“Nessuno ne parla” di Patricia Lockwood, quando la realtà irrompe nel virtuale
Nessuno ne parla (Mondadori, 2022 – traduzione di Manuela Faimali) è il primo romanzo di Patricia Lockwood, poetessa e saggista americana che si era già fatta notare con il memoir Priestdaddy (Mondadori, 2020 – traduzione di Manuela Faimali), in cui raccontava la sua insolita famiglia, capeggiata da un padre che, dopo essere stato pastore luterano, si è convertito al cattolicesimo, mantenendo però in via del tutto eccezionale la possibilità di continuare a vivere con moglie e figli. Finalista al Booker Prize 2021, il maggior premio letterario in lingua inglese, Nessuno ne parla ha avuto molto successo nel mondo anglosassone e ora arriva anche in traduzione italiana.
La protagonista, che narra le sue vicende in prima persona, è una regina dei social media, che in un mondo completamente allo sbando sia dal punto di vista economico, sia per la crisi climatica, oltre che dominato da un dittatore senza volto e senza nome, vive un’esistenza ormai più virtuale che reale. Ciò che conta non è tanto quello che accade nella sua vita quotidiana, ma tutto ciò che transita per il misterioso “portale” che raccoglie a ritmo vertiginoso le continue esternazioni di milioni di fruitori.
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La scrittura della Lockwood è frenetica e riesce a comunicare fin dalle prime pagine al lettore una sensazione di straniamento, perché è difficile seguirne il ritmo forsennato e non perdere il filo dei complessi percorsi mentali della protagonista, che cambia in continuazione l’oggetto delle sue riflessioni, spostandosi dai testi e dalle immagini che compaiono in rete ai ricordi delle esperienze reali che la donna vive qua e là per il mondo, quando entra occasionalmente in contatto con coloro che la seguono nel portale.
Un giorno, però, accade qualcosa che fa passare in secondo piano tutta questa complessa vertigine comunicativa, costringendo la narratrice ad affrontare bruscamente una realtà terribile e del tutto inaspettata: si ritrova a stretto contatto con il dolore dei suoi familiari e con il senso d’impotenza che nasce di fronte a un fatto inspiegabile, ma destinato a cambiare molte vite.
Al mondo virtuale e ai suoi contatti fittizi si sostituiscono perciò giorni vissuti in reparti ospedalieri popolati da medici, infermieri e pazienti in carne e ossa, con tutto il loro carico di sofferenze, alla continua ricerca di un equilibrio tra verdetti senza appello e speranze di miglioramento che riescono, nonostante tutto, a farsi strada con ostinazione nei pensieri di chi soffre e di chi vede gli altri soffrire. Il successo in rete, i fan adoranti perdono qualsiasi importanza di fronte al dramma della nascita di una bimba destinata a non sopravvivere perché afflitta da una rara malattia: una di quelle cose di cui “nessuno ne parla” perché in contrasto con le costruzioni virtuali in cui tutti noi siamo sempre più immersi, anche quando non facciamo parte dei costruttori più attivi, ma che troppo spesso c’illudono di vivere in un mondo profondamente diverso da quello reale e concreto che ci circonda, fino a farci perdere di vista i nostri obiettivi primari.
Proprio negli ultimi due anni, del resto, anche chi non è un frequentatore assiduo dei social è venuto maggiormente in contatto con fatti e misfatti della rete, scoprendo di persona quanto sia difficile, a volte, districarsi nella mole spaventosa di notizie che circolano alla ricerca della verità.
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La lettura di Nessuno ne parla non è quindi né facile né immediata, ma una volta compresa la sua struttura e i meccanismi che agiscono nel romanzo è facile restare catturati dalla scrittura insolita e travolgente di Patricia Lockwood.
Per la prima foto, copyright: julien Tromeur su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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