«Non riesco a stare pulita»: Cristiane F. pubblica un nuovo libro sulla sua vita
Articolo di Katja Thimm, pubblicato su «Spiegel on Line International»
«Quasi nessuno all’epoca avrebbe pensato che sarei ancora qui oggi» dice Christiane Felscherinow a proposito della sua adolescenza.
Immortalata in un libro e in un film di culto più di trent’anni fa, Christiane F. è l’eroinomane più famosa della Germania. Adesso ha 51 anni, usa ancora le droghe e ha scritto un nuovo libro sulla sua vita travagliata.
Ha portato dei fiori. In piedi sull’uscio Christiane Felscherinow rimuove le dalie, gli astri e i girasoli dalla carta che li avvolge, come se fosse stata invitata per un caffè. I suoi occhi verdi sono accuratamente sottolineati, gli stivali appena lucidati, sembra così elegante con la sua camicia a fantasia scozzese. Solo le mani sembrano contraddire quest’aspetto ordinato. Ricoperte da una ragnatela di cicatrici, segni di innumerevoli ferite da ago.
La Felscherinow è qui per promuovere se stessa. Ci sono dozzine di persone desiderose di parlare con lei durante un incontro negli uffici della Levante, una piccola casa editrice di Berlino, che pubblicherà questa settimana il sequel della sua biografia. Il libro del 1979 e il relativo film Christiane F. Wir Kinder vom Banhof Zoo o Christiane F. Noi ragazzi dello zoo di Berlino l’hanno resa l’eroinomane più famosa della Germania. La sua storia, diventata bestseller quando fu pubblicata 35 anni fa, ha mostrato al pubblico tedesco per la prima volta un mondo tutt’oggi scioccante, un mondo dove i bambini della Berlino Ovest si distruggono sistematicamente corpo e anima con le droghe.
«Quasi nessuno all’epoca avrebbe pensato che sarei ancora qui oggi», dice. Appare persa nei suoi pensieri, senza alcun accenno di trionfo. Seduta su un largo divano di pelle, la sua voce suona tesa.
La Felscherinow aveva 12 anni quando ha provato l’hashish per la prima volta. È passata all’eroina a 13, e quando ne aveva 14 si stava prostituendo. Era una bambina sveglia e intelligente, trasferita da un paese di campagna a Berlino e al suo anonimato. Sua madre si sentiva oppressa, e suo padre era un alcolizzato. Alla fine la sua famiglia si è divisa. A 15 anni ha visto un barlume di speranza, iniziando una nuova vita in una piccola città, dove viveva sotto la severa tutela della nonna. Ma non è ancora libera dalle droghe ad oggi.
«Non riesco a stare pulita»
Sono state vendute quasi cinque milioni di copie della sua storia. Venne richiesta da tutte le scuole tedesche, e il produttore Bernd Eichinger la trasformò in un film. Ma dopo tutto questo tempo, perché la Felscherinow, che adesso ha 51 anni, racconta di nuovo la sua storia? È gravemente malata di epatite C, e l’infezione le sta distruggendo il fegato. Il suo obiettivo è quello di mettere in guardia dalle droghe e dai loro effetti devastanti?
«No», risponde con un forte accento berlinese. «No, non c’è messaggio. Volevo solo ribattere la mia. C’era tutta quella spazzatura, tutti quei titoli di giornale!». Per molte testate, ogni sua ricaduta merita almeno qualche colonna. «Alla fine volevo solo descrivere com’erano veramente le cose.», dice.
La Felscherinow ha passato 3 anni a lavorare con la co-autrice del libro, Sonja Vukovic, registrando conversazioni e ricostruendo ricordi. Sono le memorie di una donna che, descrivendo se stessa, afferma: «In quanto drogato, deludi sempre di più te stesso che chiunque altro». Sono anche le memorie di una persona che usa ancora droghe regolarmente per fuggire dalla realtà, droghe che alterano la personalità e danneggiano il cervello. «Quello che più mi dà fastidio di tutta questa storia di Christiane F.» continua «è la domanda: è pulita adesso o no? Come se non ci fosse nient’altro da dire di me. E non riesco a restare pulita. È esattamente quello che tutti gli altri si sono sempre aspettati da me». Scuote la testa con enfasi, e poi si passa una mano tra i capelli color mogano.
I movimenti sono energici, e appare forte e snella. In questo momento, così poco indica che questo corpo di donna è stato distrutto da pillole e abuso di alcol. Ha fumato due canne in mattinata, dice. Ha anche preso il metadone per circa 20 anni, come altri 75.000 drogati tedeschi. Nonostante il metadone, ci sono momenti quando getta tutto all’aria e compra un po’ di grammi di eroina. Questo succede quando sente che non può più controllare lo stress del mondo esterno.
«I dottori si lamentano. Ma dopo tutto io ho una vita. E non sono pulita, proprio come non lo sono gli altri», sostiene «Studio le facce che vedo in metro ogni giorno. Tutti sono intrappolati, in qualche maniera».
La principessina drogata
Forse questa prospettiva rende possibile sopportare una vita come la sua. Ad ogni modo, le speranze racchiuse nel regime severo della nonna a cui venne sottoposta a 15 anni, sono state disattese. Ha affrontato innumerevoli astinenze, e innumerevoli ricadute. È stata condannata per reato di droga , e ha passato 10 mesi in un carcere femminile. Ha avuto svariati aborti, e relazioni fallimentari. Ha mollato un programma formativo di contabilità, ha vissuto sette anni in Grecia senza fissa dimora, ha contratto l’epatite C e ha pochi amici oggi, sebbene molte persone siano troppo entusiaste quando si tratta di scrivere su di lei per denaro. Non ha più un rapporto con la madre, dalle quale non si sente capita.
Sente delle voci a volte, dice, e vede uomini in silenzio vestiti di nero, e altre forme del male, all’entrata del suo palazzo. In giorni così, diventa a tal punto angosciata che lascia il suo appartamento fuori Berlino e se ne va in un rifugio per senzatetto. Ha perso la custodia del figlio, che lei adora, quando lui aveva 12 anni. Da allora è stato dato in affidamento a una famiglia. Un assistente sociale ha speso tre anni per tentare di aiutarla.
E tuttavia, quasi per magia, la sua vita è stata anche piena di glamour e sfarzo e copiose quantità di champagne, soldi, feste e viaggi hanno giocato un ruolo significativo. A 18 anni aveva già guadagnato 400.000 marchi tedeschi con i diritti del libro. Era l’innamorata di Alexander Hacke, il chitarrista della band industrial tedesca Einstürzende Neubauten. Ha conosciuto David Bowie e Nina Hagen, e ha inciso dei dischi. Per la première statunitense del film di Eichinger sulla sua vita ha viaggiato a Los Angeles ed è diventata una figura di culto, una principessina drogata. Ha conosciuto la coppia che possiede la casa editrice Diogenes a Zurigo, e per tre anni è stata un’ospite regolare nella loro casa, in cui veniva trattata come una figlia adottiva. Durante alcune cene è stata seduta accanto all’autore svizzero Friedrich Dürrenmatt, ha fatto visita a Roma al regista Federico Fellini ed è andata a passeggio per le montagne Sils Maria con l’umorista tedesco Vicco von Bülow (meglio conosciuto come “Loriot”). Ma a volte si univa anche ai drogati alla stazione di Zurigo. E tuttavia i suoi amici editori si rifiutavano di abbandonarla. La donna aveva l’abitudine di mettere una copia di ogni sua nuova pubblicazione sul suo cuscino la sera.
Ha avuto tante opportunità. «È vero» ammette la Felscherinow «Ma per come la vedo oggi, è che ho sempre trovato che molte cose della vita erano noiose. Quando penso al passato, mi rendo conto che Zurigo è uno dei miei ricordi più cari. Avrei dovuto agire come allora un sacco di volte».
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In bilico su una corda tesa
Si apre una porta e un chow chow fulvo si fa strada attraverso l’apertura. Forse, l’unica costante della sua vita è che ha sempre avuto un cane accanto a sé. Il cane si ferma di fronte alla sua padrona, e lei ride «Leon vuole sapere quanto ancora ci vorrà» dice, tirando fuori una sigaretta dalla borsa. Ha problemi a concentrarsi, e ha bisogno di conservare le energie per dopo, quando autograferà copie della fan edition del suo nuovo libro, in cui sono stati aggiunti disegni e foto.
Fan? «Sì» conferma «Probabilmente un milione circa».
Può sembrare strano ma ci sono fan della sua vita disinibita in tutto il mondo. L’ammirano per la sua perseveranza, soffrono insieme a lei, tweettano e postano messaggi, si sfidano su quanto conoscono “Cristiane F.” in test on line e collezionano le prime edizioni di Wir Kinder vom Banhof Zoo.
Il destino di una ragazza infelice ha influenzato le vite dei suoi fan. La sua storia è servita da ammonimento per tante persone, che hanno mostrato la propria gratitudine indirizzandole lettere. Ma alcuni hanno anche imitato le cose che hanno letto.
È come essere in bilico su una corda tesa, soprattutto per il giovane team della Levante. La casa editrice si è specializzata in una rivista bimestrale rivolta alle tematiche del Medio Oriente e del mondo islamico. Adesso gestiscono il progetto di un libro per la prima volta, e si tratta di un libro estremamente delicato. Così come sanno che il “mito” Christiane F. deve essere ben sostenuto per trasformare il libro in un successo commerciale, sanno anche che devono stare attenti a non idealizzare l’autore, un drogato, né il suo stile di vita. Questo sarebbe irresponsabile anche nei suoi confronti. Deve già vivere con il dramma che la dipendenza che minaccia la sua esistenza è anche il capitolo più importante della sua vita. Guadagna ancora quasi 2.000 € ($2,720) al mese in diritti dal suo primo libro e film. Da quel momento è uscita dall’anonimato sebbene i coautori, due giornalisti della rivista tedesca «Stern», l’avessero messa in guardia dal rendersi pubblica.
Venera lo sballo, disprezza il drogato
Oggi la Felscherinow desidera ardentemente il riconoscimento del pubblico, sebbene abbia dei problemi nell’affrontare i titoli di giornali negativi. È il suo dramma, un dramma che per lei, allo stesso tempo una celebrità e una drogata, viene costantemente alimentato. Deve concentrarsi per sforzarsi di essere gentile, ammette. Ma quando si sente offesa, grida contro chiunque le pare. A volte, semplicemente inizia a gridare, in strada o mentre fa la spesa, perché le cose non stanno andando come si era immaginata.
Il team della casa editrice cerca di proteggerla. Stanno anche prendendo in considerazione l’idea di una fondazione Christiane F. , a sostegno delle persone come lei. Dopo averci lavorato per tre anni, si sono resi conto di quanto sia irrealistico aspettarsi sempre che i drogati abbandonino del tutto la droga. Infatti, sostengono, la nostra società è ostacolata da una bizzarra incongruità sul tema, in tanti venerano lo sballo ma disprezzano il drogato.
«La pausa è finita» sentenzia la Felscherinow tirando fuori la sigaretta. Poi, parla di suo figlio che adesso ha 17 anni. Per la prima volta questo pomeriggio sembra entusiasta. È un ragazzo brillante, forte e socievole, ma sopra ogni cosa ha la testa sulle spalle. Parla di lui per quasi mezz’ora, e poi chiude la borsa.
Mentre se ne va dice che in qualche modo suo figlio è molto diverso da sua madre e che forse è una buona cosa.
[Tradotto dal tedesco all’inglese da Christopher Sultan]
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