Non occorre vedere per guardare lontano
Parliamo spesso di lettura, discutiamo di libri, di quant’è bello il digitale e di quanto è poetica la carta, ma cosa sarebbe tutto ciò, se fossimo privi del senso che per eccellenza ci permette di goderne? A coloro che vedono basta chiudere gli occhi per qualche secondo per sentirsi subito spaesati, in deficit di equilibrio, proiettati in una dimensione che gli altri quattro sensi non bastano a dominare.
Da otto anni, per chi vuole provare a rendersi conto di cosa significa essere privi della vista, esistono esperienze come quella di Dialogo nel Buio, nell’Istituto dei Ciechi di via Vivavio, a Milano. Come molti sapranno, si tratta di un’esposizione permanente attraverso la quale si cammina, immersi nel buio totale, accompagnati da esperte guide non vedenti per sperimentare, con grande impatto emotivo, un nuovo modo di “vedere”.
Ora anche la moda entra nel percorso. Accade sempre all’interno dell’Istituto milanese, che ospita un negozio attraverso il quale finanzia parte delle sue attività. Sugli scaffali, da un po’ di tempo, ci sono anche magliette stampate con l’alfabeto braille.
I capi sono parte dell’ultima collezione di Alessandro Dall’Acqua, dedicata ai cinque sensi, e nascono dalla collaborazione della casa di moda con l’Istituto di via Vivavio. Ma il progetto fra l’istituto e il marchio non si conclude così: prevede, infatti, la creazione di un laboratorio e la realizzazione di iniziative legate allo studio del braille applicato all’ambito dell’abbigliamento.
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Non è la prima volta che il mondo della moda si avvicina al mondo dei non vedenti. Già nel 2008 il marchio Fiorucci produsse una maglietta con decori in braille per i 100 anni della Cbm, la onlus che combatte la cecità nel mondo. Tuttavia, stavolta il progetto pare avere un raggio più ampio, come lascia intendere l’idea del laboratorio e delle altre iniziative.
Un esperimento da salutare come una voce di speranza in un Paese come il nostro, così povero di cultura, e in special modo di cultura della diversità. Un Paese che, giusto pochi giorni fa, per l’ennesima volta, ha visto la disabilità trattata come una cosa vergognosa, da cui mettere in allerta, come ha fatto quella suora che ha pubblicato un avviso ai genitori all’esterno di una scuola materna di Ischia, invitandoli a non portare i loro figli a scuola perché la presenza di disabili in visita avrebbe potuto impressionarli. Ecco che allora, in un Paese che invece di spiegare ed educare preferisce nascondere, ben vengano iniziative che ricordano che Non occorre vedere per guardare lontano.
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