Süskind: i bassifondi di Pechino sono descritti attraverso i sensi più terreni, in contrasto con le sofisticate macchinazioni dei personaggi, desiderosi di riscatto.
L'eccesso di raffinatezza smussa l'acume dell'intelligenza: i personaggi di spicco utilizzano le forme brevi dei sutra o dei distici per motivare le proprie decisioni. È un tocco di stile che avvalora un'idea di cultura orientale tesa a un'illuminazione improvvisa, subitanea, in apparenza slegata da logiche di causa ed effetto. La struttura del romanzo riflette quest’aspetto puntiforme della realtà, risultato di un movimento ondivago tra avvenimenti non raccontati in perfetta successione cronologica. Anche il lettore è un oggetto smarrito, che seguendo un personaggio perde il filo degli eventi prima di recuperarlo grazie alla prospettiva di un altro.
La ricerca caotica e intricata dei nostri piccoli e grandi delinquenti è una rappresentazione della vita contemporanea: l'essere umano è bloccato in una condizione di affanno inestinguibile, incapace di distinguere se sta rincorrendo i propri obiettivi o fuggendo dalle minacce. Oggetti smarriti di Liu Zhenyun non è un romanzo che parla della Cina e dei suoi abitanti, è una storia che inquadra l'ironia beffarda della modernità: abbiamo qualsiasi cosa ci serva o desideriamo a portata di mano, però lo perdiamo in modo stupido o futile, costringendoci a un recupero infinito. Lo scrittore cinese, pluripremiato per le sue opere neorealiste, racconta la miseria universale della condizione umana: una società viscosa e indecifrabile ci rende tutti, per Liu Zhenyun, Oggetti smarriti.
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