NSA e Obama
Quando Obama fu insignito del Nobel per la Pace, Noam Chomsky dichiarò che avrebbero dovuto darglielo alla Comunicazione, se fosse esistito. Una dichiarazione ancora più valida dopo che il terremoto provocato da Snowden porta adesso il presidente degli Stati Uniti d’America a chiudere il programma di spionaggio mondiale noto sotto il nome di NSA. La notizia rivela la forte debolezza di Obama in questa fase, perché il programma voleva essere uno strumento ricattatorio nei confronti di tutti quei potenti del mondo che avrebbero potuto mettere in seria discussione la leadership statunitense.
Effettivamente, in un mondo che viaggia sulla comunicazione, detenere una banca dati dedicata ai leader mondiale significa poter adoperare alcuni argomenti magari lontani dalla politica per orientare scelte che incidono sullo scenario mondiale in questo momento di forte declino nordamericano. Quel che infatti sta dietro il programma è il desiderio di ripristinare surrettiziamente un dominio sul mondo ormai fuori tempo massimo e di costruire un capitale di informazioni che può tornar utile alla bisogna. Infatti, Obama non ha ancora dichiarato di volersi disfare delle informazioni raccolte, come a dire che d’ora in poi sarà più accorto, ma quel che ha raccolto rimarrà al servizio degli USA.
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La gravità di quest’operazione sta nella insostenibilità sul piano diplomatico. Non si tratta di aver intercettato capi di governo ostili, ma di aver proceduto a tenere sotto controllo e registrazione le conversazioni telefoniche di un numero imprecisato di persone abitanti anche in Paesi apparentemente vicini. Apparentemente, sì, perché anche le statistiche raccontano, ormai, come il declino nordamericano sia stato aggravato dalla sopravanzata cinese e asiatica in generale, questo anche grazie a una crisi mondiale che ha nell’avventatezza dei tycoon statunitensi i veri responsabili. Di fronte a questo, Obama non può che salvare la faccia chiudendo gradualmente il programma NSA, concordando le modalità con il Pentagono quando dovrebbe farlo proprio con i Paesi intercettati, e quando dovrebbe distruggere i contenuti delle intercettazioni.
Di conseguenza, c’è da credere che questa operazione non allevierà il malcontento creatosi intorno alla vicenda, né favorirà una ripresa normale delle relazioni diplomatiche tra Usa e il resto del mondo. Altre vie dovrà trovare Obama per meritarsi nel concreto quel Nobel per la Pace che forse, inopportunamente, gli è stato conferito.
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