“Noir Désir – Né vincitori né vinti” monografia di Sacha Naspini
Autore: Alessia MocciMar, 23/11/2010 - 11:29
“Noir Désir – Né vincitori né vinti” di Sacha Naspini, Gruppo Perdisa Editore
“Esistono in questo momento due grandi correnti, e noi non apparteniamo a nessuna delle due. Da una parte ci sono i gruppi che passano per i media: vengono dichiarati e si dichiarano rock, ma non fanno che del varietà, e del business. Dall’altra, ci sono quei gruppi che si accontentano di esistere ai margini, per un pubblico specializzato. Poi ci sono i Noir Désir, come un altro pianeta.”
Chiara e precisa l’affermazione di Bertrand Cantat come risposta al giornalista Hervé Moisan. Hervé, interessato dalla politica del gruppo Noir Désir e del loro particolare contratto con la Barclay per altri tre album, decise di intervistare il cantante e leader per riuscire a capire la differenza tra Noir e musica.
“Noir Désir – Né vincitori né vinti”, edito nel 2010 dalla casa editrice Gruppo Perdisa Editore, è una dettagliata monografia sulla band francese che dal 2003 ha suscitato lo scandalo generale in tutto il Mondo a causa della morte della moglie di Bertrand Cantat, Marie Trintignant. L’autore, Sacha Naspini, è un grande fan del gruppo, ed in un certo qual modo è stato come predestinato alla monografia da un’energia del tutto casuale iniziata durante l’adolescenza.
Sacha Naspini (Grosseto, 1976) ha esordito nel 2006 con il romanzo “L’ingrato” edito da Edizioni Effequ, segue sempre nel 2006 il tascabile “Il risultato” edito da edizioni Magnetica, nel 2007 ancora un romanzo “I sassi” edito da Edizioni il Foglio, nel 2009 il romanzo “Never alone” edito da edizioni Voras ed il romanzo breve “Cento per cento” edito nella collana Short-Cuts di Edizioni Historica, nel 2009 il romanzo “I cariolanti” edito da Elliot Edizioni.
“Noir Désir – Né vincitori né vinti” consta di nove capitoli, discografia e bibliografia. L’ottavo capitolo è un racconto scritto da Sacha nel 2008 intitolato “Des visages des figures” (titolo dell’ultimo album dei Noir Désir). Il percorso è superbamente illustrato da Ivana Stoyanova che riprende i volti dei protagonisti ma anche suggerimenti estetici di passione per la loro musica, una musica definita rock, ma rock alla Noir Désir. Il cordone ombelicale dell’autore nei confronti della band francese è ironicamente raccontato nel primo capitolo della monografia, nel quale Sacha ricorda i suoi anni da adolescente in un lungo flash back che vede come oggetto la ricostruzione della sua passione per i Noir Dez.
“I Noir Désir sono un gruppo anomalo per i canoni italiani della glassa superiore. Con un loro percorso – niente a che vedere con quei cantanti, quelle band che rifanno la stessa canzone per vent’anni, cavalcano l’onda dell’onda. Un percorso mica tanto bello, anche. A pensarci mi sa tanto di uno specchio stupendo, dalla cornice d’argento, che però al centro è stato toccato da un pugno, irrimediabilmente: ora da lì parte una ragnatela che ripete la tua immagine cento volte – lo specchio riflette lo stesso, ma in modo diverso, moltiplicando figure piccole in una rete di prospettive dove succede che se ti sposti di un passo, per un momento neanche ti ci riconosci più.”
E dopo una dichiarazione di rispetto e di amore artistico verso la band, l’autore si addentra all’interno del principio di tutto: degli inizi musicali di Bertand, il chitarrista Serge Teyssot-Gay ed il batterista Denis Barthe, dei primi concerti andati male, dei miscugli tra altri componenti, della piccola ascesa, della caparbietà contro le Major, della celebrazione di ogni canzone di ogni cd, del contratto con la Barclay, del successo mondiale, della morte della moglie di Bertand. È nel quinto capitolo che Sacha Naspini descrive, senza prender in causa il suo pensiero, i tragici fatti che portarono alla carcerazione del cantante. I Noir Désir perdono la luce, Bertrand dovrà stare in carcere dal 2003 al 2007. Tutto tace. Ottimo lo stile dell’autore che riesce a variare dal tono semi serio ironico colloquiale all’inchiesta e concisa descrizione dei fatti. “Noir Désir – Né vincitori né vinti” è realmente un libro che porta avanti un sentimento elevato verso la musica, verso i Noir Dez, verso la letteratura o tout court verso l’arte.
“Bertrand dirà di quei tempi: La scrittura era per me un terreno vergine, avevo tutto da scoprire. Un bisogno viscerale di esprimermi, e un’incredibile pretesa: credere di portare qualcosa di nuovo, qualcosa che non esisteva già.”
Chiara e precisa l’affermazione di Bertrand Cantat come risposta al giornalista Hervé Moisan. Hervé, interessato dalla politica del gruppo Noir Désir e del loro particolare contratto con la Barclay per altri tre album, decise di intervistare il cantante e leader per riuscire a capire la differenza tra Noir e musica.
“Noir Désir – Né vincitori né vinti”, edito nel 2010 dalla casa editrice Gruppo Perdisa Editore, è una dettagliata monografia sulla band francese che dal 2003 ha suscitato lo scandalo generale in tutto il Mondo a causa della morte della moglie di Bertrand Cantat, Marie Trintignant. L’autore, Sacha Naspini, è un grande fan del gruppo, ed in un certo qual modo è stato come predestinato alla monografia da un’energia del tutto casuale iniziata durante l’adolescenza.
Sacha Naspini (Grosseto, 1976) ha esordito nel 2006 con il romanzo “L’ingrato” edito da Edizioni Effequ, segue sempre nel 2006 il tascabile “Il risultato” edito da edizioni Magnetica, nel 2007 ancora un romanzo “I sassi” edito da Edizioni il Foglio, nel 2009 il romanzo “Never alone” edito da edizioni Voras ed il romanzo breve “Cento per cento” edito nella collana Short-Cuts di Edizioni Historica, nel 2009 il romanzo “I cariolanti” edito da Elliot Edizioni.
“Noir Désir – Né vincitori né vinti” consta di nove capitoli, discografia e bibliografia. L’ottavo capitolo è un racconto scritto da Sacha nel 2008 intitolato “Des visages des figures” (titolo dell’ultimo album dei Noir Désir). Il percorso è superbamente illustrato da Ivana Stoyanova che riprende i volti dei protagonisti ma anche suggerimenti estetici di passione per la loro musica, una musica definita rock, ma rock alla Noir Désir. Il cordone ombelicale dell’autore nei confronti della band francese è ironicamente raccontato nel primo capitolo della monografia, nel quale Sacha ricorda i suoi anni da adolescente in un lungo flash back che vede come oggetto la ricostruzione della sua passione per i Noir Dez.
“I Noir Désir sono un gruppo anomalo per i canoni italiani della glassa superiore. Con un loro percorso – niente a che vedere con quei cantanti, quelle band che rifanno la stessa canzone per vent’anni, cavalcano l’onda dell’onda. Un percorso mica tanto bello, anche. A pensarci mi sa tanto di uno specchio stupendo, dalla cornice d’argento, che però al centro è stato toccato da un pugno, irrimediabilmente: ora da lì parte una ragnatela che ripete la tua immagine cento volte – lo specchio riflette lo stesso, ma in modo diverso, moltiplicando figure piccole in una rete di prospettive dove succede che se ti sposti di un passo, per un momento neanche ti ci riconosci più.”
E dopo una dichiarazione di rispetto e di amore artistico verso la band, l’autore si addentra all’interno del principio di tutto: degli inizi musicali di Bertand, il chitarrista Serge Teyssot-Gay ed il batterista Denis Barthe, dei primi concerti andati male, dei miscugli tra altri componenti, della piccola ascesa, della caparbietà contro le Major, della celebrazione di ogni canzone di ogni cd, del contratto con la Barclay, del successo mondiale, della morte della moglie di Bertand. È nel quinto capitolo che Sacha Naspini descrive, senza prender in causa il suo pensiero, i tragici fatti che portarono alla carcerazione del cantante. I Noir Désir perdono la luce, Bertrand dovrà stare in carcere dal 2003 al 2007. Tutto tace. Ottimo lo stile dell’autore che riesce a variare dal tono semi serio ironico colloquiale all’inchiesta e concisa descrizione dei fatti. “Noir Désir – Né vincitori né vinti” è realmente un libro che porta avanti un sentimento elevato verso la musica, verso i Noir Dez, verso la letteratura o tout court verso l’arte.
“Bertrand dirà di quei tempi: La scrittura era per me un terreno vergine, avevo tutto da scoprire. Un bisogno viscerale di esprimermi, e un’incredibile pretesa: credere di portare qualcosa di nuovo, qualcosa che non esisteva già.”
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