Non la vetta ma il percorso. “Il lupo e l’equilibrista” di Max Solinas
Nel cassetto ho un sogno: trasferirmi un giorno in montagna e prendere con me un cane lupo cecoslovacco. Questo è il motivo per cui, letta la quarta di copertina de Il lupo e l’equilibrista di Max Solinas edito da Garzanti, mi sono presa una giornata libera e mi sono immersa nella lettura.
Chris, cresciuto tra le montagne, è un uomo che si è allontanato dalla sua natura accettando, in un momento difficile, la mano di chi gli offriva un lavoro ben pagato e la sicurezza di porre fine al malessere e alla precarietà della vita. Un impiego che Chris odia e che lo porta continuamente a viaggiare per sponsorizzare gli articoli di un’azienda che lo paga per delle arrampicate acrobatiche con indosso i propri prodotti. Per fortuna c’è Francesca, la compagna storica di Chris, che prima dell’ultima partenza gli confida di avere una sorpresa per lui. Arriverà mentre è in viaggio.
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Il regalo che la donna ha pronto per Chris è un bellissimo lupo nordamericano di proprietà di un circo in tournée per l’Europa. Uno arriva e l’altro parte, senza nemmeno il tempo di annusarsi. Ma quando Chris torna è il momento giusto perché avvenga l’incontro.
«Al centro del grande recinto, un grosso lupo grigio stava seduto e lo osservava. Sembrava che lo aspettasse da un bel po’. Chris si bloccò, ma in realtà era già fermo. Sentì il sangue raggelarsi nelle vene e impedirgli qualsiasi movimento, anche se il respiro stentò a fare il suo lavoro, lasciandolo in totale apnea di aria e pensieri. Solo il cuore batteva all’impazzata. Un flusso di energia caldo e vitale collegava gli occhi al cuore e alla mente, e si attivò nell’istante in cui Chris incrociò lo sguardo del lupo. Intorno a lui tutto si bloccò, tutto sbiadì, a parte loro due».
Chris è catturato dagli occhi color ambra del lupo, è desideroso di stabilire un contatto ma Francesca, abile veterinaria, lo ammonisce: «Devi avere pazienza. […] Impara ad aspettare, impara ad aspettarlo. Questa sarà la regola con lui».
E così Chris passa diversi giorni a spiare il lupo da una finestra senza uscire di casa. In lui si agitano vari sentimenti e il desiderio di potersi finalmente avvicinare. Per ingannare l’attesa chiede alla compagna di raccontargli di più sul lupo e così scopre che l’animale è cresciuto in un circo allevato da un domatore non sempre gentile, finché un giorno il lupo non si è ribellato mostrando l’affilata dentatura all’addestratore. Da allora il lupo ha smesso di mangiare. Sembra aver perso ogni interesse per la vita.
Anche lì, a casa loro, il lupo fa fatica ad ambientarsi, rifiuta il cibo dopo averlo annusato e apatico si rifugia in un angolino della gabbia, per la prima volta in tutta la sua carriera Francesca nutre dei dubbi di poterlo aiutare. Ha però un asso nella manica e una mattina, fingendo di dover uscire di corsa per un appuntamento, lascia a Chris il compito di preparare al lupo qualcosa da mangiare. Ma cosa? È così che Chris ha una prima simbiosi con il lupo che lo porta a chiedersi: «Cosa mangio io quando sono affamato» e per rispondersi mischia nella ciotola tutto quello che trova in frigo. Da quel primo incontro tra i due inizierà un rapporto che permetterà a Chris di superare vecchi traumi e tornare alla natura e al lupo di ritrovare la fiducia nell’uomo di cui prima aveva conosciuto solo la meschinità.
«Ora Chris e il lupo erano insieme, uniti come mai avrebbero creduto possibile, tra silenzi, discese e salite, attraversamenti di ghiaioni a strapiombo sull’abisso. Era questo l’unico sentiero sicuro, su un filo in equilibrio tra cielo e terra. Un sentiero lungo il quale Chris era diventato anche un po’ lupo».
L’equilibrista e il lupo è un racconto che ricorda a chi legge le regole della natura ben lontane dall’efficientismo richiestoci dalle metropoli. Chris e il lupo si aiutano leccandosi le ferite a vicenda in un percorso di crescita e cambiamento possibile grazie al rispetto di semplici regole: la fiducia, la pazienza e il recupero di un tempo circolare e lento che in natura permette la nascita di tutto.
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Nonostante le premesse iniziali però il racconto non raggiunge mai, a mio avviso, un picco. Come lo stesso Solinas commenta nell’intervista alla fine del libro: «Non tutte le montagne hanno una vetta» e forse è bello così, è il percorso che conta e penso la stessa regola valga per questo libro.
Per la prima foto, copyright: Joshua Earle su Unsplash.
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