New York e un passato che non si può ripetere. “Oggi è già domani” di Jarett Kobek
Un vivido ritratto della New York degli anni Ottanta e un mantra che ritorna: il passato non si può ripetere. Questi sono i due pilastri spazio-temporali su cui si fonda la costruzione di Oggi è già domani di Jarett Kobek, pubblicato da Fazi Editore nella traduzione di Enrica Budetta. Entro queste due coordinate si inscrivono le storie di due giovani, Baby e Adeline, che accompagniamo lungo un decennio, fino alle soglie dell’età adulta.
Baby è un ragazzo che scappa dal Wisconsin dopo la morte violenta dei genitori, ritrovati in casa senza vita in un bagno di sangue, ammazzatisi a vicenda. Approda a New York, in cerca di un’identità e di un luogo in cui vivere apertamente la sua omosessualità.Va dunque dall’unico conoscente che ha in questa caotica città, ignaro del fatto di ritrovarsi di fronte un eroinomane delinquente che, alla prima occasione, lo deruberà. A trarlo in salvo da questa situazione sarà lei, Adeline, una ragazza californiana trasferitasi a New York per studiare arte con l’obiettivo di diventare una fumettista. In realtà anche lei si ritrova lì in quanto in fuga da una vita asfissiante a contatto con una madre vedova, semi alcolizzata e depressa.Sarà Adeline stessa a essere poi contraccambiata e “salvata” da Baby, che la libererà dalle grinfie del violento fidanzato. Ecco dunque sancito un doppio legame con un comune denominatore (fuga-rifugio), un patto di “salvezza reciproca” che renderà la loro relazione speciale e indissolubile.
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Segue la rappresentazione delle avventure e delle sperimentazioni più disparate dei due protagonisti in quella che è la vita caleidoscopica di una New York immersa nelle droghe e nei cambiamenti sociali del tempo.Entriamo negli appartamenti della gente, nelle discoteche, nei club, nei parchi, dove c’è chi spaccia e chi vuole la rivoluzione, per le vie, dove non si sa chi si incontrerà, forse un tossico, un artista, o qualche pazzo. Entriamo nelle menti di Baby e Adeline, nel loro cervello annebbiato o eccitato dalle droghe, comprendiamo i loro sentimenti, le loro innumerevoli relazioni, le loro spinte più basse. Leggiamo la convulsione dei loro pensieri, seppure in terza persona. Scopriamo la violenza, gli omicidi commessi da loro conoscenti, le amicizie con altri giovani tanto intelligenti quanto rovinati, immersi nel mondo di clublandia. Ci viene offerto un interessantissimo spaccato culturale di quegli anni attraverso delle mini recensioni continue su film, libri, musica.E soprattutto viene lasciato ampio spazio alla loro amicizia, un legame più solido di quello familiare, qualcosa che il tempo non può scalfire.
Attraverso i dialoghi freschi e vivaci, Jarett Kobek ci lascia intuire che la loro sarà l’unica relazione duratura di tutto il romanzo. E se è vero che il passato non si può ripetere, nel senso che non si può tornare indietro e cambiare ciò che è stato, è anche vero che pure la loro amicizia entra a far parte di quel processo formativo e in qualche modo risignifica il passato.Se è vero che ciò li ha formati non è ormai mutabile, è anche vero che loro possono e devono farne qualcosa. Valorizzando la loro amicizia e inserendola come tassello fondamentale nel processo che li porterà a essere dei giovani adulti, impareranno a dare spazio a un anelito di luce in un mondo di relazioni fantasma e di inconsistenza di valori. Forse non tutto il passato è da buttare, sembra suggerirci Jarett Kobek, e in ogni caso può aiutare a trasfigurare nel futuro, a sublimarlo. Baby, che dall’essere nessuno si fa lentamente strada, comincia l’università e diventa uno scrittore noto, non è altro che l’esempio più lampante di tutto ciò.
A questo si aggiunge una puntuale disanima dei fatti storici accaduti in quegli anni, a partire dai Tompkins Square Park Riots, al crescente timore per la diffusione dell’AIDS e il primo bombardamento del World Trade Center. E, soprattutto, la descrizione di tipi umani rappresentativi di quegli anni, immersi nella caotica New York, che viene raffigurata con precisione, tanto che al lettore pare di visionare i luoghi descritti.
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Una scrittura rapida e concisa, che si perde solo in un talvolta eccesivo indugiare nella descrizione di film e libri. La narrazione, puntellata da dialoghi incalzanti, permette al lettore di scorrere le quasi seicento pagine del romanzo senza mai stancarsi. Oggi è già domani è un racconto frizzante e nervoso che ci mostra uno spaccato sulla generazione che ha vissuto gli anni Ottanta tra New York e la California. Jarett Kobek presenta un romanzo di formazione con la flessibilità e la modernità che caratterizzano la sua scrittura, lasciandoci intendere che, nonostante la sottile malinconia di una vita complicata e nonostante il passato non possa ripetersi, esso può, in una certa misura, essere risignificato e indirizzato verso il cambiamento.
Per la prima foto, copyright: Jenil Gogari su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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