Notte dei senza dimora e Giornata mondiale contro la povertà
Potrebbe essere la risposta italiana intelligente alla notte di Halloween, ma in realtà non lo è. Perché scendere tutti in strada, di notte, allora? Dicono: per dire “no” alla miseria. Perché di notte? Semplice, dicono, per provare a sensibilizzare la cittadinanza sulle condizioni di vita di coloro che sono costretti a vivere per strada, muovendosi tra volontariato, menefreghismo e povertà vera.
L’evento, come spesso capita, parte dalle grandi città, dove homeless, clochard, senza dimora, e spesso senza identità e senza voce, stando alle statistiche, sono sempre più numerosi. È partita Milano, 14 anni fa, e poi a ruota si sono aggiunte Padova, Lonigo, Rovigo, Vicenza, Arzignano, Bassano, Schio, Valdagno, Forlì, Trento, Como, Foggia e Treviso, così, in ordine sparso. Un evento organizzato da associazioni di volontariato locali, pensato inizialmente per celebrare la Giornata mondiale contro la povertà, che si tiene ogni 17 ottobre. Quest'anno cade di giovedì e, quindi, in molte città la Notte si tiene sabato 19, in altre (Treviso e Forlì) si è tenuta sabato scorso, mentre Foggia ha spostato il tutto al 26 ottobre.
Cosa succede nella Notte dei senza dimora? A Milano, ad esempio, tutto inizia con una biciclettata, verso le 17, che dal dormitorio di viale Ortles arriverà in piazza Santo Stefano, dove ci saranno i banchetti delle tantissime associazioni che l'hanno organizzata. In piazza, ci sarà un laboratorio di maglia e uncinetto per realizzare sciarpe e cappelli da donare ai senza dimora e poi, la sera, ci sarà una cena che vedrà sedute, fianco a fianco, persone con e senza dimora. Ogni città si organizza a modo suo, con un contorno musica, artisti di strada, messaggi e testimonianze. Ovunque, la manifestazione avrà il suo momento clou nella dormita all'aperto. Ma qui finisce la poesia e cominciano a emergere i dolori. Quelli un po’ tipici, vien da dire, di tutte queste cose.
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Basta dare un’occhiata al sito www.lanottedeisenzadimora.it. È il sito “ufficiale” dell’evento nella città di Roma, e seppur a ridosso della giornata, non lesina certo nel descrivere le cosiddette criticità. «Tutto sembra perfetto: dopo mesi di lavoro gratuito per costruire una società migliore sulla base della cooperazione disinteressata sembra quasi di aver raggiunto l’obiettivo. La piazza è piena, la gente si avvina… la miseria si allontana. Poi scocca la mezzanotte. Non ci sono campane a indicarci il momento esatto con i loro dodici rintocchi, ma la mezzanotte arriva e recide il filo che teneva unita ogni cosa. L’entusiasmo è il primo a cadere risucchiato indietro da una stanchezza torbida».
Magari sarà che le aspettative sono sempre troppo alte, fatto sta che quanto è accaduto nelle scorse edizioni, quest’anno sembra aver demoralizzato i protagonisti ancor prima di iniziare. «Così la spettacolarizzazione dell’evento sociale, la sabatizzazione dell’appuntamento etico, la mediatizzazione del volontariato assorbono tutta l’energia e l’obiettivo primo (dormire in piazza per informare, denunciare e condividere) non viene realizzato».
Così quest’anno, quantomeno a Roma, solo «alla fine della giornata del 17, chi vorrà, si cercherà un posto per dormire tra chi dimora per strada ogni notte. È un ritorno alle origini – spiegano sul sito –. Un’azione libera da ogni retorica della necessità comunicativa». Un po’ la riscoperta del vecchio adagio “meglio pochi ma buoni” che la demagogia e la moda dei “mi piace”, ultimamente, va un po’ offuscando.
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